lunedì 29 dicembre 2014

Personaggi secondari

Incontro del 4 dicembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Si conversa prima di bullismo e poi di personaggi secondari.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli,Giorgio Cesati, Leandro Gennari, Iginia BusisiSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.

Azzeccagarbugli - illustrazione di Francesco Gonin (1840)

Oggi il tempo uggioso con la sua pioggerellina sottile ha lasciato Milano, e un bel sole invernale dardeggia tra le spesse nuvole. Azalen, Simone, Giorgio, Iginia e Eugenio Giudici varcano l’ampio portone di San Vittore e salgono al sesto secondo, dove il bibliotecario li indirizza verso l’acquario. 

La giornata oggi è dedicata a due temi: il bullismo, che tiene banco da tre incontri, e i personaggi secondari nella seconda metà.

Il bullismo

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Alla fine della protocollare lettura del resoconto è sempre il bullismo a catalizzare il discorso estendendolo anche ai gruppi eversivi, o ai gruppi di stato, cioè alle squadre fasciste che avevano atteggiamenti bullistici. 

Simone insiste sulla distinzione tra il bullo emarginato e escluso di una volta, e il bullo di oggi, ammirato dal gruppo dei pari, il bullo "figo". Adam racconta un episodio di scuola che lo aveva visto protagonista di un gesto da bullo per il quale si era scusato con l’insegnante, ottenendo una risposta sintomatica del vuoto educativo: “Hai fatto bene, l’avrei fatto al posto tuo!”. Poi ci legge la prima parte di un testo sulla sua esperienza da bullo che sta scrivendo. (Vedi QUI).

Nella società di oggi si preferisce stare dalla parte dei vincenti, è la riflessione condivisa. 

Namyar propone di rilevare la differenza tra il bullo isolato e il ribelle giustiziere. 

Eugenio Giudici osserva che per parlare di bullismo, bisogna circoscrivere il fenomeno; il bullismo è un comportamento reiterato con cui si tende a umiliare e a denigrare la vittima fisicamente e moralmente, per ottenere il consenso dei pari. 

Si basa su tre principi: 
  1. intenzionalità
  2. persistenza nel tempo
  3. asimmetria della relazione. 

Bullismo

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Bullismo (prima parte). 
di Adam


Gli ultimi incontri del Libroforum sono stati dedicati al bullismo.

Adam ha voluto proporre un suo breve testo sul bullismo per raccontare la sua esperienza.



BULLISMO 
(PRIMA PARTE)

Il bullismo è un fenomeno molto pericoloso che coinvolge molti giovani al giorno d’oggi. Di essere bullo, spesso, non ci si rende conto. 

Nella mia vita scolastica, durata circa sei anni di superiori, posso affermare di essere stato un bullo a tutti gli effetti. In prima superiore ero un ragazzo molto vivace, ma non commettevo atti di bullismo. 

Il primo atto di bullismo che mi ricordo è avvenuto quando frequentavo la seconda superiore. In vicinanza delle vacanze di Natale, la Preside aveva concesso di potere organizzare la festa di fina anno. In quell’occasione io mi sono presentato con una bottiglia di whisky. 

lunedì 15 dicembre 2014

Il Minotauro e la disidentità

Incontro del 4 dicembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Il Minotauro: un esempio per scandagliare le dinamiche del bullismo.
Azalen Tomaselli,Giorgio Cesati, Leandro Gennari, Iginia BusisiSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Il Minotauro - George Frederic Watts (1885)

Oggi una pioggia fitta e sottile stende una pellicola traslucida, sul viavai animato delle strade. Giorgio, Leandro, Simone e Azalen varcano il portone di piazza Filangieri. Di scena è il Minotauro

Si riprende il tema del bullismo attraverso la storia del Minotauro in un tentativo di indagare le dinamiche di esclusione e inclusione che spesso causano questo fenomeno.

L'isolamento può essere una soluzione? Il bullo è felice? E' a sua volta una vittima?

Dopo la lettura del resoconto, Giorgio, introduce il mostro leggendario di Creta, proponendone una propria libera versione teatrale, pubblicata sulla rivista Tecniche Conversazionali (Vedi QUI). 


IL MITO DEL MINOTAURO

Per rendere più chiaro il travestimento del mito, racconta la vicenda del magnifico toro bianco mandato da Poseidone a Minosse, re di Creta, per essere offerto allo stesso dio. Toro risparmiato dal sovrano, il quale notata la bellezza dell’animale, decide di tenerlo per le sue mandrie e dedica a Poseidone un altro toro. 

Il dio infuriato, per vendicarsi suscita nella regina una insana passione per il toro. Questa, nascondendosi dentro una giovenca fatta costruire da Dedalo, riesce a farsi montare dall’animale e dà alla luce un umanoide dalla testa di toro e dal corpo umano. 

Mino - Tauro di Giorgio Cesati Cassin

Mino - Tauro, una personalità disidentica
di Giorgio Cesati Cassin

Vignetta di Mino - Tauro - Giorgio Cesati Cassin (1999)

Giorgio Cesati Cassin, Dialogo tra Teseo e il Minotauro, (pubblicato nel numero 22 di Tecniche Conversazionali - ottobre 1999), in appendice alla conversazione con Giampaolo Lai dal titolo: Minotauro: mostro e fratello.


