lunedì 31 dicembre 2012

Sessantotto passi e mezzo

Incontro del 24 dicembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il passare del tempo e l'invisibile dramma murato nel corpo di ciascuno.
Giorgio Cesati Cassin, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
L’aria è uggiosa e invernale e un freddo tagliente ha investito la città. Azalen e Simone sono puntuali e assieme a Giorgio Cesati Cassin varcano senza intoppi le “forche caudine”, ma non prima di avere ricevuto la ramanzina dell’addetto ai controlli per le tasche tintinnanti che “rubano tempo”. All’arrivo li attende la notizia che Lozio è andato via e che Speedy Gonzales ha ottenuto i domiciliari; un velo di malinconia per non averli potuti salutare coglie Azalen, mischiato alla gioia di apprendere che per loro una triste avventura si è conclusa. Simone legge il resoconto che contiene un riferimento al modo di camminare dei detenuti in cortile all’aria. Si scusa per questo breve inserto documentaristico, ma spiega di essere rimasto colpito e di avere deciso di registrarlo. Iena e un altro partecipante rispondono che sono sessantotto passi e mezzo per l’intero giro, soggiungendo che la medesima scena si svolge alla stessa ora e nello stesso modo in tutte le carceri d’Italia. Il richiamo alla battaglia civile di Marco Pannella dà luogo a un breve dibattito sulla mancata adesione dei detenuti del sesto allo sciopero del carrello, effettuato in tutti gli altri reparti. "E’ mancata un’occasione per unirsi e lanciare un segnale, viene confermata la pessima immagine del sesto , per una cultura carceraria che è dura a morire e che contraddistingue alcune strutture", sostiene Iena, ma alcuni partecipanti replicano che per i detenuti che vivono di carrello lo sciopero della fame è più duro. 


lunedì 24 dicembre 2012

Lettera sulla felicità di Epicuro letta in carcere

Incontro del 17 dicembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
L'ossimoro del parlare di ricerca della felicità in Carcere.
Giorgio Cesati Cassin, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti e un liberante.
Oggi un freddo polare avviluppa la città. In via degli Olivetani Azalen e Simone scorgono da lontano Giorgio Cesati Cassin che li attende (hanno un ritardo.. non proprio accademico!). Varcato il portone, dopo il rituale intoppo in "matricola", per l’autorizzazione che non si trovava, passano vittoriosamente i controlli e salgono al sesto. La stanzetta fredda, forse per l’ampia vetrata che guarda il cortile, è subito attrezzata dal solerte bibliotecario. Fuori dalla finestra lo spoglio cortile trapezoidale, delimitato da alte pareti di cemento armato, offre lo spettacolo quotidiano dell'aria: i detenuti sciamano in piccoli gruppetti di tre o quattro, procedendo tutti circolarmente nella stessa direzione e alla stessa velocità di marcia. Dopo alcuni minuti, i partecipanti arrivano, alla spicciolata, come  sempre. Entra Bomber che fa il gesto di nascondersi perché non è liberante come ci aveva anticipato, lo segue Lozio che, con tono canzonatorio gli ricorda di averlo messo sull’avviso, raccomandandogli di non spifferare di essere liberante senza possederne la certezza; i due improvvisano un piccolo teatrino, nell’ilarità generale (vedi il precedente incontro). Simone esordisce ricordando la battaglia di Marco Pannella determinato a non abbandonare lo sciopero della fame e della sete (intrapreso da sei giorni) per attirare l’attenzione dei rappresentanti del governo sul disumano sistema carcerario del nostro paese. Tutti i partecipanti applaudono e ringraziano Pannella per la sua vicinanza. Poi Simone propone a Lozio di leggere il resoconto dell’ultimo incontro e prende nota di alcune correzioni, suggerite da Iena per chiarire alcuni passaggi del testo. Terminata la lettura, entra Speedy Gonzales scusandosi e chiedendo di potere leggere a sua volta il resoconto. Simone, proposto il tema della ricerca della felicità, legge la famosa lettera di Epicuro rivolta a Meneceo.

Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la ricerca della felicità”, 


lunedì 17 dicembre 2012

I colori dell'amore

Incontro del 10 dicembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Divagazioni su incontri e solitudine.
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti e un liberante.
Oggi il sole dardeggia da un mosaico di piccole nuvole, qualche rimasuglio di neve sbianca i bordi non calpestati dei marciapiedi. Al sesto c’è un nuovo bibliotecario che si affretta a avvisare del nostro arrivo, mentre Animabella sgombra la stanzetta e porta una pila di sedie disponendole in cerchio. Simone ha da poco iniziato la lettura del resoconto, in parte sovrastata dal vocio del corridoio, quando sopraggiungono dall’aria un partecipante e Lozio al quale Azalen chiede, (possiede una chiara voce tenorile), di proseguire a leggere. Simone chiede qualche opinione sull’incontro e Lozio si dichiara in accordo con le tesi di Marco Cesati sulle coincidenze significative, mentre un altro partecipante soggiunge di essere stato colpito dal duetto tra padre e figlio e di essersi riconosciuto, "sono stato male sul momento, in cella ho pianto, ma poi mi ha fatto bene", osserva. Azalen annuncia che il tema sarà la solitudine e invita Lozio a leggere un racconto tratto da una raccolta a cura di Marco Romanelli, intitolata I colori dell’amore, Edisco Editrice.

lunedì 10 dicembre 2012

Il caso esiste?

