lunedì 29 aprile 2013

Disegno dei moderatori del Libroforum


PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Disegno dei moderatori del Libroforum
di Zero

Da sinistra: Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico e Giorgio Cesati Cassin


domenica 28 aprile 2013

Per un paio di ore in carcere - Sonja Radaelli

Incontro del 9 aprile, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Considerazioni di Sonja Radaelli (vai QUI per il resoconto)
Amiche in tutto anche quando decidiamo di varcare quella soglia. È il carcere. Io e Antonella partecipiamo a questo progetto voluto fortemente da Simone, un ragazzone alto alto, barba incolta, sguardo penetrante e tanta voglia di “fare qualcosa” qualcosa che possa aiutare a capire, a capirsi, e lo fa nel modo che io più apprezzo: attraverso la letteratura, la poesia, l’incontro, la cultura. In carcere una sola cosa non manca, il tempo. Non so quali aspettative abbiano le donne della sezione femminile, di certo io, Antonella e nostri giovani accompagnatori Davide, Francesco e Lorenzo non ci illudiamo di trovare un pubblico attento, ma siamo pronti a rendere speciale questo tempo che a loro è concesso. Proponiamo il tema delle “scelte”, scelte che determinano a volte anche la vita degli altri, scelte ingiuste, scelte per amore, per dovere o anche la scelta di sbagliare e lo facciamo attraverso i numerosi personaggi de La Pietra dei Sogni, il romanzo di Antonella condito di scelte anche sofferte. Introduce Lorenzo, poi Francesco, con voce profonda e senza incertezze, legge alcune pagine, è la storia di Filippo uno dei protagonisti, una storia forte sotto molti aspetti. Le donne ammutoliscono per qualche istante e si guardano l’un l’altra con aria smarrita. Interviene la psicologa del carcere, poche parole, ma esaustive e da lì parte come d’incanto una bellissima analisi sull’argomento “scelte” ne conoscono tutti gli aspetti, Loro. Noi non giudichiamo non siamo venuti per questo.


venerdì 26 aprile 2013

Lettera di Vera Ambra di Akkuaria

Incontro del 9 aprile, 2013 Milano Casa circondariale San Vittore
Durante il primo incontro del progetto Parole in Libertà viene letta la lettera di Vera Ambra
(vai QUI per il resoconto)
Vera Ambra - fondatrice associazione Akkuaria

Lettera alle detenute di San Vittore:

Carissime,
da piccola, mi hanno insegnato che siamo tutti fratelli e sorelle; a scuola mi hanno insegnato a scrivere sulla lavagna da una parte i buoni e dall'altra i cattivi... Poi invece, ci ha pensato la vita a farmi capire che non tutto il male è male e viceversa. In questo momento vorrei essere presente tra voi e abbracciarvi tutte allo stesso modo e abbracciarvi più forte perché siete state meno fortunate delle altre. 
Prima di tutto, vorrei raccontarvi di un breve episodio della mia vita, questo forse mi permetterà di entrare nel vostro cuore... 


Disegno di campo di girasoli

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Disegno di campo di girasoli
di Zero


martedì 23 aprile 2013

Carta di Milano e diritti del detenuto

Incontro del 15 aprile 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Oreste Pivetta parla della Carta di Milano e del diritto all'oblio. 
Oreste Pivetta, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Il tepore della primavera alita finalmente sulla città in pieno risveglio, la luce si è fatta più morbida e le panchine dello spiazzo verde davanti San Vittore si sono ripopolate di parenti, visitatori, avvocati, gente che legge o si gode l’ombra.. Azalen e Simone al bar attendono Oreste Pivetta, sono puntuali. Un caffè al volo, poi insieme varcano il portone. Al sesto l’ispettore fa sgombrare l’aula cella, ancora occupata dal corso Cuminetti, mentre i partecipanti arrivano a piccoli gruppi. Nell’attesa, Animabella, preso possesso della chitarra, intona una canzone mesta. Continua a strimpellare qualche nota mentre Iena – su invito di Simone - legge il resoconto. Azalen, un po’ impacciata, presenta Oreste Pivetta a due nuovi partecipanti, chiede se le sue attività di giornalista, scrittore, consigliere dell’ordine nazionale dei giornalisti non siano pesanti da sostenere tutte insieme. Oreste Pivetta risponde con un aneddoto sul suo amico Renzo Piano che al telefono gli annunciava sempre di essere in partenza per la Paupasia, e di dovere proseguire per Parigi, New York e altri posti esotici e non. Al che, un giorno, Pivetta gli chiede: "Come fai a resistere, sempre in viaggio.." e l’altro gli risponde: “Meglio che lavorare in miniera”. Pivetta sorride perché anche per lui il giornalismo è “meglio che lavorare in miniera”, poi si diffonde a parlare dei compiti dell’Ordine di cui fa parte. Simone chiede “Cosa ne pensi della proposta di abolire gli ordini professionali?” Pivetta risponde che dipende da come operano, se sono delle gabbie che precludono l’accesso o organismi che proteggono e rappresentano una doppia garanzia. Accenna alla Carta di Treviso e alla Carta di Milano. Quest’ultima riguarda i diritti del detenuto, in primo luogo il diritto all’oblio che non deve però scontrarsi con il diritto di cronaca. 


domenica 21 aprile 2013

Parole in libertà

Incontro del 9 aprile 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Primo incontro del progetto Parole in Libertà 
Sonja Radaelli, Antonella Cavallo, Lorenzo Lossani, Davide Radaelli, Lorenzo Beilin, Azalen Tomaselli 
Simon Pietro De Domenico con le detenute.
Il resoconto di oggi non è su un incontro al sesto secondo ma su un incontro al femminile.