MINOTAURO: Per la Gran dea, che strano essere sei mai! Dimmi, anch'io sono come te? Non ho mai potuto specchiarmi, qui dentro, se non in qualche rara pozza d'acqua piovana, che ha dato sempre di me una immagine tremolante e imprecisa, per cui non conosco bene le mie sembianze.
TESEO: (ponendo la spada e il capo del gomitolo): In parte mi assomigli e in parte no, ma non ha importanza. Sediamoci qui sull'erba e parliamo un po', ti va? (Si siede per primo)
MINOTAURO (sedendosi a sua volta): Sono felice che tu mi dica questo, sapessi quante cose ho da raccontarti. Mi sento strano e terribilmente solo. Sì, soffro la solitudine, e anche se ogni tanto compaiono qui dentro sette fanciulle e sette giovanetti, invece di giocare con loro a rincorrerci per il labirinto, uno dopo l'altro li divoro e mi ritrovo poi nuovamente con nessuno. Non so perché faccio questo, credimi, non lo so proprio, ma è spaventoso.
TESEO: Forse li mangi non per fame, ma per distruggerli, perché da te diversi.
MINOTAURO: Tu dici? Io non so chi sono. A volte parlo da solo e il mio monologo si tramuta all'improvviso in un straziante muggito.
TESEO: Tu sei il Minotauro, ma fingiamo, così per gioco, che in te alberghino due persone e proviamo a dare a ognuna un nome. Una è buona e gentile, l'altra è crudele e vorace. Come le chiameresti?
MINOTAURO: Mi sembra fin troppo facile; visto che tu dici che io sono il Minotauro, la prima la chiamerei Mino e la seconda Tauro.

mercoledì 10 dicembre 2014

Bullismo e tautologie inconcludenti

Incontro del 20 novembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Bullismo e tautologie inconcludenti da Vittime e carnefici.
Azalen Tomaselli,Giorgio Cesati, Leandro Gennari, Iginia BusisiSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Rebecca of Sunnybrook Farm, Film (1903)

Bullismo (etimologia): Il termine bullismo deriva dall'inglese “bullyng” che interpreta in modo efficace quella situazione relazionale in cui, contemporaneamente, qualcuno prevarica e qualcun altro è prevaricato. (Fonte: psico-logos.it)

Bullismo (significato): Treccani

Oggi Milano è avvolta da una coltre piovosa, Azalen, Simone e Giorgio si ritrovano al bar e insieme varcano il portone di San Vittore. Ci sono alcuni nuovi partecipanti e Simone spiega come si svolgono gli incontri, poi si fa un giro di presentazione e si dà l’avvio con la lettura rituale del resoconto. Qualche commento sottolinea alcuni passaggi e Adam invita a esprimere le idee alla fine, per favorire il compito di Simone. 

Qualcuno dei presenti non parla l’italiano, qualcun altro lo comprende ma non ha ancora imparato a parlarlo. Un partecipante si stupisce quando sente di persone detenute che hanno rifiutato i domiciliari, un altro sentenzia: "la vita è una bilancia, tutto quello che va su, poi va giù"

La lettura del resoconto precedente sulla libertà (Vedi QUI), stimola numerose riflessioni. Non c’è modo di chiarire questo concetto "La libertà non è fare quello che si vuole", si chiarisce ma aderire a dei valori.. "Il carcere fa perdere la dignità e la fede", dice Adam. 

Simone risponde: "Uno ti può trattare male ma tu la dignità la mantieni". Azalen propone un brano sul bullismo, chiarendo che molti ragazzi bulli poi intraprendono una carriera criminale. 

Il titolo è allusivo: Bullismo e tautologie inconcludenti e è tratto da: Vittime e carnefici tutti intorno stanno gli indifferenti, una raccolta di riflessioni del detenuto scrittore Vincenzo Vandraous

venerdì 5 dicembre 2014

Vittime e carnefici di Vincenzo Andraous

Incontro del 20 novembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Vittime e carnefici, tutt’intorno stanno gli indifferenti.
Azalen Tomaselli,Giorgio Cesati, Leandro Gennari, Iginia BusisiSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Giovane con un montone - Caravaggio (1602)

Oggi al libroforum il gruppo si è accresciuto. Dopo la presentazione di Leandro, Giorgio, Simone e Azalen seguita da una descrizione del modo in cui si svolgono gli incontri, Azalen chiede a Giorgio di leggere il resoconto. La parola passa ai nuovi partecipanti invitati da Simone a raccontare qualcosa di sé. Filo riprende il tema introdotto da Giorgio della disidentità, e delle maschere, che rappresentano le sfaccettature della personalità, si definisce animalista e amante dei gatti. 

Adam parla della paura di andare in galera cancellata dall’esperienza diretta; ammette: “E’ brutto dirlo, io mi sono abituato, è più facile rientrare perché non mi fa più paura”. Filo gli replica che non si è mai certi di cosa possa accadere, in un carcere non protetto, in cui si affronta l’ignoto, San Vittore è un buon carcere. 

Si parla della convivenza con i barboni e i senza tetto che d’inverno riempiono gli istituti penitenziari, per avere un letto e un pasto. Qualcuno accenna alle disposizioni di allontanamento da casa che impongono di vivere alla giornata, una vita priva di dignità. 