Incontro del 3 dicembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Marco Cesati Cassin presenta Non siamo qui per caso.
Marco Cesati CassinGiorgio Cesati Cassin, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi, dopo una settimana di pioggia fitta e penetrante, la coltre di nuvole grigie si è allontanata scoprendo un cielo limpido. Azalen e Simone sono puntuali, al bar incontrano Marco Cesati Cassin che immediatamente riconoscono: statura da corazziere, chioma ricciuta (leonina) e due melanconici occhi azzurri; i modi sono a un tempo garbati e energici. Poco dopo sopraggiunge Giorgio Cesati Cassin, il padre di Marco. Espletate le procedure burocratiche, non senza qualche intoppo , si giunge al sesto. Simone, letto il resoconto, cede la parola a Marco Cesati, autore di: Non siamo qui per caso, edito da Sperling e Kupfer. Il caso non esiste, sostiene l’autore, narrando le sorprendenti coincidenze riportate nel suo libro, esplicative di trame destinali preformate. “Le coincidenze sono lampioni che si accendono su quel viale alberato oscuro e ombroso che è il nostro Destino” scrive, distinguendo tra destino, come insieme di eventi, ordinato e armonico e fato, imprevedibile e arbitrario. La tesi di fondo è che non è il caso cieco e capriccioso il regista delle vicende umane, ma un piano o programma che opera infaticabilmente trascendendoci e comunicando con noi attraverso segnali misteriosi che Jung chiama coincidenze significative, cioè attimi sospesi in cui il caos dell’esistenza si rischiara, per guidarci verso la nostra meta.. 

venerdì 7 dicembre 2012

Prigionieri della libertà

Giorgio Cesati Cassin indirizza una lettera alla referente del progetto Libroforum, raccontando l'esperienza del suo incontro al sesto reparto di San Vittore del 1 ottobre 2012.

Cara Azalen,

l'esperienza che ho vissuto nell'incontrare quegli uomini privi della libertà mi ha profondamente commosso e segnato. Sono bastate poche frasi scambiate con loro perchè tramigrassi dall' universo carcerario ad un altro universo dissimile e opposto. Nella piccola stanza che a stento ci ospitava, col trascorrere del tempo sempre più prendeva forma un ossimoro; prigionieri della libertà. 


Nessuno era più vincolato moralmente e fisicamente alle pietre della Legge e si allontanava quel sentimento che l'uomo difficilmente sopporta, la pietà. Come dice Georges Bernanos, diffidate della pietà che esalta sentimenti piuttosto vili, un prurito di tutte le piaghe dell'anima. Si realizzava invece quella che Pontiggia chiama L'arte della fuga, infinite variazioni intorno a un tema, e qui a San Vittore era come se tutti noi mentissimo, per legge, obbligati a farlo, ma non coscienti di farlo.
Una prova sconvolgente. La conversazione sconfinava in una sequenza di frammenti autonomi che ignorando il tema principale "siamo chiusi qui dentro", si sostituiva ai nessi convenzionali di tempo e di spazio e dava origine a una rete di associazioni fantastiche che con movimenti anterogradi non ritornavano al tema principale ma sempre più se ne allontanavano; una vera fuga in avanti, insomma. Uno scambio conversazionale intenso e originale. Tema dominante la scrittura terapeutica, che libera dalle sofferenze, dove ricordi angoscianti si spogliano per passare dall'universo della tragedia all'universo della prosa, più accomodante. La mia è stata un'esperienza corroborante, una iniezione, che dico, una flebo vitaminica offertami da un uditorio attento, partecipe, con le poesie di Cortez e di Giacomo e coi racconti di Roman. Grazie ancora Azalen e Simone e spero di poter ripetere l'esperienza. Un abbraccio Giorgio


giovedì 6 dicembre 2012

Signore dell'Universo

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Signore dell'Universo
di Giocadinuovo

Signore dell'Universo
so che mi sono perso
ma il tuo cuore è immenso
ti imploro proteggi
la mia famiglia
non fare che bruci come paglia
in questo mondo è facile 
che si sbaglia
ma tu con le tue parole
dacci forza e sostanza
per una buona appartenenza
facci vivere con le tue regole
nel giusto e fa' sì
che con le nostre
preghiere torni tutto a posto
fa' sì che diventi onesto
e che dal mio cuore
esca solo puro amore
ti ringrazio e ti lodo
davanti a te non posso far altro che mettermi
                                                     a nudo

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

mercoledì 5 dicembre 2012

Mediazione: Lo Zen il tiro con l'arco

Lo Zen e il tiro con l'arco - L'arte del silenzio nel processo di Mediazione.
di Azalen Tomaselli 

L’arte del mediatore è analogica, sta in relazione con il tiro con l’arco, una pratica Zen che porta l’allievo al pieno dominio di sé. E’ attraverso questa disciplina interiore che il mediatore apprende a liberarsi da quelle visioni pre-formate, da quei pre-giudizi che, se mal orientati, precludono una reale adesione alle cose.

