lunedì 27 gennaio 2014

Pensieri dell'Io di Leandro Gennari

Incontro del 16 dicembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Leandro Gennari e il suo viaggio tra i ricordi.
Leandro Gennari, Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il cielo è arabescato da nuvole che si librano nell'aria umida, come volute di fumo grigio. Azalen e Simone al bar di via degli Olivetani attendono Leandro Gennari; Lo intravedono nel piccolo spiazzo antistante il portone. Dopo la rituale trafila dei controlli, arrivati al sesto secondo, trovano il cerchio delle sedie più largo. 

Simone illustra il Libroforum ai nuovi partecipanti e Azalen introduce l'ospite che si presenta, raccontando la sua lunga carriera di medico chirurgo: per 40 anni primario all'Istituto dei tumori e per 20 chirurgo all'Humanitas (www.humanitas.it). 

Il tono è discreto, socratico, affabile. Azalen chiede di raccontare un episodio che a suo tempo suscitò clamore mediatico. Un suo giovane paziente, subita l'amputazione di una gamba per un sarcoma, dopo qualche anno doveva operarsi per l'insorgenza di un nuovo tumore, indipendente dal primo, dall'altra parte del bacino. Per salvarlo occorreva asportare la gamba rimasta. Parlando del caso, l'equipe decise di trasportare dall'altro lato la gamba sana. L'intervento, delicatissimo, durato dieci ore ebbe successo. Il giovane una volta dimesso venne invitato in televisione e quando lo informarono che era presente tra il pubblico il professore che l'aveva operato, lui lo salutò: “Ciao, papà”. Si commuove Leandro Gennari, nel rievocare questa storia, poi continua a trarne spunto per una riflessione generale: 

Davanti i tumori noi dobbiamo perdere... ci sono momenti della vita in cui le cose vanno storte e siamo vittime delle circostanze, bisogna mettersi dalla parte della ragione e questo vuol dire essere amati, aiutati”, e prosegue: “ci sono situazioni professionali in cui bisogna intervenire drasticamente, incidere anche nella vita”. 

Azalen accenna al libro di Leandro Gennari, che uscirà tra poco, edito da Mursia e che affronta il tema del complesso rapporto tra politica e medicina. Gio cita il caso Di Bella e le aspre polemiche tra sostenitori e detrattori della cura. L'ospite replica con la serenità dell'uomo che si attiene ai dati scientifici: “La scienza medica è basata su esperienze mondiali”, e richiama i formidabili progressi, ottenuti nella lotta ai tumori e intrecciandoli con la sua esperienza sul campo. 

Appena laureato, sono andato all'istituto dei tumori”, precisa “... e allora l'80, il 90% delle persone moriva; oggi la stessa percentuale arriva in condizioni di essere curata bene; per il tumore alla prostata circa l'84% guarisce. Sono dati confortanti, la cura Di Bella era omeopatica, la stessa questione sorge oggi con le staminali”. 

Mamma

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Mamma
di Baker

Mamma la prima parola che impariamo
a pronunciare
la prima persona che ci insegna
a amare
e anche se sembra che ci voglia
solo giudicare

giovedì 23 gennaio 2014

Destinatario sconosciuto di Katherine Kressman Taylor

Incontro del 18 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La vendetta può pacificare l'animo?
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il freddo morde la città, il cielo è sgombro di nuvole e faville di sole si posano sui palazzi. Azalen e Simone incontrano il gruppo del Libroforum. Giorgio è rimasto a casa per un'infreddatura. 

Come sempre è la lettura del resoconto a riportare i partecipanti agli argomenti affrontati e a dare un filo conduttore al ritrovarsi insieme. Vince propone un brano del suo romanzo in cui si parla di rapporti tra persone che cambiano in meglio portando benessere anche nell'ambito dei rapporti familiari. 

Simone ha con sé Destinatario sconosciuto, un romanzo epistolare ispirato a una storia vera, composto da Katherine Kressman Taylor. E' la storia di due amici emigrati in America le cui strade si separano in seguito all'ascesa del nazifascismo e della persecuzione razziale. 

mercoledì 22 gennaio 2014

L'importanza di leggere

Incontro del 30 dicembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
I nuovi Adamo ed Eva di Nathaniel Hawthorne.
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi la pioggia ha dato tregua alla città e un tiepido sole riscalda le strade percorse dal traffico. Non ci sono ospiti, viene proposto il racconto I nuovi Adamo ed Eva di Nathaniel Hawthorne. Azalen legge poche righe, Simone notando sguardi distratti, chiede ai partecipanti di raccontare quanto è stato letto. Nessuno ha ascoltato, ognuno ha i propri pensieri. 

La scrittura di Hawthorne è complessa, richiede concentrazione. Simone invita i partecipanti a sforzarsi di comprendere il significato di quelle poche righe. Azalen legge il primo paragrafo. Si cerca di comprenderlo, di sviscerarlo, di soppesarne le parole, poi si prosegue con il secondo paragrafo. Adesso i partecipanti sono attenti, interrogati propongono la loro verità su quanto si è letto. 

Proseguendo con questo metodo non si leggono che poche pagine, ma non importa, quello che conta è l'approccio diverso al libro, ora si cerca di comprendere il significato del testo, prima ci si limitava a ascoltare annoiati parole sconnesse. 