La libertà non può essere ceduta, dice Giorgio, anche se ci sono gli Esaù che la svendono per un piatto di lenticchie. Con il reato di maltrattamenti domestici molti uomini entrano nelle maglie della giustizia, sostiene Gian, sottintendendo la natura culturale di alcune condotte prevaricanti, legate a comportamenti appresi nel proprio nucleo familiare e nel contesto di provenienza. 

Azalen invita Giorgio a leggere: Dal carcere alla libertà, tratto da Vittime e carnefici, tutt’intorno stanno gli indifferenti, edizioni CdG. 

domenica 30 novembre 2014

Esistono confini alla libertà?

Incontro del 13 novembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Cos'è la libertà? Quali sono i suoi limiti?
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi, Giorgio Cesati Cassi, Leandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
La Libertà che guida il popolo - Eugène Delacroix (1830)

Libertà (etimologia): L'etimologia della parola libertà è da ricondursi al latino libertas, a sua volta derivata da liber: uomo legalmente libero cioè il contrario del servus, lo schiavo.

Libertà (significato): Treccani

Oggi al Libroforum si parla di libertà. Il gruppo si è rimpicciolito per l’esodo dei partecipanti, trasferiti a altri istituti. Molti mancano all’appello. Qualcuno dei presenti ci ha confidato che è partente; ormai, in seguito all’applicazione della norma svuotacarceri la maggioranza delle celle ospitano (fortunatamente) solo due persone detenute. 

La lettura del resoconto, in cui è stato Giorgio a prestare la sua voce baritonale, offre spunti all’argomento libertà. Il perdono è un atto liberatorio, in quanto purifica dall’odio, ma non può essere un obbligo per chi lo dà. 

E’ un atto che illumina la libertà dell’uomo, sempre in bilico tra bene e male. La discussione si accende tra gli animatori Leandro, Giorgio, Simone e Iginia. 

Leandro accenna al periodo in cui non c’era libertà di essere di parere contrario, "perdere la libertà è la cosa peggiore", conclude. 

venerdì 28 novembre 2014

Si può perdonare tutto?

Incontro del 6 novembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Cos'è il perdono? Tutto è perdonabile?
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi Scaglia, Leandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Il ritorno del figlio prodigo - Rembrandt (1668)

Perdonare (etimologia): dal latino medievale: perdonare composto da per (completamente) e donare (donare) - originatosi cambiando il prefisso di condonare.

Perdonare (significato): Treccani

Una pioggia fitta flagella la città. Oggi Azalen, Simone, Leandro e Iginia varcano il portone di San Vittore. Leandro propone di leggere alcuni aneddoti che riguardano Milano. Sullo stesso nome della città le ipotesi sono più d’una, fa notare. Dalla più accreditata che fa riferimento alla posizione in mezzo alla pianura padana a quella insolita che rimanda a una scrofa con il pelo dal petto in giù, una scrofa semilanuta, da cui deriverebbe per successive alterazioni Milano. 

Poi prosegue spiegando l'espressione a ufo risalente al tempo della costruzione del Duomo, quando il marmo da Candoglia veniva trasportato dalle barche lungo il naviglio progettato da Leonardo ad usum fabricae, da cui poi il nostro a ufo.

Iginia si sofferma sul tema della città con due sue poesie. Una dedicata alle gru che svettano sulla campagna abbandonata e la seconda, Binari, un canto melanconico sul degrado urbano. Parla dell’allarme dell’ONU sullo stato di salute del nostro pianeta.

Simone riporta l’incontro su un argomento, il perdono, già anticipato da Azalen che ha portato Il foglio della Mediazione, il giornale pubblicato dal CIMFM di Bologna, il centro della mediazione dei conflitti che opera nel quartiere della città.

Ne nascono riflessioni condivise. C’è chi dice: è un gesto simbolico, uno scambio tra uomini per dare una possibilità o a se stessi o a un’altra persona. 

Un partecipante aggiunge: "se non avessi avuto atteggiamenti duri, mi avrebbero schiacciato, sto cambiando, voglio fare il bravo ragazzo"

Un altro soggiunge: "è come essere venuto qua per niente, se non c’è perdono".

venerdì 21 novembre 2014

Carmelo Pistillo racconta Vincent Van Gogh

Incontro del 20 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Carmelo Pistillo presenta Passione Van Gogh.
Carmelo Pistillo, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin, Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
I mangiatori di patate - Vincent Van Gogh (1885)
Oggi, sotto un cielo velato di nuvole, la troupe del Libroforum ( Azalen, Simone, Giorgio Cesati e l’ospite, Carmelo Pistillo) varca il portone di San Vittore. Salita al sesto secondo, attende i partecipanti che arrivano alla spicciolata. 

Pochi, ma non li si vuole penalizzare, con accenni alle defezioni e si procede come da copione alla lettura del resoconto. Poi Azalen invita l’ospite a presentarsi. Questi inizia con il dire: “Mi chiamo Carmelo ma non sono siciliano”, poi sorvolando sulle note autobiografiche, mostra l’ultima sua fatica, Passione Van Gogh, ed. Book time. Un breve testo teatrale “ectoplasmatico” - come annota lo stesso Pistillo nella prefazione -, in cui il pittore (Vincent Van Gogh) si materializza sulla scena, dopo la visita del personaggio-autore, al museo di Amsterdam. 