Ma è il silenzio il reale canale per fare fluire emozioni e per permettere ai vissuti di affiorare. Il mediatore deve sapere orchestrare e trovare la parola geometrica, la parola essenziale, umilmente distillata dall’ingorgo emotivo e in contatto profondo con la propria e altrui interiorità, una parola che si accorda con il silenzio e “lo ascolta”.


lunedì 3 dicembre 2012

Le persone che ci circondano

Incontro del 19 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Iginia Busisi Scaglia parla delle persone che hanno circondato la nostra vita.
Iginia Busisi Scaglia, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi il cielo è grigio e una fitta pioggia riga la città, ticchettando allegramente sul tappeto di foglie autunnali. Azalen e Simone arrivano trafelati, e scorgono Iginia Busisi sotto l’ombrello, insieme, varcano il pesante portone. Al Sesto, dove ormai trucco e parrucco ha preso possesso della cella più capiente, li dirottano verso la stanzetta, dove Animabella si affretta a disporre le sedie in cerchio. Qui viene loro incontro sorridente Lozio, annunziando la sua disavventura (un granchio preso dal suo legale che gli aveva comunicato una data diversa di scadenza dei termini di detenzione). E’ grande il piacere di vedere una colonna del gruppo ancora lì, Azalen e Simone scherzano sul fatto che sono contenti che ancora per qualche tempo non sia liberante. Simone legge il resoconto e di seguito la lettera scritta da Giorgio Cesati per i detenuti. I primi a parlare riconoscono che è la verità quella trasmessa, anche se dura; Giocadinuovo nota che Giorgio Cesati è uno di quelli che durante gli incontri “si mostrava molto vicino a noi e si metteva al nostro livello, cercava di toglierci quella sofferenza”. Lozio augura che in futuro possano essere "più oro e meno minerali", parafrasando un passaggio del testo in cui si paragonano le persone in carcere a dei minerali, a oggetti inanimati. Ma Giorgio riferisce quella sensazione anche a se stesso, la sua è una denuncia vibrante della condizione disumana derivata dalla privazione della libertà, privazione che lui estende a tutte le prigionie e alle gabbie mentali dentro le quali si sopprime ogni impulso vitale. Inoltre, punta lo sguardo sull’angoscia dell’immobilità (del pensiero e dell’azione), che tocca coloro che sono forzatamente chiusi in spazi angusti mostrando come possa combattersi attraverso la scrittura, antidoto al veleno dell’oblio.


mercoledì 28 novembre 2012

Perché tutti scrivono e pochi leggono?

Riflessioni sulla condizione dei detenuti del sesto secondo di San Vittore
di Giorgio Cesati Cassin

Mi sono chiesto perché oggi tutti scrivono e pochi leggono. Una risposta precisa non l’ho trovata, però sono giunto ad alcune conclusioni che mi appaiono accettabili. Da accanito lettore ho un po’ scoperto l’acqua calda; scrivere, come dipingere e infinite altre attività creative, hanno dei fini individuabili, per esempio quello di lasciare un segno della propria esistenza, ma anche altri. Più i tempi sono confusi e caotici, più sembra corroborarsi la voglia di emergere, di farsi notare, di uscire da una insopportabile anonimità. Poco importa che io legga, più importante è che gli altri mi leggano, adesso e poi anche dopo. Scrivere è terapeutico, cura le nostre nevrosi, a volte i risultati sono ottimi, altre no, quasi ci fosse una conclamata farmaco resistenza. Qualcuno potrà dirmi che non tutti scrivono. Lapalissiano, non tutti sono ammalati, una cospicua parte dell’umanità non lo è, soprattutto non tutti soffrono della stessa malattia. 


lunedì 26 novembre 2012

Makiguchi e la ricerca della felicità

Incontro del 19 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Antonio Mercurio presenta la raccolta Lunaria, parlando di Soka Gakkai, karma e buddhità.
Antonio Mercurio, Giorgio Cesati Cassin, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti e un liberante.
Oggi il cielo è una volta azzurra e luminosa, novembre ha disteso un tappeto di foglie gialle e arancione lungo i viali della città. Al sesto siamo indirizzati verso la stanzetta, perché la cella ospita il corso di trucco e parrucco. Simone, giunto in ritardo, è accolto con un applauso. Legge il resoconto concludendolo con le parole dedicate da Alda Merini alle detenute di San Vittore. Sono parole dolenti che offrono il primo  spunto per la discussione, in particolar modo una frase colpisce i partecipanti: "..e forse la durezza delle leggi non potrà nulla contro la speranza che c’è in ognuno di noi.." Giorgio Cesati osserva, paragonandolo al dolore che, in base al pensiero della poetessa, dà nuova linfa alle nuove generazioni, che anche il chicco di grano nel momento in cui muore dà frutto e nutrimento alla pianta che germoglia. Mattia risponde con un moto trattenuto di ribellione: "Qua dentro la speranza è la voglia di cambiare". Il dialogo s’intreccia e si anima: per Simone quella della poetessa non è retorica perché il dolore è parte integrante della costruzione di una vita e serve anche per produrre esperienza. Giorgio che ha parlato del libro del figlio Marco, Non siamo qui per caso, avverte che bisogna interpretare tutte le coincidenze spiacevoli che ci capitano per trarne un significato. Replica Mattia sostenendo che il dolore più che veicolo di speranza è parte della vita e si dovrebbe trasformare in esperienza: "Siamo in un carcere, e ogni forma di imposizione non lascia spazio alla speranza. Io preferisco concretizzare, pensando alle pene che ho dato e ho ricevuto in una vita, nello stesso tempo ho un passato (negativo, non cronologico), non rinnego io il passato, lo considero negativo e non lo rinnego, lo metto nello zainetto". 


