VII Giornata del volontariato
Una mano tira l’altra, per un mondo più solidale.
Una mattinata per conoscere i tanti volti del volontariato.
29 ottobre 2014 Milano
Organizzato da Istituto di istruzione superiore "Cremona".
Con il contributo di:
Ciessevi, Croce Rossa Italiana, Avis, Legambiente, Liberante, Progetto Integrazione,
Studio assistito tra pari, Fondazione Aquilone Onlus, Società di San Vincenzo De Paoli, L'amico Charly, La Lanterna, Doposcuola Confalonieri Locatelli Fabbri.
Liberante ha partecipato a un incontro con i ragazzi degli Istituti Zappa e Cremona, per parlare di volontariato in carcere.
Milano. Una intera giornata dedicata al volontariato. Protagonisti gli istituti Zappa e Cremona che si sono attrezzati per accogliere alcune delle numerose associazioni che compongono l’universo variegato del terzo settore.
Nell’aula rossa dell’istituto Zappa si sono avvicendati gli allievi della quarta e quinta classe dell’ITIS e del liceo scientifico per un inedito sguardo sul pianeta carcere.
Dalle 10.00 alle 13.00, i volontari di Liberante hanno raccontato ai giovani che gremivano la sala le attività svolte in favore delle persone ristrette del reparto protetti e del reparto femminile di San Vittore. Simone, Azalen, Dana, una detenuta che sta scontando una pena alternativa a Lodi in una residenza per rifugiati politici del Maghreb, e Sonja hanno cercato di svelare ciò che c’è dietro le mura di un istituto penitenziario.
Azalen apre la presentazione del progetto, spiegando il perché si sia scelto di chiamare Liberante il blog che pubblica i resoconti degli incontri tra le persone detenute e gli scrittori.
E’ una parola che suggella la fine della carcerazione, un annuncio con il quale si restituisce ai reclusi il ritorno alla vita normale. Di solito l’annuncio recato da un agente di polizia penitenziaria è seguito da ovazioni di gioia, abbracci, strette di mano, lacrime per il distacco, dopo mesi, a volte anni, vissuti nella stessa cella. Perché le amicizie in carcere sono profonde.
Simone spiega a un uditorio attento e disciplinato la differenza tra una casa di reclusione, dove permangono i detenuti che hanno avuto una sentenza di condanna, e una casa circondariale dove vengono trasferiti gli imputati dopo l’arresto, in attesa di giudizio.
Poi descrive l’edificio di San Vittore, in origine un convento, trasformato solo più tardi in struttura detentiva. Improntato al modello settecentesco del panopticon presenta una pianta a sei raggi o reparti che si dipartono da un ampio locale centrale, “la rotonda”.
Ogni reparto ospita una particolare tipologia di reati: tossicodipendenti, giovani adulti, pazienti psichiatrici, delinquenti comuni, appartenenti a bande o a cosche mafiose; in particolare, il sesto secondo è il reparto dei “protetti”, individui soggetti a misure di protezione in quanto invisi al resto della popolazione carceraria.
Comprende pentiti, collaboratori di giustizia, ex appartenenti alle forze dell’ordine, transgender, omosessuali, autori di reati a sfondo sessuale come maltrattanti, stalker, pedofili, etc. “Il carcere nel carcere”, così è definito dai suoi abitanti per le più severe misure restrittive.
Anche se, negli ultimi tempi la situazione di sovraffollamento è migliorata, per effetto delle minacce pendenti di migliaia di ricorsi alla Corte Europea, che espongono l’Italia al pagamento di salate sanzioni pecuniarie (100.000 euro per ogni 7 detenuti).
Liberante, spiega Simone, ha l’obiettivo di gettare un ponte tra il carcere e la cittadinanza, "perché in carcere possono andare anche persone come noi che fino al momento della carcerazione hanno condotto una vita regolare". Bisogna sfatare certi stereotipi e non considerare il luogo di reclusione in termini negativi.
La funzione della pena è non solo afflittiva, ma soprattutto rieducativa e deve tendere a restituire alla società una persona migliore.