Si imbastisce così un misterioso dialogo-monologo tra l’artista e i suoi fantasmi, fantasmi della sua psiche malata e ombre che popolano un’esistenza dai contorni controversi, marchiata dall’aspirazione a un ordine primigenio, trascorsa nella incomprensione e nella solitudine. 

Carmelo Pistillo ripercorre con i partecipanti alcune tappe della vita dell’artista: l’apostolato nelle miniere del Borinage, il rapporto con il fratello Theo, i numerosi fallimenti sentimentali, quali l’amore per Sien, la prostituta-modella dal volto butterato per il vaiolo, l’amicizia con Paul Gauguin, fino all’epilogo del suicidio nei campi di grano di Auvers. 

Nel testo, addentrandosi nel labirinto mentale di Vincent, Pistillo coglie alcuni momenti topici della vita dell’artista, senza seguire un rigoroso ordine temporale, nello sforzo di riaprire una comunicazione interrotta e di afferrare il nesso tra la sua arte, la sua follia, e il senso forte e sanguigno della natura che pervade opere come I mangiatori di patate. Un intreccio tra vita, pittura e scrittura che tratteggia la figura di un artista, mosso da grandi passioni e ideali. 

Carmelo Pistillo racconta della lunga gestazione di questo testo che ha dovuto scrivere, confida, come per ubbidire a un comando. L’impulso a scrivere essendogli venuto da una visione avuta mentre viaggiava in treno. Visione decisiva nell’indurlo a dedicarsi allo studio dell’artista e decidere di trarre da questo contatto un testo, destinato alla rappresentazione teatrale. 

sabato 8 novembre 2014

Il carcere può cambiare le persone?

Incontro del 13 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Il carcere può cambiare in meglio le persone? O rimane solo l'amarezza?
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi Scaglia, Leandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi c’è una schiarita dopo la pioggia, e un timido sole fa capolino rischiarando il cielo ovattato. Azalen, Leandro Gennari, Iginia Busisi Scaglia si dirigono puntuali verso il sesto secondo. Di scena è la poesia, attraverso la voce di Iginia che racconta della Milano antica in cui una timida brezza porta alle case il profumo dei fiori. 

Ognuno di noi ha la campana di vetro” commenta la poetessa, “siamo fiori veri che sospirano una brezza benefica”. Nell’ascolto attento la poetessa legge altri versi dedicati allo scempio della Natura che truppe assordanti di barbari compiono sbarcando sulle spiagge. 

E’ il tema del disastro ecologico con le cifre della distruzione della fauna che danzano per fare intendere come la Terra sia a rischio e si raggruma nell’immagine poetica dell’ultima sirena colta nell’atto di lanciare il suo grido. 

Poi uno dei partecipanti interviene per raccontare del suo rapporto con il figlio. “Sono cresciuto senza padre e non volevo che mio figlio facesse la mia stessa esperienza. Non facevo cose illecite, mi hanno sistemato bene, all’inizio ho tentato il suicidio”. 

Poi racconta dei colloqui con suo figlio, in cui spesso si va incontro a attese estenuanti per un bambino, senza spazi e ambienti adeguati all’infanzia. E’ la denuncia accorata di un padre, che soffre per le limitazioni imposte a vittime inconsapevoli (i bambini). 

Mi veniva voglia di piangere, mi sentivo impotente, stavo per perdere la testa” dice. 

Leandro prende spunto dalle storie raccontate per ribadire la sua domanda (Come già avvenuto in un precedente incontro. vedi QUI): “E così difficile una volta che si sperimenta il negativo, cambiare?” Romero risponde: “Io mi troverò i figli, la casa, il lavoro, per altri non è la stessa cosa, sono vite spezzate” 

mercoledì 5 novembre 2014

Meglio il carcere o i domiciliari?

Incontro del 6 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

La risposta sembrerebbe scontata, ma il dibattito si fa animato tra chi preferisce il carcere, chi i domiciliari.
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi Scaglia e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Una giornata uggiosa con un cielo perlaceo che infonde un po’ di malinconia. Iginia Busisi Scaglia aspetta Azalen e Simone sulla panchina di piazza Filangieri con la sua piccola sporta piena di inserti di giornali, di fogli, di poesie, di scritti vergati a mano. 

Il piccolo gruppo si avvia, ma prima di varcare il portone Azalen chiama, non vedendolo spuntare, Leandro Gennari il quale le spiega che non potrà partecipare per un impegno sopraggiunto. Mentre Iginia è fermata al controllo, perché non si trova l’autorizzazione, Azalen si avvia al sesto per far avvertire i partecipanti. 

Dopo pochi minuti, l’acquario, la stanza così chiamata perché delimitata da pareti a vetro, si riempie. Nell’attesa Max chiede notizia del suo articolo e parla della sua esperienza di giornalista pubblicista rievocando i tempi in cui esisteva il servizio fuorisacco. Quando i giornali lottavano contro il tempo (di Internet nemmeno l’ombra) e gli articoli giornalistici o le foto, chiusi dentro una lettera con una vistosa iscrizione “FUORI SACCO” venivano direttamente portati alla stazione ferroviaria per essere recapitati il più velocemente possibile dove un incaricato per il ritiro li passava alla redazione del giornale. 