lunedì 19 novembre 2012

Via Padova mon amour

Incontro del 12 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Federico Riccardo Chendi presenta Sparami, parlando di Vallanzasca e ligera.
Federico Riccardo Chendi, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Quando Azalen e Simone arrivano trafelati (Azalen è in ritardo!), lo vedono, Federico Chendi, seduto sul tognolino, dirimpetto al bar. Sulla faccia ha una calma olimpica e sta leggendo. Sorride a Azalen che farfuglia qualche parola di scusa. Ha portato una sporta piena di libri. Facciamo una sosta al bar. Poi si entra per le solite formalità, con un rapido passaggio dall’ufficio degli educatori, alla ricerca del permesso che non si trova. Ormai su al sesto il clima è cordiale, Anima bella suona la chitarra e improvvisa la colonna sonora dell’incontro. Dopo la rituale lettura del resoconto da parte di Simone, è Federico a presentarsi: "Non sono uno scrittore", afferma quasi a mo’ di scuse. Poi racconta della sua attività principale, la gestione di un bar nella "tristemente nota" via Padova, dove incontra gente interessante, e dove, quando la notte rientra a casa, qualche scheggia rimasta dentro diventa materia dei suoi racconti, "ma è una cosa chiusa", soggiunge. Ha lavorato per le case editrici, come editor, ha confidenza con i libri. Lozio gli chiede se sia più bello leggere o scrivere. Federico senza dubbi risponde che è certamente più bello scrivere, poi accenna alla difficoltà di capire quando la storia si conclude, come per un quadro, il pittore deve sapere quando deporre i pennelli. 


Dal vostro dolore nascerà letizia

Componimento di prosa poetica di Alda Merini dedicato ai detenuti di San Vittore.

E' bello quando un uomo riesce a trovare e a creare Poesia in un luogo di detenzione che io chiamo prigione.
Ma l'uomo non deve dimenticare che vive nella prigione del suo corpo e dei suoi pensieri.
Quindi anche il detenuto ha diritto al suo spazio di libertà e alla sua anima. Forse il giudizio degli uomini non è altro che un giudizio divino perché l'uomo affini e colmi la sua spiritualità, e forse la durezza delle leggi potrà nulla contro la speranza che c'è in ognuno di noi.
Siate benedetti Voi che riuscite a cantare la sacralità delle prigioni, pensate a quanti fiori di preghiera possono nascere dal vostro labbro, e che ci sono fiori bellissimi che vivono avvinghiati ad una sbarra. Forse qualcuno morirà dietro queste sbarre ma comunque il dolore è una grande semina, e se non servirà a voi servirà alle nuove generazioni che dal Vostro dolore faranno nascere nuova letizia. 


Alda Merini

da Vigilando il lavoro dell'orologio, a cura di Silvana Ceruti Ed. La vita felice.

mercoledì 14 novembre 2012

Che cos'è la mediazione dei conflitti

Brevi note sulla mediazione dei conflitti
di Azalen Tomaselli 

Mi sono avvicinata alla mediazione per caso. Carl Gustav Jung parla di sincronicità, alludendo alle significative coincidenze che traggono origine dagli archetipi dell’inconscio collettivo e a quei fatti e a quei fenomeni che non si spiegano con la causalità che proprio per questo acquistano un senso profondo. Lo spirito vive di fini, sosteneva, confutando il casualismo di Freud. Non si possono pertanto capire la psiche e i suoi indecifrabili sentieri con una logica.. scientifica! Non so perché mi venga in mente questa disputa che poi avrebbe portato alla frattura tra Jung e Freud. Ma anch’io ritengo che le vite umane siano regolate dalla acausalità e che certi accadimenti siano necessari in un senso altro, rispetto alla oggettiva relazione di causa effetto. Data questa premessa, spero di generare altre curiose connessioni proponendo un tema non molto conosciuto, quello della mediazione penale. L’incontro con la mediazione è stato, come ho detto, occasionale e per queste ragioni più significativo, oggi riveste per me un grande interesse. Cercherò con queste brevi note di esprimere un mio punto di vista che possa stimolare a approfondire l’argomento, soprattutto, chi sia vittima di qualche fatto che ha procurato sofferenza, disagio, domande che sono rimaste senza risposta. Quando ci accade qualcosa di spiacevole o di drammatico la domanda che risuona dentro di noi come un mantra è: perché proprio a me? 
Il bisogno di ottenere una risposta si appropria tirannicamente dei nostri pensieri e ci impedisce di archiviare l’esperienza dolorosa.


lunedì 12 novembre 2012

Padre, se anche tu non fossi il mio...

Incontro del 5 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Al Sesto Secondo si discute della difficoltà di essere padri e di essere figli.
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi è bello a Milano. il cielo azzurro è attraversato da poche nuvole leggere. Simone e Azalen arrivano puntuali all’appuntamento. Attraversato il cancello, vengono trattenuti dagli agenti nell’ampio corridoio del sesto reparto perché la stretta scala è impegnata dai detenuti che si recano all’aria. Molti di loro sono africani, nessuno del Libroforum ha preferito godere di questi ultimi scampoli di sole autunnale, infatti il gruppo è numeroso e il giro delle sedie più ampio del solito. C’è anche Animabella che prende subito la chitarra e inizia a cavarne qualche nota melanconica. Simone invita Cortez a spiegare in breve a a un nuovo partecipante cosa sia il Libroforum, poi legge come d’abitudine il resoconto dello scorso incontro, in sottofondo le note di Animabella. Oggi non c’è l’autore per un fraintendimento che ha fatto saltare l’incontro e Simone sceglie una prima poesia tratta da una collana di tascabili Bompiani distribuiti dall’Espresso, invitando Giocadinuovo a cimentarsi nella recitazione del testo. E’ Lasciatemi divertire di Aldo Palazzeschi. I commenti piovono subito perché non sfugge il senso di queste parole in libertà. Sembra anzi che il testo sia suggestivo e orienti le risposte rapide e immediate. Qualcuno osserva è il gusto di giocare con le parole che sembra ridicolo.


domenica 11 novembre 2012

Preghiera di Lozio

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

A conclusione dell'incontro del 22 ottobre 2012 a San Vittore, Iginia Busisi Scaglia ha chiesto ai partecipanti di scrivere una preghiera. A seguire la preghiera di Lozio.

