sabato 31 gennaio 2015

Federico Riccardo Chendi e Daniela Ambrosio. La periferia è il futuro.

Incontro del 15 gennaio 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Federico Riccardo Chendi e Daniela Ambrosio presentano i loro libri.
Federico Chendi, Daniela Ambrosio, Azalen TomaselliLeandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.

Periferia - Mario Sironi (1922)
Oggi al Libroforum il gruppo è dimagrito. Simone, Leandro, Federico Riccardo Chendi (Che ha già partecipato a un precedente incontro del Libroforum. Vedi QUI) e Daniela Ambrosio iniziano l’incontro, mentre i partecipanti arrivano alla spicciolata. Anche Azalen giunge con un’ora di ritardo e trova alcuni iscritti in corridoio. 

Dopo lo scambio di saluti, avverte che il resoconto non c’è. La discussione si avvia a fatica per l’inconsueta confusione. L’argomento è il Ligera (www.ligera.it) locale di via Padova, scenario di episodi e di personaggi singolari: un universo sfaccettato, crogiuolo di culture e serbatoio di diversità. 

"Ho riportato delle vere testimonianze", premette Federico Riccardo Chendi che, oltre a occuparsi del suo bar, svolge attività di scrittore e di editore (ligeraedizioni.wordpress.com). La sua iniziativa editoriale nasce dalla consapevolezza che la cultura underground è la sola strada da percorre per uscire dalla stagnazione culturale che Milano sta vivendo. 

Federico, presenta Sparami, una sua raccolta di racconti ispirati a storie vere. Contiene una carrellata di personaggi della Ligera, la mala milanese. Tipi strani che ruotano e frequentano il bar di via Padova, come spiega l’autore, gente che esce dagli schemi o per scelta o per le circostanze, umanità ai margini, che acquista una sua luce e caratterizzazione interiore. 

Fa l’esempio di Chupito, il protagonista del primo racconto, una sorta di mascotte di via Padova, la cui vita è andata storta e che ora a vederlo sembra una persona ordinaria e regolare. Ha perso tutto, ma ha raggiunto un suo equilibrio nella follia. 

Federico racconta che lui non vuole frequentare i bar dei "poveracci", vuole stare con le persone dabbene. Chupito è felice, anche se non avrebbe nessuna ragione per esserlo, e la sua felicità dà quasi fastidio. 

mercoledì 28 gennaio 2015

Donna mia

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Donna mia. 
di Jorge

Tu donna mia,
il grano e la luce
tu mio piccolo infinito
tu vita mia
come il mare è
il mio cuore solitario

ti cerco

istante di felicità
emozione
contatto
una lacrima
tra gli ulivi.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

lunedì 19 gennaio 2015

Cattiveria e bontà

Incontro del 8 gennaio 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Shakespeare's Villains di Steven Berkoff, tra cattiveria e bontà.
Azalen TomaselliLeandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.

La visione dopo il sermone - Paul Gauguin (1888)
Cattiveria (etimologia): da "cattivo" agg. [lat. captīvus «prigioniero», der. di capĕre «prendere»; il sign. odierno ha avuto origine dalla locuz. del lat. crist. captivus diabŏli «prigioniero del diavolo»]. – È l’opposto di buono, in quasi tutti i suoi significati.

Bontà (etimologia):  [lat. bonusdal più antico duonus, successiva trasformazione della d in b, la cui derivazione si attribuisce: alla radice sanscrita dve = felice; alla contrazione di divonus, a sua volta dalla radice sanscrita div = splendere, a stessa che dà origine alla parola dioÈ l’opposto di cattivo.

Cattiveria (significato): Treccani

Bontà (significato): Treccani


Oggi il Libroforum si interroga su bontà e cattiveria. Dopo avere letto il resoconto, Simone propone il tema, che inizialmente lascia tiepido l’uditorio. Qualcuno identifica la cattiveria con l’ira sostenendo che a volte da una piccola scintilla divampa un grande incendio. 


Sull’eco dell’argomento discusso nell’incontro scorso si commenta: “Chiunque provocato, può dar sfogo alla violenza e non è facile non rispondere.” Si azzarda un matrice per l’ira: l’ignoranza, per Adam. 

Simone osserva che la violenza elimina la parte razionale: non reagire è una questione di forza interiore. Oggi, per un’inezia si viene alle mani, per uno sguardo a una ragazza si finisce a coltellate. 

Poi spiega di avere trovato spunto, per il tema odierno, da uno spettacolo di Steven Berkoff, un attore e drammaturgo inglese che ha portato sulle scene uno spettacolo su I cattivi di Shakespeare (Shakespeare’s Villains).. Una carrellata di personaggi che va da Iago, l’invidioso, a Riccardo III, il cattivo geniale, a Macbeth, il vorrei ma non posso, a Coriolanus, violento e prepotente perché viziato dalla mamma Volumnia che lo adora e così via; 

una cattiveria declinata in vari modi, esemplificativa della brama di potere che, mescolata a crudeltà, genera esseri umani mostruosamente accaniti gli uni verso gli altri. Una catalogazione di varie forme di crudeltà che scaturisce da una condizione di non avere ricevuto amore, secondo Berkoff, Simone non esita a stimolare i partecipanti a dare una definizione personale di cattiveria e di bontà. 

lunedì 12 gennaio 2015

VII Giornata del volontariato: "Lezioni" di giustizia e carcere a scuola

VII Giornata del volontariato 

Una mano tira l’altra, per un mondo più solidale. 
Una mattinata per conoscere i tanti volti del volontariato.



29 ottobre 2014 Milano

Organizzato da Istituto di istruzione superiore "Cremona".