Giovanni parla di un vecchio amico del Libroforum che si è aggravato e è stato trasferito all’ospedale Niguarda. L’arrivo di Simone e di Iginia mette fine allo scambio informale e come ormai di rito Azalen legge il resoconto dando infine la parola all’ospite. Iginia esordisce precisando: 

Non aspettatevi di trovare Dante Alighieri, ma delle cose piccole" e poi prosegue: “Non nella avventura si realizza l’uomo, ma nella vita semplice”. Ma le parole poetiche sono le più consone a far capire il suo animo e legge la lirica intitolata Acquario.

Improvvisamente i partecipanti cominciano a discutere animatamente, un partecipante del Libroforum dopo che gli sono stati concessi i domiciliari ha fatto richiesta per tornare a San Vittore, altri detenuti gli rimproverano di aver sprecato un'opportunità per la quale avrebbero fatto carte false. 

Uno di loro asserisce: “molti di noi potrebbero andare ai domiciliari, ma per colpa di alcuni che non si comportano come dovrebbero, non ci viene dato l'affidamento.” 

sabato 25 ottobre 2014

Le città invisibili in carcere

LE CITTA' INVISIBILI IN CARCERE - PROGETTO


Metamorfosi di Narciso - Salvador Dalì (1937)

Il progetto nasce su iniziativa di Simon Pietro De Domenico, referente con Azalen Tomaselli del progetto Libroforum, nella Casa Circondariale San Vittore di Milano.


Operativamente, si articola in tre fasi. Una prima fase consistente nella lettura e nel commento di brani tratti da Le città invisibili di Italo Calvino;
una seconda fase costituita dall’elaborazione scritta di una serie di città immaginarie, sulla scia del modello calviniano, in cui siano coinvolte, oltre alle persone detenute, le persone che in vario modo vivono il carcere: volontari, educatori, agenti.
Una terza fase che prevede la pubblicazione dei testi prodotti, lungo l’arco di durata del progetto, alcuni dei quali, letti dai medesimi autori e registrati, potranno entrare a far parte di un audiolibro.


Le città invisibili di Italo Calvino, come è noto, riporta una serie di relazioni di viaggio rese da Marco Polo a Kublai Kan, imperatore dei Tartari, (nella realtà storica imperatore dei mongoli). La carrellata di città che costituisce l'armatura del libro è frutto dell'invenzione dell'ambasciatore e sottende l’impossibilità di abbracciare la realtà (nella metafora proposta da Calvino rappresentata dall’impero sconfinato di Kublai Kan). Compito dell’uomo è costruire la realtà, immaginandola.

martedì 14 ottobre 2014

Chi riconosce di avere sbagliato?

Incontro del 29 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Leandro Gennari con le persone detenute intorno alla consapevolezza dei propri sbagli.
Azalen Tomaselli Leandro Gennari con le persone detenute.
Un cielo autunnale copre oggi Milano, Azalen e Leandro varcano il portone di San Vittore e attendono nell’aula cella l’arrivo dei partecipanti. L’avvio dell’incontro procede con la lettura del resoconto, spesso interrotta da rettifiche, che tradiscono l’interesse da parte di chi ha espresso la propria opinione a non essere frainteso. 
Un partecipante motiva il suo giudizio positivo sul carcere con una sua personale esperienza (ha trovato all’ufficio comando persone che hanno compreso la sua sofferenza, dovuta alla mancanza di colloqui con la figlie e gli hanno consentito di telefonare). 
Leandro Gennari trae spunto dal tema carcere per chiedere se tra coloro che sono abitanti “di questo ricovero” ci sia una disponibilità a riconoscere di avere sbagliato e il proposito di non commettere d’ora in avanti gli stessi errori. 
Polemicamente, gli si fa osservare quanto sia inappropriato chiamare il carcere ricovero, piuttosto bisognerebbe chiamarlo lager, annota un partecipante. 
Leandro Gennari ammette che vi sono ingiustamente ricoverati in una comunità che obbliga in modo frustrante, ma per tutti gli altri - ribadisce la domanda: "c’è una consapevolezza di avere sbagliato?

domenica 12 ottobre 2014

Eugenio Giudici parla di retorica

Incontro del 22 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un excursus sull'arte del saper parlare.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli e Leandro Gennari con le persone detenute.
Il sole splende su Milano con un’ondata di caldo estivo. L’ospite di oggi è Eugenio Giudici (più volte ospite del Libroforum. Vedi incontro 03/14, 03/14, 03/1404/14)  il quale esordisce parlando della sua scelta di diventare scrittore: "Prima di diventare vecchio, voglio scrivere", racconta dopo avere speso la vita tra Pubblicità, Moda e mansioni manageriali. 
Selezionato nella rosa degli autori candidati al premio Calvino ha pubblicato Piccole storie, una raccolta di racconti e L’ultimo Galeone, un romanzo che riporta alla guerra civile spagnola. Un giallo sul tesoro di Spagna, portato via da Madrid e spedito in Russia su quattro navi. Dall’ammanco di parte del tesoro, accertata dal plenipotenziario russo, prende il via l’intreccio narrativo. 
Poi Eugenio Giudici introduce la retorica, cioè l’arte di parlar bene per persuadere chi ascolta, una pratica che alcune categorie coltivano più delle altre (gli avvocati, in primo luogo). Sono trucchi per colorare il discorso con un giusto dosaggio di logica e di emozione. 
Un partecipante osserva che è una forma di manipolazione. Eugenio Giudici distingue una forma di discorso che tende alla oggettività, alla esposizione neutra (come la relazione o il verbale, o la trattazione scientifica) da una più godibile e comprensibile.
Parla di analessi e prolessi, parole difficile ma che in realtà indicano dei procedimenti usati normalmente, come il ritornare indietro, nel tempo o fare un salto in avanti. Poi cita il paradosso una frase che urta contro il senso comune o, nell’ambito della logica un’affermazione che dimostra una cosa e il suo contrario come ad esempio: Io sto mentendo.