Preghiera: Fino a quando
di Lozio


Stanco di voli inutili
Refusi giochi di un bambino dal cuore puro
Con gli occhi umidi di lacrime mai sgorgate

Ti chiedo, o Padre, di rivolgere
Il tuo benevolo sguardo su di noi
E come l’acqua mescolata al vino

Ti prego di mescere il tuo spirito
Alla nostra vita affinché lenisca
Il dolore di questo nostro incedere …

Fino a quando Padre permetterai
Alla lancia di trafiggere le mie carni?

Padre misericordioso abbi pietà della mia anima
Vedi che la mia aridità scaturisce dubbi
E le mie pupille sono avide del Tuo amore!


* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

giovedì 8 novembre 2012

Preghiere di Giocadinuovo

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

A conclusione dell'incontro del 22 ottobre 2012 a San Vittore, Iginia Busisi Scaglia ha chiesto ai partecipanti di scrivere una preghiera. Questa preghiera non era da indirizzare necessariamente a Dio, non tutti i partecipanti all'attività sono religiosi. E nonostante questo Iginia ha voluto sottolineare il valore liberatorio della preghiera, anche per chi non crede.

A seguire due preghiere proposte da Giocadinuovo:


Preghiera
di Giocadinuovo

Ti prego o Signore
Non ti vedo ma ti sento
Tu hai creato me e io ora voglio te
Il desiderio di raggiungerti è
Immenso e quindi prego e ti penso

Anche in questo dolore ti
Ringrazio donami la forza
Di allontanare il male e
La presunzione dammi la prudenza

Creatore dell’umanità se ti ho dentro
Avrò la vera libertà

Amen (grazie)


Preghiera
di Giocadinuovo

Vasaria tu che sei il mio custode
indirizzami sulla retta via
allontanami da pensieri sleali
allontanami da strane mode
e avvicinami al gregge dei leali

proteggi i miei pensieri sani
da quelli malvagi, queste per te
sono le mie parole, fa che in me
diventino di vita regole

Amen (grazie)


* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

mercoledì 7 novembre 2012

Mediazione Penale: Liberante inaugura una nuova sezione

Liberante inaugura una nuova sezione dedicata alla mediazione penale: Mediazione. Con l'obiettivo di offrire informazioni sulla mediazione dei conflitti, sulla sua normativa, un elenco di alcuni uffici di mediazione italiani e una lista delle principali risorse online sull'argomento.
E' anche possibile leggere degli articoli inediti su questa procedura accedendo al relativo label: Mediazione.

martedì 6 novembre 2012

Kafka e le sue lettere alla bambola viaggiatrice

Incontro del 29 ottobre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Franz Kafka tra lettere scritte a bambole smarrite e racconti sull'ostruzionismo del potere
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi una corrente di aria fredda avvolge Milano. Il cielo è limpido, sgombro di nuvole. Ormai la stanzetta è sostituita dalla cella sgombra, unico arredo del passato: due tristi pensili arancione. Azalen e Simone con la chitarra attendono i detenuti. Arrivano, come al solito alla spicciolata. Simone legge il resoconto del precedente incontro, ormai diventato la storia del gruppo, mentre Azalen cerca di registrare nell’espressione dei presenti il consenso agli interventi e alle parole riportate. Dopo qualche commento sul resoconto, Simone inizia proponendo Io sono Dio di Mauro Righi (www.maurorighi.it), un poeta già venuto a San Vittore a un incontro del Libroforum al terzo raggio. Il testo, dichiaratamente provocatorio, è una gustosa caricatura della presuntuosa e puerile onnipotenza della società di oggi in cui il Dio di turno come uno tsunami plasma un mondo a sua immagine e somiglianza. Un mondo abitato da uomini senza capelli e da donne con scarpe in "plessiglass" e con tacco 15, dove un Dio annoiato gioca a monopoli con le inutili esistenze e per ingannare il tedio mette le montagne al posto del mare. "E’ un malato mentale", il primo commento a caldo di Roman. Simone riscontra nella poesia un gusto gaberiano, poi per entrare nel vivo e introdurre l'autore di cui si parlerà oggi, propone in seconda battuta un frammento tratto da Follie di Brooklin di Paul Auster , in cui si parla degli ultimi mesi della vita di Franz Kafka


mercoledì 31 ottobre 2012

Astronave

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Durante l'incontro del 22 ottobre 2012 a San Vittore abbiamo letto la poesia L'astronave della poetessa Iginia Busisi Scaglia. Iena, uno dei partecipanti del Libroforum, ha scritto estemporaneamente una sua versione della lirica. 



L'astronave (originale)
di Iginia Busisi Scaglia

Volando
e sfondando
l’infinito
nelle lamiere
della mia astronave
colgo

Il mio cercare



L'astronave
di Iena

Volando e sfondando l’infinito
Con la mia astronave
Nell’urlo agghiacciante
Delle lamiere lacerate
Dal tremendo cozzo
Colgo il mio cercare