Spronati da Simone tutti intervengono e dicono la propria. Non c'è chi ha ragione né chi ha torto. Tutti colgono aspetti diversi, osservati da prospettive diverse. Insomma, tutti hanno vissuti diversi e quindi verità diverse, il libro può anche essere un mezzo per comprendersi. 

martedì 21 gennaio 2014

Conforto per chi è depresso

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Conforto per chi è depresso
di Gio

Le giornate scorrono sempre uguali contando i giorni lunari che il tempo ha fissato. 
In realtà a ciò il mio cuore incomincia a tremare. Pensando al mio destino, qui, con il cuore rotto e le mie parti interne dolenti. 

Chiedo la pace mentale, che al peggio non mi faccia pensare. Io voglio reagire, ma l'ansia mi assale, ma mi può consolare il fatto che tutta la creazione conntinui a gemere e ad essere in pena. 

Io qui uno che mi sappia ascoltare, vorrei trovare, ma poi invece i suoi guai devo assorbire, e quindi devo reagire perché lui devo rafforzare, e anche se una lacrima mi riga il viso per lui la devo richiamare e un sorriso devo abbozzare. 

lunedì 20 gennaio 2014

Riflessioni sull'incontro con Martina Tombari

Incontro del 2 dicembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Riflessioni sulla mediazione penale.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.

Una bella giornata, nell'aria briciole di sole che si posano dovunque. Azalen, Simone sono puntuali e si ritrovano con Giorgio Cesati Cassin al bar d'angolo. Qui li raggiunge Leandro Gennari, un medico che desidera partecipare agli incontri del Libroforum. 
Poi solita trafila di porte e cancelli fino al sesto secondo dove il bibliotecario comunica che i partecipanti si faranno attendere perché partecipano a un altro incontro. Dopo un buon tempo di attesa arrivano. L'incontro di natura religiosa suggerisce a Giorgio una confidenza rispetto alla sua fede: nel suo elettrocardiogramma da crisi religiose, si trova nella linea isoelettrica, nel punto di passaggio che può andare in su e in giù. Si definisce un agnostico. Ma, soggiunge, quelli che si proclamano atei somigliano a quelli che negano di essere superstiziosi, quando si salutano si preoccupano di non incrociare le mani! 
Dopo queste divagazioni, lo stesso Giorgio legge il resoconto e Simone per non annoiare racconta a voce quanto si è scritto sull'incontro avuto con Martina Tombari
E' lo spunto per raccogliere qualche opinione sulla utilità di una giustizia riparativa, al di fuori delle aule dei tribunali. Azalen precisa che la mediazione è legge e è prevista da alcuni articoli del codice, ma che stenta a diffondersi per la resistenza di alcune categorie professionali. 

Befana

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Befana
di Gio

La befana viene di notte con le scarpe tutte rotte. 
Quante volte abbiamo sentito questa filastrocca. Notte. 
Anche qui me l'hai portata, ma regali non ha dato, per qualcuno solo carbone di zucchero, che ai bambini piace assai. 

Con la sua scopa di saggina, è volata e il globo ha visitato. Ansia e gioia ha dispensato, ma nel cuore ha anche scavato. 

Sì, perché qui si può meditare e ai propri problemi pensare. Tutte le feste porta via, anche se a qualcuno non piace assai, perché ai bei ricordi l'ha portato, quando a casa festeggiava, per la gioia della bambina, la vecchietta di peluche, Portava caramelle e cioccolata e poi a nascondino si giocava e a cavalluccio quante volte sulle spalle ti ho portato! 

venerdì 10 gennaio 2014

Bookcity 2013 Carcere - Giustizia e società civile

La giornata inaugurale di Bookcity 2013 è dedicata ai laboratori di scrittura e lettura in carcere. Partecipano i referenti dei corsi di Bollate, Opera e San Vittore, ci siamo anche noi con Libroforum e Parole in Libertà.

21 novembre 2013, una giornata piovosa. l'Aula Magna della Statale è gremita per celebrare i 250 anni dalla pubblicazione dell'opera di Cesare BeccariaDei delitti e delle pene (1764). E' il primo appuntamento della kermesse editoriale di Bookcity (www.bookcitymilano.it
che inaugura con questo binomio di carcere e cultura gli eventi che si svolgono dal 21 al 24 novembre 2013. Il programma è fitto e scandito in due sezioni, con una mattinata interamente dedicata al tema Giustizia e società civile e il pomeriggio aperto alla presentazione dei laboratori di lettura e scrittura nelle carceri di Bollate, San Vittore e Opera. Dopo i saluti del Magnifico Rettore Gianluca Vago, l'apertura spetta alla presentazione di Oltre la paura di Adolfo Ceretti, docente di criminologia all'Università Bicocca di Milano e di Roberto Cornelli, professore aggregato all'Università Bicocca di Milano. Gli interventi degli autori sono arricchiti dalla lettura di alcuni brani del libro, eseguita dall'attrice Giovanna Bozzolo. Segue una tavola rotonda alla quale partecipano: Pierfrancesco Majorino, Virginio Rognoni, Armando Spataro

L'incontro viene interrotto per una mezz'ora da uno sparuto gruppo di studenti, che megafono alla bocca urla "liberi tutti!", invoca l'amnistia e accusa i relatori di essere collusi con un sistema iniquo e corrotto. Invano Adolfo Ceretti, coordinatore dell'incontro, cerca di invitarli a partecipare al dibattito. Gli studenti gridano "non vogliamo sentire" e dopo aver insultato Armando Spataro, "colpevole" di essere un magistrato, alla spicciolata lasciano l'aula magna.