La vita non è una passeggiata

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

La punizione equa. 
di Max

Milano 17/09/2014

La vita non è una passeggiata, lo sappiamo tutti. Il percorso è pieno di difficoltà, è disseminato di trappole, basta poco e ci si casca dentro. 

Ci capita di sbagliare e, come conseguenza, di subire punizioni. Ci può stare. 

lunedì 29 settembre 2014

Zora la città e la memoria

Incontro del 8 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Ancora una città invisibile di Calvino che porta a confrontarsi sulla memoria.
Azalen TomaselliLeandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Ultimi giorni d’estate a Milano, gente abbronzata, alcune ragazze continuano a andare in giro con pantaloni corti e scollature da mare, quasi a prolungare il senso di libertà delle vacanze appena finite. I più previdenti hanno tirato fuori, rassegnati, spolverini e indumenti di mezza stagione, dopo avere scrutato il cielo, percorso da qualche nuvola. 

Superati i controlli, Azalen e Simone approdano al sesto secondo. Qui la gradita sorpresa di nuovi iscritti suggerisce una breve presentazione del progetto e dei lavori in corso. 

Simone spiega che il Libroforum organizza incontri con autori, ma che vuole essere soprattutto un’occasione per dibattere sugli argomenti che il libro propone. La discussione è libera e socratica, senza schemi preconcetti, unica regola il rispetto per le opinioni altrui. 

Su richiesta di un partecipante, Simone parla del suo lavoro e Azalen cerca di presentare la sua attività di mediatrice, spiegando cos’è la mediazione: una forma di giustizia riparativa che si propone di riaprire il dialogo interrotto tra un autore di reato e la sua vittima in presenza di un terzo neutrale, allo scopo di favorire la riconciliazione o per lo meno il riconoscimento delle ragioni dell’altro. In caso positivo, chi ha sbagliato può offrire un risarcimento simbolico (le proprie scuse, una stretta di mano, un invito), in caso negativo ciascuno ha avuto la possibilità di esporre la propria versione dei fatti, anche se non si è giunti a un accordo. 

Dopo questa digressione, è Simone a riprendere il filo del discorso per accennare al progetto di scrittura che si richiama alle Città invisibili di Calvino, presentando brevemente il libro che lo scrittore ha elaborato a partire da appunti raccolti lungo numerosi anni. 

Un libro poliedro, composto dal materiale accumulato, che mostra varie sfaccettature della città e si interroga sulle ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, “ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi”, come sottolinea lo stesso autore. 

Vita di un transessuale

Incontro del 8 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il diritto di scegliere la propria identità sessuale.
Azalen Tomaselli, Leandro GennariSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Settembre, sotto un cielo azzurro e un sole caldo, la città si risveglia. Oggi all’appuntamento del Libroforum c’è anche Leandro Gennari, rientrato dalle sue vacanze soleggiate in Sardegna. Imboccato il portone, Azalen e Leandro Sono bloccati al sesto per “lavori in corso”: la periodica disinfestazione che ha reso necessario l’evacuazione del reparto e la conseguente sospensione dei corsi. 

L’intervento dell’ispettore autorizza l’accesso nella biblioteca dove alla spicciolata arrivano, dall’aria, solo i più fedeli partecipanti. 

E’ Giovanni a tenere banco raccontando gli ultimi eventi, tra questi una lite furiosa tra Renata e un agente, conditi da commenti poco lusinghieri. 

I trans assommano l’isteria delle donne e la violenza degli uomini” afferma apoditticamente. 

Giudizio, contestato da Azalen, che però stimola lo stesso Giovanni a riferire degli introiti favolosi di un transgender, per l’attrattiva che esercita sui clienti e sugli uomini in genere. 

Il discorso va un po’ ramengo saltando da un argomento all’altro. Dalle celle di lusso, dove si sta molto bene e il vitto è di prima qualità alle osservazioni sulle città invisibili che non incontrano l’apprezzamento di Jerry, più versato per un tipo di scrittura non di fantasia. 

Nasce, grazie anche alla presenza di Simone, un curioso duetto tra Giovanni che istituisce il confronto tra visione oggettiva e soggettiva e Jerry che continua a sostenere di non avere afferrato il senso di questa città invisibile. Simone invita a usare la fantasia per praticare questo inedito dispositivo di scrittura. L’arrivo di Renata riporta al tema della omosessualità. 

