lunedì 3 dicembre 2012

Le persone che ci circondano

Incontro del 19 novembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Iginia Busisi Scaglia parla delle persone che hanno circondato la nostra vita.
Iginia Busisi Scaglia, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi il cielo è grigio e una fitta pioggia riga la città, ticchettando allegramente sul tappeto di foglie autunnali. Azalen e Simone arrivano trafelati, e scorgono Iginia Busisi sotto l’ombrello, insieme, varcano il pesante portone. Al Sesto, dove ormai trucco e parrucco ha preso possesso della cella più capiente, li dirottano verso la stanzetta, dove Animabella si affretta a disporre le sedie in cerchio. Qui viene loro incontro sorridente Lozio, annunziando la sua disavventura (un granchio preso dal suo legale che gli aveva comunicato una data diversa di scadenza dei termini di detenzione). E’ grande il piacere di vedere una colonna del gruppo ancora lì, Azalen e Simone scherzano sul fatto che sono contenti che ancora per qualche tempo non sia liberante. Simone legge il resoconto e di seguito la lettera scritta da Giorgio Cesati per i detenuti. I primi a parlare riconoscono che è la verità quella trasmessa, anche se dura; Giocadinuovo nota che Giorgio Cesati è uno di quelli che durante gli incontri “si mostrava molto vicino a noi e si metteva al nostro livello, cercava di toglierci quella sofferenza”. Lozio augura che in futuro possano essere "più oro e meno minerali", parafrasando un passaggio del testo in cui si paragonano le persone in carcere a dei minerali, a oggetti inanimati. Ma Giorgio riferisce quella sensazione anche a se stesso, la sua è una denuncia vibrante della condizione disumana derivata dalla privazione della libertà, privazione che lui estende a tutte le prigionie e alle gabbie mentali dentro le quali si sopprime ogni impulso vitale. Inoltre, punta lo sguardo sull’angoscia dell’immobilità (del pensiero e dell’azione), che tocca coloro che sono forzatamente chiusi in spazi angusti mostrando come possa combattersi attraverso la scrittura, antidoto al veleno dell’oblio.




Iginia interviene, forse un po' urtata da quelle parole, sostenendo che quando si è giovani c’è la pulsione del protagonismo che può portare a sbagliare, "per me non siete minerali, siete come i miei nipoti", poi confida, "ho avuto un atteggiamento duro con i miei figli, mentre con i miei nipoti, passo il tempo a osservarli, a guardare i particolari e sono più distaccata dal punto di vista educativo". Rammentando il tema delle piccole cose piene di calma e serenità, che aveva fatto da battistrada dell’ultimo incontro, annuncia di volere dedicare questo incontro alle persone che ci hanno circondato e che ci circondano e che hanno condizionato la nostra vita. Trasmettere la sensazione e l’emozione di benessere è un dono di certe persone , mentre ve ne sono delle altre che inducono a fuggire perché ci mettono un fardello sulle spalle con la loro vicinanza, "spero di trasmettere positività con le mie parole e di parlarvi di esperienze che riconoscete", puntualizza. Legge la prima poesia dedicata al padre, Toscana, ritagliando e donando con i suoi versi alcuni frammenti della sua biografia umana e poetica. E’ figlia di un padre toscano, ci racconta, animato da un grande passione per il vino alla quale ha dedicato impegno e risorse economiche. Poi il tono si fa più pensieroso e si appanna, confessa: “Certe volte sono stata un po’ stronza e mi sarei comportata in modo diverso se avessi avuto la testa di adesso”. La lettura delle altre poesie dilata le pareti della stanzetta e approda ai ricordi vicini e lontani della poetessa, al mare osservato dalla sua finestra, agli affetti di un’intera esistenza, alla piccola galleria di personaggi che le liriche rendono ai partecipanti, nella parola che si fa pennellata di colore e di emozioni. 

Sono sentimenti semplici che strappano a Lozio l’esclamazione "Com’è bella la normalità! Sei sempre alla ricerca di cose speciali, ti svegli la mattina, guardi il sole, quant’è bello!" Iginia conferma, "si cerca di essere felici, si è felici con il gatto vicino che suona il marranzano delle fusa, basta poco". La lettura di un’ultima filastrocca, Le mamme che portano i blue jeans , fa correre la mente a com’è cambiato il costume, con le mamme che calzano stivali, ma hanno ancora una dolce riserva di affetto per i loro bambini. Si parla dell’educazione e del ruolo dei padri, Lozio racconta di quando frequentava la sua parrocchia e il prete gliele suonava di santa ragione "con i coppini" e poi di quando lo ha incontrato, e gli ha detto: "te le davo allora, te le do adesso, anche se hai la divisa!" Il padre non è solo "chi ti ha procreato, ma chi ti fa crescere", osserva. Poi Giocadinuovo accenna all’imminenza del processo, che assorbe tutti i suoi pensieri, ammette di sentirsi sottotono, Speedy Gonzales lo esorta a smettere di cantare, sostenendo la propria superiorità artistica, parte un gustoso battibecco, mentre Lozio borbotta, guardando in tralice Speedy Gonzales: "è un Narciso". Speedy si esibisce nel suo cavallo di battaglia Non ci sono amici (una canzone rap) e Giocadinuovo osserva che non è vero, “siamo noi che ci vogliamo circondare di certe persone” Lozio segnala l’importanza dei valori. Ma Speedy risponde "Ci sono tante cose che vorrei scrivere", alludendo a esperienze traumatiche, poi soggiunge orgoglioso guardando Giocadinuovo: "sono capace di scrivere nella tua lingua, ho fatto esperienza di due culture", questi gli replica che ognuno ha le sue qualità. C’è uno scambio di epiteti che fa ridere i presenti, mentre Animabella continua a pizzicare la chitarra, discreto contrappunto alle parole in libertà scambiate in un’atmosfera serena. Si leggono le preghiere composte da Lozio e da Giocadinuovo su invito della poetessa. Iginia commenta commossa: “Prendono il cuore, vengono da dentro e poi si fa il salto di qualità e si usa il noi invece dell’io” Giocadinuovo racconta di essere stato in affido a un gruppo di Comunione e liberazione e parla della sua esperienza. Qualcuno si mostra riluttante a accettare le gerarchie ecclesiastiche e la organizzazione verticistica della Chiesa. Bisogna distinguere tra la chiesa e la religione. Iginia parla dello Spirito Santo che è il Consolatore e l’ispiratore di tutti i nostri atti, Azalen conferma il significato dello Spirito nella dottrina cattolica, guida invisibile che sorregge e indirizza i comportamenti umani.

Giocadinuovo, riferisce di essersi informato riguardo la Soka Gakkai (di cui Antonio Mercurio aveva parlato durante il precedente incontro) "mi hanno detto che sono come i testimoni di Geova del buddismo" Simone risponde dicendo che bisogna avere rispetto di tutte le confessioni e di tutte le diverse filosofie e aggiunge che certamente Antonio non intendeva indottrinare ma soltanto proporre una sua scelta spirituale convinto della sua capacità trasformativa.  

Animabella intona una canzone di Celentano Il ragazzo della via Gluck e Lozio e poi tutti gli altri si uniscono Mentre le parole del molleggiato varcano la stanzetta per spandersi nel corridoio, l’agente fa capolino e avverte che è ora di andare. Saluti e la ripromessa di rivederci il prossimo lunedì con i due Cesati (padre e figlio) concludono l’incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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