Con il contributo di:
Ciessevi, Croce Rossa Italiana, Avis, Legambiente, LiberanteProgetto Integrazione
Studio assistito tra pari, Fondazione Aquilone OnlusSocietà di San Vincenzo De Paoli, L'amico Charly, La Lanterna, Doposcuola Confalonieri Locatelli Fabbri.


Liberante ha partecipato a un incontro con i ragazzi degli Istituti Zappa e Cremona, per parlare di volontariato in carcere.



Milano. Una intera giornata dedicata al volontariato. Protagonisti gli istituti Zappa e Cremona che si sono attrezzati per accogliere alcune delle numerose associazioni che compongono l’universo variegato del terzo settore. 

Nell’aula rossa dell’istituto Zappa si sono avvicendati gli allievi della quarta e quinta classe dell’ITIS e del liceo scientifico per un inedito sguardo sul pianeta carcere. 

Dalle 10.00 alle 13.00, i volontari di Liberante hanno raccontato ai giovani che gremivano la sala le attività svolte in favore delle persone ristrette del reparto protetti e del reparto femminile di San Vittore. Simone, Azalen, Dana, una detenuta che sta scontando una pena alternativa a Lodi in una residenza per rifugiati politici del Maghreb, e Sonja hanno cercato di svelare ciò che c’è dietro le mura di un istituto penitenziario. 

Azalen apre la presentazione del progetto, spiegando il perché si sia scelto di chiamare Liberante il blog che pubblica i resoconti degli incontri tra le persone detenute e gli scrittori. 

E’ una parola che suggella la fine della carcerazione, un annuncio con il quale si restituisce ai reclusi il ritorno alla vita normale. Di solito l’annuncio recato da un agente di polizia penitenziaria è seguito da ovazioni di gioia, abbracci, strette di mano, lacrime per il distacco, dopo mesi, a volte anni, vissuti nella stessa cella. Perché le amicizie in carcere sono profonde. 

Simone spiega a un uditorio attento e disciplinato la differenza tra una casa di reclusione, dove permangono i detenuti che hanno avuto una sentenza di condanna, e una casa circondariale dove vengono trasferiti gli imputati dopo l’arresto, in attesa di giudizio. 

Poi descrive l’edificio di San Vittore, in origine un convento, trasformato solo più tardi in struttura detentiva. Improntato al modello settecentesco del panopticon presenta una pianta a sei raggi o reparti che si dipartono da un ampio locale centrale, “la rotonda”. 

Ogni reparto ospita una particolare tipologia di reati: tossicodipendenti, giovani adulti, pazienti psichiatrici, delinquenti comuni, appartenenti a bande o a cosche mafiose; in particolare, il sesto secondo è il reparto dei “protetti”, individui soggetti a misure di protezione in quanto invisi al resto della popolazione carceraria. 

Comprende pentiti, collaboratori di giustizia, ex appartenenti alle forze dell’ordine, transgender, omosessuali, autori di reati a sfondo sessuale come maltrattanti, stalker, pedofili, etc. “Il carcere nel carcere”, così è definito dai suoi abitanti per le più severe misure restrittive. 

Anche se, negli ultimi tempi la situazione di sovraffollamento è migliorata, per effetto delle minacce pendenti di migliaia di ricorsi alla Corte Europea, che espongono l’Italia al pagamento di salate sanzioni pecuniarie (100.000 euro per ogni 7 detenuti).

Liberante, spiega Simone, ha l’obiettivo di gettare un ponte tra il carcere e la cittadinanza, "perché in carcere possono andare anche persone come noi che fino al momento della carcerazione hanno condotto una vita regolare"Bisogna sfatare certi stereotipi e non considerare il luogo di reclusione in termini negativi. 

La funzione della pena è non solo afflittiva, ma soprattutto rieducativa e deve tendere a restituire alla società una persona migliore. 

venerdì 9 gennaio 2015

La provocazione

Incontro del 18 dicembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

La provocazione.
Azalen Tomaselli,Giorgio Cesati, Leandro Gennari, Iginia BusisiSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.

L.H.O.O.Q - Marcel Duchamp (1919)


Provocazione (etimologia): s. f. [dal lat. provocatio -onis (der. di provocare: v. provocare), che significava, oltre che «invito alla lotta, sfida al combattimento o a un duello», anche «appello a un giudice superiore»].

Provocazione (significato): Treccani


Oggi l’approssimarsi del Natale, si avverte nel viavai festoso sulle strade, dove persone con grossi involti si affrettano a rientrare a casa e nei volti sorridenti dei passanti che rispecchiano l’attesa delle feste in arrivo. Perfino lo strombazzare dei clacson e il rombo dei motori aggiungono una nota di insolita allegria al tran tran quotidiano. 

Azalen, Simone, Giorgio, Iginia e Leandro si ritrovano nello spiazzo alberato e insieme varcano il portone di San Vittore per salire al sesto secondo. 

Dopo la lettura del resoconto, l’argomento introdotto a corollario del bullismo è la provocazione

Fatta una breve nota sulle origini della parola da pro = avanti e voco = chiamare si cerca di circoscriverne l’ambito del discorso, limitandolo all’analisi di quella strategia comunicativa realizzata ad arte per destabilizzare l’equilibrio dell’altro. 

La provocazione è infatti una tecnica adottata in modo consapevole e a volte inconscio che fa uso del linguaggio gestuale e verbale, per raggiunge lo scopo di svilire l’avversario prescelto. 

Qualche partecipante osserva che la provocazione non è necessariamente negativa citando l’esempio della provocazione sessuale usata per risvegliare il desiderio nel partner o in chiunque si voglia sollecitare o la provocazione intellettuale. 

giovedì 1 gennaio 2015

Buon 2015 da Liberante

Tanti auguri e felice anno nuovo da Liberante.

Baby New Year - John T. McCutcheon (1905)