Il racconto della sua vicenda è pieno di pathos, perché ripercorre alcune tappe della sua giovane esistenza, a partire dal suo desiderio infantile di essere donna e dal conflitto tra una carriera professionale e l’aspirazione profonda di cambiare sesso. Fino a approdare alla sua decisione di svincolarsi dalla famiglia e di emanciparsi. 

martedì 16 settembre 2014

Vita di Gio

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Vita
di Gio

In questa stanza del nulla
La mia vita con i giorni sempre uguali
Nel suo variare astrale
Una bassa intimità
Che indietro mi porterà. 


lunedì 15 settembre 2014

Essenza la città discarica

Incontro del 27 agosto 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Essenza la città discarica di John.
Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
E' ripreso il Libroforum dal 1 settembre, ma oggi pubblichiamo l'ultimo incontro del 27 agosto, prima della pausa estiva.


Oggi il Libroforum leva le tende in previsione della pausa estiva. Un sole non ruggente riscalda la città mentre Azalen e Simone varcano il portone di piazza Filangieri. Dopo la lettura del resoconto John che sulle prime aveva dichiarato di non averlo, estrae un foglio con la sua Città invisibile. Una città a due livelli, ipertecnologica, dove chi viola le norme è trasferito nella parte sotterranea e marchiato a fuoco con una lettera identificativa del reato o, a sua scelta, congelato per un tempo fissato dal giudice. Una città discarica che vive degli avanzi della città in superficie, dove la vita scorre negli agi ma da cui è impossibile uscire, perché l'abitato è chiuso da un fossato popolato di squali. 

Dopo la lettura la conversazione si perde in mille rivoli e uno dei partecipanti racconta di non avere richiesto la motivazione della sentenza smentito da un altro partecipante che afferma l'obbligo da parte del magistrato di farla pervenire all'imputato. La discussione si anima perchè uno dei due interlocutori sostiene l'opportunità di non chiedere e di parlare il meno possibile, al cospetto del giudice: “Devi ringraziare della sentenza, hai preso trent'anni, grazie, meno parli e meglio è, devi rispondere alle domande”. 

La conversazione si protrae e un partecipante richiama al tema perché “tra non molto Spaccablindo, entra e ci fa finire il corso”. 

Simone legge un brano tratto dalle Città invisibili di I. Calvino, il libro che ci ha accompagnato negli ultimi incontri, in cui è Kubai Khan a descrivere a Marco Polo la sua città, con un imprevedibile rovesciamento di ruoli. Ma il veneziano gli spiega che la sua città a scale, ombreggiata da una palma che suona l'arpa, “Non ha nome, né luogo e è senza una regola interna, perché tutto l'immaginabile può essere sognato"

giovedì 31 luglio 2014

Pasquale Bruno il brigante siciliano

Incontro del 21 luglio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il brigante siciliano di Alexandre Dumas offre spunti per le città invisibili.
Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Milano. Un violento acquazzone si rovescia sulla città. Nelle strade deserte solo qualche temerario fa lo slalom tra pozzanghere e spruzzi di veicoli in corsa. Bloccati dal diluvio, Azalen e Simone varcano il portone di San Vittore con un’ora abbondante di ritardo. 

Al sesto secondo, l’agente di turno (in tema con il bollettino metereologico) propone loro di svolgere l’incontro nell’acquario (il locale biblioteca così chiamato perché delimitato da pareti a vetri). Radunato il gruppo, si procede con la lettura della poesia composta da Giovanni. 

Questi, arrivato annunciando di avere dimenticato la poesia, estrae a un tratto un foglio con i suoi versi. Il testo senza un titolo mette in rapporto una giornata di pioggia con gli stati d’animo e con i pensieri di chi è costretto a vivere dietro le sbarre e si conclude con una preghiera elevata a Dio. L’autore, dopo averla letta, racconta di averla scritta in una giornata piovosa, guardando la finestra. Giuseppe, di solito silenzioso, dice che comunica tristezza e John fra il serio e il faceto soggiunge che rileva un talento, offrendo a Simone lo spunto per riprendere una sua frase (di John) colta per caso al termine del precedente incontro: “In carcere si deve diventare poeti anche se non lo si vuole”. 

Poi è lo stesso Giovanni a leggere il resoconto, In margine al quale Luigi racconta di avere cominciato a scrivere da piccolo e dopo essersi preso una pausa, di avere ripreso a farlo in carcere. 

Simone chiede allora: "Perché John non ha scritto la sua città invisibile?" (Vedi QUI) L’interpellato, chiamato in causa si giustifica con il fatto di essere rimasto senza aiutante e di non averne avuto tempo. Il suo aiutante, spiega, era stato trasferito dal sesto in un altro reparto, ma, per sua fortuna, era dovuto precipitosamente ritornare alla base, per sfuggire ai giustizieri della notte i quali avevano scoperto la sua famigerata provenienza. 

Il racconto di John apre una discussione sul reparto protetti “sesto secondo di merda dove stanno gli infami, quelli che picchiano le donne, gli omosessuali i trans, i poliziotti, e altre categorie disprezzate” secondo la vulgata, accettata dagli altri abitanti di San Vittore. 
Qualcuno solleva il problema del perché gli assassini e gli spacciatori siano ritenuti migliori, ma Simone incalza John: “Adesso che hai l’aiutante ci porti il tuo testo, basta che ci dai delle idee, poi lo scriviamo assieme. Lunedì veniamo apposta per la tua città”. 

