sabato 25 ottobre 2014

Le città invisibili in carcere

LE CITTA' INVISIBILI IN CARCERE - PROGETTO


Metamorfosi di Narciso - Salvador Dalì (1937)

Il progetto nasce su iniziativa di Simon Pietro De Domenico, referente con Azalen Tomaselli del progetto Libroforum, nella Casa Circondariale San Vittore di Milano.


Operativamente, si articola in tre fasi. Una prima fase consistente nella lettura e nel commento di brani tratti da Le città invisibili di Italo Calvino;
una seconda fase costituita dall’elaborazione scritta di una serie di città immaginarie, sulla scia del modello calviniano, in cui siano coinvolte, oltre alle persone detenute, le persone che in vario modo vivono il carcere: volontari, educatori, agenti.
Una terza fase che prevede la pubblicazione dei testi prodotti, lungo l’arco di durata del progetto, alcuni dei quali, letti dai medesimi autori e registrati, potranno entrare a far parte di un audiolibro.


Le città invisibili di Italo Calvino, come è noto, riporta una serie di relazioni di viaggio rese da Marco Polo a Kublai Kan, imperatore dei Tartari, (nella realtà storica imperatore dei mongoli). La carrellata di città che costituisce l'armatura del libro è frutto dell'invenzione dell'ambasciatore e sottende l’impossibilità di abbracciare la realtà (nella metafora proposta da Calvino rappresentata dall’impero sconfinato di Kublai Kan). Compito dell’uomo è costruire la realtà, immaginandola.

martedì 14 ottobre 2014

Chi riconosce di avere sbagliato?

Incontro del 29 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Leandro Gennari con le persone detenute intorno alla consapevolezza dei propri sbagli.
Azalen Tomaselli Leandro Gennari con le persone detenute.
Un cielo autunnale copre oggi Milano, Azalen e Leandro varcano il portone di San Vittore e attendono nell’aula cella l’arrivo dei partecipanti. L’avvio dell’incontro procede con la lettura del resoconto, spesso interrotta da rettifiche, che tradiscono l’interesse da parte di chi ha espresso la propria opinione a non essere frainteso. 
Un partecipante motiva il suo giudizio positivo sul carcere con una sua personale esperienza (ha trovato all’ufficio comando persone che hanno compreso la sua sofferenza, dovuta alla mancanza di colloqui con la figlie e gli hanno consentito di telefonare). 
Leandro Gennari trae spunto dal tema carcere per chiedere se tra coloro che sono abitanti “di questo ricovero” ci sia una disponibilità a riconoscere di avere sbagliato e il proposito di non commettere d’ora in avanti gli stessi errori. 
Polemicamente, gli si fa osservare quanto sia inappropriato chiamare il carcere ricovero, piuttosto bisognerebbe chiamarlo lager, annota un partecipante. 
Leandro Gennari ammette che vi sono ingiustamente ricoverati in una comunità che obbliga in modo frustrante, ma per tutti gli altri - ribadisce la domanda: "c’è una consapevolezza di avere sbagliato?

domenica 12 ottobre 2014

Eugenio Giudici parla di retorica

Incontro del 22 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un excursus sull'arte del saper parlare.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli e Leandro Gennari con le persone detenute.
Il sole splende su Milano con un’ondata di caldo estivo. L’ospite di oggi è Eugenio Giudici (più volte ospite del Libroforum. Vedi incontro 03/14, 03/14, 03/1404/14)  il quale esordisce parlando della sua scelta di diventare scrittore: "Prima di diventare vecchio, voglio scrivere", racconta dopo avere speso la vita tra Pubblicità, Moda e mansioni manageriali. 
Selezionato nella rosa degli autori candidati al premio Calvino ha pubblicato Piccole storie, una raccolta di racconti e L’ultimo Galeone, un romanzo che riporta alla guerra civile spagnola. Un giallo sul tesoro di Spagna, portato via da Madrid e spedito in Russia su quattro navi. Dall’ammanco di parte del tesoro, accertata dal plenipotenziario russo, prende il via l’intreccio narrativo. 
Poi Eugenio Giudici introduce la retorica, cioè l’arte di parlar bene per persuadere chi ascolta, una pratica che alcune categorie coltivano più delle altre (gli avvocati, in primo luogo). Sono trucchi per colorare il discorso con un giusto dosaggio di logica e di emozione. 
Un partecipante osserva che è una forma di manipolazione. Eugenio Giudici distingue una forma di discorso che tende alla oggettività, alla esposizione neutra (come la relazione o il verbale, o la trattazione scientifica) da una più godibile e comprensibile.
Parla di analessi e prolessi, parole difficile ma che in realtà indicano dei procedimenti usati normalmente, come il ritornare indietro, nel tempo o fare un salto in avanti. Poi cita il paradosso una frase che urta contro il senso comune o, nell’ambito della logica un’affermazione che dimostra una cosa e il suo contrario come ad esempio: Io sto mentendo.

La vita non è una passeggiata

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

La punizione equa. 
di Max

Milano 17/09/2014

La vita non è una passeggiata, lo sappiamo tutti. Il percorso è pieno di difficoltà, è disseminato di trappole, basta poco e ci si casca dentro. 

Ci capita di sbagliare e, come conseguenza, di subire punizioni. Ci può stare.