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

lunedì 29 ottobre 2012

Pace e Poesia

Incontro del 22 ottobre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Iginia Busisi Scaglia presenta alcune sue poesie tratte da Sfogliando un girasole
Iginia Busisi Scaglia, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi Milano si sveglia sotto un sole tiepido che dardeggia sulla città. Molti partecipanti sono all’aria per godere di quest’ultimo scampolo di tepore estivo.. Di turno c’è Iginia Busisi Scaglia. Al sesto secondo ci attende una cella vuota perché la “stanzetta” è occupata. Sotto il nostro sguardo ci sono pareti scrostate, una porta che dà sulla latrina, una finestra con sbarre e in un angolo alcune sedie impilate che i partecipanti si affrettano a disporre in cerchio. Un agente avverte che gli altri corsisti hanno preferito andare all’aria. Iginia consegna i fogli spillati con le sue poesie. La sua bella voce introduce il tema della calma e della serenità che contrasta con lo squallore e la miseria della cella vuota e con le facce tristi del gruppo riunito. La ricerca della pace è un’aspirazione che ci accomuna, esordisce la poetessa, le stesse religioni il buddismo, i monaci tibetani, l’induismo, i benedettini aspirano ciascuno a proprio modo alla pace perfetta. Perché in ogni cuore con il bene c’è una continua ricerca di pace e infinito; anche nelle tribù primitive c’è un feticcio, un totem, un’aspirazione a un non finito che non vediamo ma di cui intuiamo l’esistenza. La lettura de L’Infinito di Leopardi e di una sua lirica intitolata Infinitino, fa da corollario alle sue parole semplici: 

Sempre cara mi fu questa finestra che lascia andar per tetti gli occhi miei/ e questo muro che per una parte/ nasconde le immondizie nel cortile/ e questo cielo che non cambia mai/ perché il fumo lo rende sempre uguale … 


mercoledì 24 ottobre 2012

I nostri deliri

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

I nostri deliri
di Giocadinuovo

I nostri deliri derivano da strani pensieri / fortunatamente siamo i padroni della nostra mente / e a sforzarci ne usciamo serenamente.
Abbiamo troppi vizzi forse dovuti a pregiudizi / Noi molto attaccati a pezzi di carta colorati / Ma donare un sorriso ci rende soddisfatti / Spesso distruggiamo patti da noi stessi fatti / Rischiando di provocare dolore / di Tradire quel vecchio nostro onore.

Facendo tradimenti da solo ti penti / e trovi dolore nei tuoi sentimenti / A enormi preoccupazioni degli avvenimenti / sono bruttissime le sensazioni che senti.

Intelligenza non può essere paragonata alla sapienza / quest’ultima si addice più a tolleranza / ma bisogna sempre avere prudenza e pazienza.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

lunedì 22 ottobre 2012

Vivendo la galera nella galera di se stessi

Incontro del 15 ottobre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Quello che non ci uccide ci rafforza?
Azalen Tomaselli e Giorgio Cesati Cassin con i detenuti
Piove a Milano. Una pioggia fitta che comunica malinconia. Oggi al bar Giorgio Cesati ha già pagato un caffè, c’è il solito via vai di facce ormai conosciute. Ci si avvia varcando la trafila di cancelli. Nuovi partecipanti si sono aggiunti al gruppo del Libroforum. Dopo una breve presentazione Azalen chiede a Giorgio di leggere le riflessioni di Pier Luigi Bonora: una divagazione sulla passione per la radio per suggerire la sintonia emotiva che Pier Luigi ha provato nell’incontro del Libroforum: ”l’immenso piacere di cercare di sintonizzare la frequenza dell’emittente con i vibranti recettori.. raggiungere la stessa vibrazione e unire in spirito e in volontà l’arte, l’umanità, il pensiero dell’emittente e del recettore..” dice il testo che si conclude con una poesia indirizzata agli “amici” di San Vittore... Segue la solita lettura del resoconto dell’incontro precedente con la domanda rituale su eventuali rettifiche. Giocadinuovo ha con sé un foglio con le sue parole a stampatello che legge: sono pensieri che mitragliano, incisivi e scanditi, per aprire una breccia.. E’ lui che richiama la inutilità del conflitto tra cristiani e mussulmani . Sostiene che è pericoloso usare l’ideologia per esercitare un dominio e parla della comune radice delle religioni. Il dissidio nasce dall’uso di una parola, aggiunge, dal fatto di dire recitando le preghiere “Padre nostro” piuttosto che “Signore nostro”. Giorgio a proposito del fondamentalismo come deriva e degenerazione di un confronto tra posizioni diverse, parla dell’equilibrio che ognuno dovrebbe raggiungere tra il Peter Pan che è in lui, il desiderio di giocare e lasciarsi guidare dai sogni e dalla fantasia, e la saggezza che porta a usare la ragione per capire cose profonde. Un partecipante parla della presenza ingombrante del fanciullo dentro ciascuno e cita le favole di Alba Marcoli. Poi uno dei nuovi, Mattia cita una frase di Nietzsche: Ciò che non mi uccide mi rafforza


lunedì 15 ottobre 2012

Il piacere della fantasia

Incontro del 1 ottobre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Giorgio Cesati Cassin presenta Fumo dagli occhi
Giorgio Cesati Cassin, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi a San Vittore ritorna Giorgio Cesati. La giornata è grigia e autunnale con un groviglio di nuvole che attraversano il cielo. Al bar Giorgio è seduto in attesa delle due chiacchiere che si scambiano prima di entrare. Poi ci si avvia e si percorre l’atrio e i corridoi. La stanzetta è vuota al sesto secondo, dopo alcuni minuti, arrivano solo quattro partecipanti, sono tutti all’aria, ci annuncia il bibliotecario con un certo imbarazzo.