Poi lo stesso Simone legge un brano tratto da un racconto di Alexandre Dumas, intitolato 
Il brigante siciliano (Pascal Bruno in francese): E’ stato scritto molto tempo prima delle città invisibili di Calvino, ma nelle prime pagine "c’è una digressione sui vari tipi di città, partendo dalla idea che il destino degli uomini sia condizionato dal luogo in cui nascono", precisa. 

giovedì 24 luglio 2014

Il carcere rende poeti

Incontro del 13 luglio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Thoman Mann: per diventare poeti è necessario avere una qualche familiarità con le galere.
Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il caldo arroventa le strade, è arrivata l'estate. Azalen, Simone e Leandro Gennari si ritrovano nel minuscolo parco antistante l'edificio di San Vittore e varcano il pesante portone. 

Al sesto secondo i partecipanti sono solo in tre, qualcuno ha rifiutato, qualcuno ha preferito andare all'aria. L'inizio è segnato dalla lettura del resoconto, poi Simone legge un pensiero di Giorgio, anzi un invito rivolto agli abitanti di Adikea affinché non si aggirino per la città senza giustizia, “grigi e dimessi come attori senza trucco, che non sono niente finché non hanno niente da rappresentare”. 

Con un salto pindarico, lo stesso Giorgio cita un personaggio, abitante il Tonio Kröeger, un facoltoso banchiere che possiede il dono di scrivere novelle e che tuttavia non è incensurato, infatti ha soggiornato in galera. La deduzione di Thomas Mann è che “forzando un po' la mano, per diventare poeti sia necessario avere una qualche familiarità con le galere”.

Un banchiere che compone novelle, sostiene Mann, è una rarità, ma, e qui sta il punto della questione, un banchiere non criminale, incensurato e solido che scriva novelle, lo è ancora di più, anzi non esiste! 

Le osservazioni di Giorgio, con la conclusione del valore terapeutico della scrittura, trovano d'accordo tutti gli astanti. 

giovedì 17 luglio 2014

Curare. Idee per una nuova sanità di Leandro Gennari

Incontro del 7 luglio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Curare. Idee per una nuova sanità. Etica, politica, religione, ricerca: un saggio di Leandro Gennari.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi le piogge recenti hanno spazzato via l’afa dei giorni passati. Azalen, Simone e Leandro Gennari, varcato il portone, s’ingolfano nei corridoi e salgono al sesto secondo dove il bibliotecario li accoglie e si affretta a chiamare i partecipanti. 

Riunito il gruppo, è Azalen a leggere il resoconto che ormai ritualmente dà il via all’incontro e a esprimere qualche sua annotazione sul libro appena andato in stampa Curare. Idee per una nuova sanità edizioni Mursia di Leandro Gennari (già presentato durante il precedente incontro. Vedi QUI).

Il saggio parla della Sanità nel nostro Paese che suscita da sempre discussioni che dividono e smuovono le coscienze perché coinvolge la salute dei cittadini, il dovere della ricerca, l'etica e il profitto economico. 

Leandro Gennari, luminare dell'oncologia, dopo quarant'anni passati in corsia mette la sua esperienza al servizio di un malato speciale: il Sistema Sanitario Nazionale. E lo fa con una riflessione a tutto campo che comincia dalla formazione del medico e attraversa il rapporto tra specialisti e tecnologia, l'organizzazione degli ospedali, il ruolo del medico di base, le commistioni tra politica e sanità, il delirio di onnipotenza della scienza. 

Il risultato è una riflessione sul futuro della medicina in senso lato che chiama in causa scelte strategiche, politiche, ma soprattutto etiche. Un pamphlet che senza voler dare un giudizio definitivo mette in fila e analizza con chiarezza e decisione i problemi della Sanità italiana e prova a indicare delle soluzioni nel rispetto, prima di tutto, delle persone malate.

Azalen chiede a Leandro di leggere una frase riportata nel libro: 
La capacità di agire dell’uomo è paragonabile a un braciere nel quale la brace è la forza vera e attiva che tuttavia rimane inespressa se è nascosta da uno spesso strato di cenere. Solo rimuovendo la cenere, la brace potrà esprimere la sua vera forza: il calore” 
detta dal cardinal Montini pochi giorni prima di morire. L’autore commenta: “Nel mio braciere c’era tanta brace, ma c’era la cenere che impediva al calore di espandersi, i miei superiori asportando questa cenere mi hanno messo nelle condizioni di fare strada”. Subito dopo sottolinea il dovere di riconoscere le qualità nei più giovani, bollando come frustrati quei capi che non tolgono la cenere e non permettono al calore della scienza di sprigionarsi, come dovrebbe. 

Simone chiede: “Di cosa parla questo libro?”, “Questo libro è una visione critica della medicina, il mio dovere principale è stato quello di cercare di non essere il medico che accusa tutti quelli che ostacolano la sua professione o che favorisce un particolare orientamento politico. Ho cercato di mantenermi equilibrato tra chi parla male dell’attuale medicina e chi la esalta. Poi con un rapido excursus parla dell’attività di ricerca costituita sia da coloro che guardano al microscopio un vetrino per studiare come si riproduce un batterio, dove la patologia colpisce e quali siano le possibilità per combattere questo male, sia da ricercatori che fanno scienza sperimentale operando un confronto tra i farmaci per scoprire quale sia il più efficace. Di fronte a una malattia mortale bisogna fare tutti i tentativi", conclude.