sabato 14 luglio 2012

La vita è il ricordo di un Lampo

Incontro del 9 luglio 2012 Milano Casa circondariale San Vittoree.
Presentazione della raccolta Di me dell'amore alla vita e due racconti di E.W. Heine
Azalen Tomaselli con i detenuti
Anche oggi Azalen va da sola all’appuntamento del Libroforum. Prende posto nell’auletta. Dalla finestra aperta che si affaccia su una fila di tetti entra un soffio di vento che mitiga l’afa. I partecipanti arrivano dopo un po’, con uno di loro Azalen commenta: Qui stiamo al fresco ..si sta bene. Dopo un attimo di esitazione il detenuto le risponde: E’ una battuta? Si sorride. Un partecipante informa che Giorgio si scusa perché non potrà essere presente, essendo bloccato da un’infiammazione al nervo sciatico. Si inizia con la lettura di una poesia di Pierluigi Bonora, un autore che incontrerà i detenuti il 23 luglio, tratta dalla raccolta Di me dell’amore alla vita. Tentativi di dare estetica ai pensieri, recita il sottotitolo della silloge, che
è una sorta di breviario dell’anima con il quale l’autore ricapitola varie sue esperienze. Un atteggiamento sospeso e perplesso di fronte al trascorrere degli anni, un senso di malinconia e di mistero nelle oscillazioni tra gioia e angoscia, un accorato richiamo all’assurdo ma inevitabile amore per la vita, secondo le parole dello stesso autore, pur sapendo che il pessimismo è sempre lì pronto a contraddirci.. costituiscono la nota dominante di questi versi. In Vita, il dolce e l’amaro, l’alternanza di ricordi e di oblio si riducono a un lampo, a un attimo che si consuma lasciando come unica traccia l’angoscia dello smemorarsi: 

La vita/ è il ricordo di un lampo/ filtrato nella memoria/ deformato dalla fantasia…/ d’altro lampo/ resta sempre/ il desiderio/ D’altri ancora/ la nostalgia/ la nebbiosa immagine/ l’angoscia dell’oblio. 




Un partecipante extracomunitario si offre di leggere lo stesso testo in inglese. Poi Azalen mostra un libretto edito da Edizioni Theoria e invita a leggere un racconto di Ernst W. Heine (link DE) intitolato: La donna ideale. E’ la storia di un uomo che non amando le sorprese e credendo che le donne siano abili, talvolta, nel celare i loro difetti, cerca soltanto quelle la cui avvenenza possa avere constatato prima con i propri occhi. Dopo cioè averle potute vedere senza quegli abiti che spesso occultano macroscopici “errori di natura”. La sua teoria è infatti che i vestiti sono come un menu: mantengono raramente ciò che promettono, per cui si può ordinare un’insalata primavera e ricevere dalla cucina un avvizzito “saluto autunnale”. Fermo nelle sue convinzioni, il protagonista frequenta le saune per soddisfare i suoi appetiti erotici. Proprio in una sauna incontra la sua donna ideale ( bella come la scultura di una fontana) e dà inizio a un fitto corteggiamento. La donna risponde tiepidamente alle sue avances e questo piuttosto che dissuaderlo accende il suo desiderio, spingendolo a pianificare la sua conquista come se fosse l’atterraggio su un pianeta sconosciuto. Fattosi prestare una cabriolet da un amico, egli l’attende all’uscita della sauna e la rimorchia. Il seguito è secondo copione: l’invito al ristorante e la conclusione della serata a casa della donna ideale. Qui lei si offre del tutto disinibita, mentre la pioggia picchietta sui vetri. Ma a un tratto si scioglie dall’amplesso e quando ritorna dopo un poco.. un temporale svela qualcosa che non era stato messo in conto. Il racconto che fa parte di una serie di storie macabre, irride alla pretesa dell’uomo di scegliere la propria donna solo in funzione di criteri estetici. La bellezza, qui, piuttosto che valore, diventa l’unico punto di contatto tra uomo e donna, e la donna è studiata come un qualsiasi oggetto. Il tema non viene però molto recepito dai partecipanti che colgono solo l’ambivalenza e l’effetto spiazzante del finale. Dello stesso tenore, il secondo racconto, intitolato La scommessa. Anche qui una ragazza innocente raggira un impiegato postale con il pretesto di una stramba scommessa di cento marchi fatta con il fidanzato: dimostrare che gli impiegati alle poste della Baviera non sono dei burberi tradizionalisti, privi di ogni senso dell’umorismo. Per provare tale
verità, gli chiede e ottiene il timbro postale da stampigliarsi sul petto e sul sedere. L’impiegato, non indifferente alla sua prorompente bellezza, dapprima tentenna, poi cede. In realtà la scommessa non esiste ma è un astuto inganno con il quale l’avvenente ragazza trucca la gara di un appalto edilizio apponendo alla sua offerta il costo più basso (dopo aver conosciuto le offerte pervenute dalle altre ditte grazie a un complice) e inoltrandola con la data di due giorni prima (per la quale fa fede il timbro postale) all’Ufficio Lavori Pubblici. Il racconto si fonda soprattutto sul rovesciamento della situazione iniziale, qui ciò che appare sconcertante e bizzarro rivela una sua logica economica, anche se truffaldina. Non c’è molto tempo per fare delle riflessioni sulle tecniche di scrittura di questo interessante autore che costruisce le sue
storie, pescando nell’immaginario e negli incubi dell’uomo contemporaneo, senza altro scopo che quello di divertire. I saluti concludono l’incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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