giovedì 4 ottobre 2012

Considerazioni di Pier Luigi Bonora

Incontro del 23 luglio, 2012 Milano Casa circondariale San Vittore
Pier Luigi Bonora scrive dell'incontro con i detenuti (vai QUI per il resoconto)
La mia passione per la radio ha origini remote, risalenti alla mia infanzia. Nel 1943 i tedeschi, avuto sentore della abitudine dei miei di ascoltare Radio Londra, ci requisirono quel meraviglioso mobile in radica che mi regalava voci suoni e musiche…Il mio primo amore, Alida Valli, cantava “ma l’amore no, l’amore mio non può…” Nel primo dopo guerra, con una nuova, più modesta radio, apprendevo i rudimenti della musica classica, lirica e jazz. Trovaioli suonava Rapsody in Blue dalla Basilica di Marcello a Roma, ed io ero estasiato. Ma poi, rovistando in soffitta, cosa non ti trovo? La radio a galena della zia Editta, morta giovane e scippata all’arte che avrebbe, in una inespressa maturità, certamente donato all’umanità. Allora, sia alla normale radio, ma ancor più esplorando l’etere nella primordiale galena, era mio immenso piacere cercare di SINTONIZZARE la frequenza dell’emittente con i vibranti recettori: vuoi l’altoparlante, vuoi le cuffie della pioniera galena. Sintonizzare. Raggiungere la stessa vibrazione e unire in ispirito e in volontà l’arte, l’umanità, il pensiero dell’emittente e del recettore. Un capolavoro che contraddice l’incomunicabilità tanto decantata da Antonioni.


martedì 2 ottobre 2012

Mi trovo qua

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Mi trovo qua
di Giocadinuovo

Mi trovo qua sovrastato da pensieri 
l’unico momento che il sole mi tocca senza attraversare le scacchiere delle finestre, 
il cielo è senza nuvole, tante son le parole che sento 
dentro di me trovo stupore e pentimento 
per quel mio comportamento, dove mi ha portato,
il dolore è immenso per i sentimenti che là fuori ho lasciato 
ma lo stesso lotto per avere il mio buon botto 
molto ho ferito ma mi rincuoro sapendo che la mia strada ancor non avevo capito 
Ma ora appieno ho il suo invito 
si è aperta la mia nuova speranza per una giusta via 
un nuovo mondo magari solo mio 
di potenza per ottima alleanza 
Mi chiuderò in me stesso 
ad aprir bocca in questo posto farò più prudenza.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri. 

Notte fonda mi sveglio

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

E' notte fonda, mi sveglio
di Matthäus

Mi guardo intorno e è sempre tutto uguale
sposto le tendine fatte artigianalmente da pezzi di lenzuola
e sorrido
vedo buio.
La notte, 
colei che quando arriva mette calma al mio spirito
è serena 
vedo i lampioni forti, giallastri 
che illuminano i muri di cinta 
e sorrido 
dicendo: tanto tutto potete scoprire tranne i miei pensieri 
che sono la mia piccola e mia mamma 
e cerco di intravedere colei che illumina la notte 
colei che con la sua luce bianca, 
forte e tenue alla stesso tempo
mi infonde tranquillità: la luna.
Ciao, ora stai andando da un’altra parte 
ti aspetto domani sera mia dolce amica luna 
per poterti parlare e oltrepassare 
ancora tutto ciò che ci circonda 
Nessuno mai ci scoprirà. 
Ciao, a domani.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

lunedì 1 ottobre 2012

La vita di coppia non è l'Eden

Incontro del 24 settembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Considerazioni sul diario di Adamo ed Eva
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Settembre una coltre di nuvole grigie preme su Milano. Simone e Azalen varcano la soglia di San Vittore. All’arrivo al sesto apprendono che un gruppo storico di partecipanti è stato trasferito a altri istituti di pena. Si avverte la malinconia per queste separazioni che sopravvengono senza la possibilità di salutarsi, danno il senso della vita che recide legami e li allaccia in un perpetuo lavoro. Simone legge il resoconto dell’incontro con la poetessa Iginia Busisi, poi si invitano due partecipanti a leggere le loro poesie. Il primo a leggere è Giocadinuovo con una voce forte che raschia le frasi come un rasoio. Le sue parole scorrono nell’aria autunnale ritmate e sincopate, accolte da un silenzio partecipe, dicono: 

Mi trovo solo qua sovrastato da pensieri/ l’unico momento che il sole mi tocca/ senza attraversare la scacchiera delle finestre/ tante sono le parole che sento/ dentro di me trovo stupore e pentimento.. 


giovedì 27 settembre 2012

Considerazioni di Iginia Busisi Scaglia

Incontro del 17 settembre, 2012 Milano Casa circondariale San Vittore
Iginia Busisi Scaglia scrive dell'incontro con i detenuti (vai QUI per il resoconto)
Tutto è cominciato alla premiazione del concorso di poesia a cui ho partecipato “Il vino e le sue terre” ad Alice Bel Colle. Dopo la cerimonia i complimenti, gli abbracci che certamente gratificano non per il prestigio, ma per l’affetto che si sente completo e sincero, sono stata avvicinata da una signora; Azalen, dolce di voce e di fatto e mi ha detto “verrebbe nel carcere di San Vittore a parlare di poesia ai detenuti?”.
Sono andata a San Vittore. Controlli di rito, porte e scale blindate, piccoli uffici, studio medico, scrivani per gli stranieri e poi l’incontro con i detenuti. Chi è venuto e ha passato due ore con noi: Azalen, Simone ed io, ha rinunciato all’ora d’aria perché le due cose coincidevano. Abbiamo parlato, hanno parlato, le menti libere tra muri pesanti e senza orizzonti. Ognuno con la sua storia: Roman col pensiero ai suoi dieci figli, Matthäus riservato, ma con gli occhi umidi, qualche battuta, qualche sorriso. Simone con qualche intervento mirato ha attualizzato problemi antichi. Azalen serena moderatrice.
Abbiamo letto qualche poesia, ho ascoltato i loro commenti con vero piacere, la partecipazione mi ha commosso, a questo serve la poesia: a trasmettere, come la musica deve diventare un coro. 