Oggi, infatti, si inaugura il progetto Parole in libertà, che sostituisce al femminile il nostro vecchio progetto Ascolto e confronto. Nella nuova formula, che ricalca il Libroforum, si vogliono gettare dei ponti immaginari tra il dentro e il fuori, proponendo degli incontri tra persone che operano nel campo dell'arte e della creatività e le detenute. Lo scopo è  di favorire lo scambio, l'elaborazione di testi e la riflessività, senza trascurare la possibilità di condividere momenti di svago e di gioco. Vogliamo aiutare (e aiutarci) a approdare a una maggiore comprensione della nostra vita, delle nostre scelte e delle direzioni che intendiamo intraprendere, ma vogliamo anche divertirci e trascorrere insieme momenti di lieta "evasione".

In questo nostro progetto abbiamo trovato la convinta partecipazione delle scrittrici Antonella Cavallo e Sonja Radaelli, con le quali abbiamo organizzato il primo incontro.


martedì 16 aprile 2013

Oreste Pivetta racconta Franco Basaglia

Incontro del 8 aprile 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Oreste Pivetta presenta il libro Franco Basaglia il dottore dei matti 
Oreste Pivetta, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Milano è sferzata da una pioggia insistente, il cielo è una cupa distesa grigia che si confonde con l’asfalto della strada battuta dal traffico. Oreste Pivetta aspetta davanti il bar di via degli Olivetani. E’ senza ombrello. Ha dato un solo elemento segnaletico per farsi riconoscere: "sono senza capelli", ma è facile individuarlo, nonostante si ripari con il berretto di lana nell’andirivieni dell’ora di punta, per l’aria di quello che non ha fretta e ha il gusto di osservare ciò che gli gira intorno. Insieme il gruppo varca il portone di San Vittore. Al sesto qualcuno è andato all’aria, nonostante la pioggia, qualcuno prende una pausa dal corso precedente fumando nel corridoio. Animabella si appropria della chitarra nell’attesa e strappa qualche nota. E’ Zero a rivolgere la prima domanda all’ospite: “Qual è il lavoro della sua vita e la sua passione?”. L’ospite spennella con garbo la sua biografia con pochi colpi. “Sono nato da una famiglia povera del Friuli, mio padre era un falegname, aveva come titolo di studio la terza elementare ma aveva l’ambizione di farmi studiare. Uno dei miei primi lavori è stato quello di giornalista e ho cominciato da abusivo, poi sono andato all’università e ho iniziato a lavorare in un’agenzia di stampa sportiva. Scrivevo i pezzi per i giornali di provincia, con me c’era Maurizio Cucchi (autore di Il disperso) che è diventato un poeta di valore della scuola milanese". Snocciola altri nomi Pontiggia, Neri, Sereni e precisa: Milano è stata la culla di molti poeti. Poi Oreste Pivetta parla con orgoglio del suo giornale l’Unità, in cui ha lavorato per 40 anni, a partire dai tempi di Enrico Berlinguer. Traccia per l’uditorio una breve storia dell’organo del PCI, fondato nel 1924 da Antonio Gramsci e pubblicato clandestinamente durante il Fascismo, molti giornalisti finirono a Auschwitz, dice. Durante gli scioperi del ’43 – nati dalla fame - in uno dei reparti della Fiat Mirafiori a Torino, L’Unità uscì invitando gli operai a scioperare e accelerò la caduta del regime. Dopo questa breve carrellata sui suoi esordi nel giornalismo. Oreste Pivetta passa a parlare delle ragioni che lo hanno spinto a scrivere una biografia su Franco Basaglia: Franco Basaglia Il dottore dei matti, pubblicata da Dalai editore nella collana I Saggi


sabato 6 aprile 2013

Raggio numero sei di Federico Riccardo Chendi

Durante l'incontro del 19 novembre 2012 Federico Riccardo Chendi ha promesso ai detenuti che avrebbe scritto un testo sulla sua esperienza in carcere. Questo scritto è stato letto durante l'incontro del 14 marzo 2013


venerdì 5 aprile 2013

Giancarlo Pontiggia e Il respiro del mondo

Incontro del 25 marzo 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Giancarlo Pontiggia ascolta la radio che trasmette le canzoni dei detenuti 
Giancarlo Pontiggia, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Un arabesco di fitte nuvole sorvola la città. Nell’aria un chiarore grigio e monotono richiama le atmosfere di vecchi film di Renoir. Giancarlo Pontiggia varca con Azalen il portone di San Vittore per unirsi a Simone già in matricola. Al sesto, l’aula-cella è impegnata, ma si entra puntualmente in attesa che giungano i partecipanti. Arrivano solo in quattro, molti sono malati o all’aria - riferisce con aria da cospiratore - il bibliotecario. Come di rito, Azalen legge il resoconto. Al termine, commentandolo, Giancarlo Pontiggia lo paragona al suono gracchiante della radio che ascoltava di notte, quando era ancora un ragazzo, e essendo figlio unico, passava molte ore da solo. In quelle voci che si inanellavano misteriosamente spiega di avere individuato il primo sintomo di una vocazione poetica dispiegatasi con il tempo: ”La poesia è nata per me dal fascino di quelle voci straniere piene di verità, intervallate da musiche di vario tipo.. di quei mondi di cui non sapremo mai niente, un immenso di cieli e di terre” che mi hanno suggerito “la voglia di scrivere e pensare”, precisa.