Mi inviteranno ancora?
Spero proprio di si.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

lunedì 24 settembre 2012

L'infinitino

Incontro del 17 settembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittoree. 
Iginia Busisi Scaglia presenta Sfogliando un girasole
Iginia Busisi Scaglia, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Riprende il Libroforum. Oggi Simone e Azalen ritornano a San Vittore dopo l’intervallo estivo. L’aria di settembre ha spazzato via la calura che alitava sulla città mentre nel cielo una fuga di candide nuvole va chissà dove. Di lontano appare la figura sottile di Iginia Busisi Scaglia davanti al solito bar di via Olivetani. Una sosta per scambiarsi poche parole e iniziare a conoscersi, poi si attraversa la trafila di porte e cancelli che si aprono e chiudono fino a un piccolo locale che ci accoglie. Due nuovi detenuti si sono aggiunti ai vecchi frequentanti che ci salutano con calore, mentre dal cortile salgono voci e risate. Si entra subito nel vivo, con la voce musicale di Iginia che anticipa di volere parlare della semplicità e di piccole cose quotidiane e legge La panchina, tratta dal suo volume di poesie Sfogliando un girasole, Otma Editore. Versi che trasportano immediatamente i presenti su un prato punteggiato di piccoli fiori azzurri, in compagnia di pensieri che non riescono a essere tristi, nonostante i muri scribacchiati e lo squallore disadorno della periferia cittadina. Un detenuto si commuove e afferma: “Questi versi siamo noi, che abbiamo perso valori, correndo un po’ troppo, dobbiamo tarare la nostra anima sull’amore..” e ancora: “Mi sono ritrovato, quando sono entrato in carcere, a tirare tutto il bene che avevo dentro” Iginia cita L’infinito di Leopardi e dice che lei è stata sempre affascinata da questa poesia, e soggiunge con arguzia, per me, più modestamente, parlo di infinitino. 


venerdì 21 settembre 2012

Trovare un senso nel vivere

Incontro del 23 luglio 2012 Milano Casa circondariale San Vittoree. 
Pier Luigi Bonora presenta Di me dell'amore alla vita
Pier Luigi Bonora e Azalen Tomaselli con i detenuti
Luglio sfiata il suo caldo, arroventando la città. Azalen incontra Pier Luigi Bonora (autore di Di me dell'amore alla vita) al metrò di Loreto. Un saluto e il risalire della memoria a un invito a cena che si era protratto fino alle tre del mattino, in un tempo infinitamente lontano. Si entra al sesto e Pier Luigi Bonora prende la parola dopo una breve presentazione. L’uditorio è immediatamente catturato dal suo racconto che scorre affabile, suggestivo, come una cascata iridescente. Pier Luigi ha la rara qualità di immergere l’ascoltatore nel palcoscenico del mondo e di accompagnarlo con garbata sapienza, mostrandogli un caleidoscopio di esperienze personali, di argomenti di arte , di storia e di cultura.. A tutti lascerò vedere l’involucro del sogno, promettono alcuni suoi versi, e in effetti questo scienziato prestato alla poesia si presenta come un curioso viaggiatore pronto a cogliere la malinconia del bello che sfiorisce, la tragedia e la commedia della vita che sempre si rinnova. 


sabato 14 luglio 2012

La vita è il ricordo di un Lampo

Incontro del 9 luglio 2012 Milano Casa circondariale San Vittoree.
Presentazione della raccolta Di me dell'amore alla vita e due racconti di E.W. Heine
Azalen Tomaselli con i detenuti
Anche oggi Azalen va da sola all’appuntamento del Libroforum. Prende posto nell’auletta. Dalla finestra aperta che si affaccia su una fila di tetti entra un soffio di vento che mitiga l’afa. I partecipanti arrivano dopo un po’, con uno di loro Azalen commenta: Qui stiamo al fresco ..si sta bene. Dopo un attimo di esitazione il detenuto le risponde: E’ una battuta? Si sorride. Un partecipante informa che Giorgio si scusa perché non potrà essere presente, essendo bloccato da un’infiammazione al nervo sciatico. Si inizia con la lettura di una poesia di Pierluigi Bonora, un autore che incontrerà i detenuti il 23 luglio, tratta dalla raccolta Di me dell’amore alla vita. Tentativi di dare estetica ai pensieri, recita il sottotitolo della silloge, che
è una sorta di breviario dell’anima con il quale l’autore ricapitola varie sue esperienze. Un atteggiamento sospeso e perplesso di fronte al trascorrere degli anni, un senso di malinconia e di mistero nelle oscillazioni tra gioia e angoscia, un accorato richiamo all’assurdo ma inevitabile amore per la vita, secondo le parole dello stesso autore, pur sapendo che il pessimismo è sempre lì pronto a contraddirci.. costituiscono la nota dominante di questi versi. In Vita, il dolce e l’amaro, l’alternanza di ricordi e di oblio si riducono a un lampo, a un attimo che si consuma lasciando come unica traccia l’angoscia dello smemorarsi: 

La vita/ è il ricordo di un lampo/ filtrato nella memoria/ deformato dalla fantasia…/ d’altro lampo/ resta sempre/ il desiderio/ D’altri ancora/ la nostalgia/ la nebbiosa immagine/ l’angoscia dell’oblio.