lunedì 24 settembre 2012

L'infinitino

Incontro del 17 settembre 2012 Milano Casa circondariale San Vittoree. 
Iginia Busisi Scaglia presenta Sfogliando un girasole
Iginia Busisi Scaglia, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti
Riprende il Libroforum. Oggi Simone e Azalen ritornano a San Vittore dopo l’intervallo estivo. L’aria di settembre ha spazzato via la calura che alitava sulla città mentre nel cielo una fuga di candide nuvole va chissà dove. Di lontano appare la figura sottile di Iginia Busisi Scaglia davanti al solito bar di via Olivetani. Una sosta per scambiarsi poche parole e iniziare a conoscersi, poi si attraversa la trafila di porte e cancelli che si aprono e chiudono fino a un piccolo locale che ci accoglie. Due nuovi detenuti si sono aggiunti ai vecchi frequentanti che ci salutano con calore, mentre dal cortile salgono voci e risate. Si entra subito nel vivo, con la voce musicale di Iginia che anticipa di volere parlare della semplicità e di piccole cose quotidiane e legge La panchina, tratta dal suo volume di poesie Sfogliando un girasole, Otma Editore. Versi che trasportano immediatamente i presenti su un prato punteggiato di piccoli fiori azzurri, in compagnia di pensieri che non riescono a essere tristi, nonostante i muri scribacchiati e lo squallore disadorno della periferia cittadina. Un detenuto si commuove e afferma: “Questi versi siamo noi, che abbiamo perso valori, correndo un po’ troppo, dobbiamo tarare la nostra anima sull’amore..” e ancora: “Mi sono ritrovato, quando sono entrato in carcere, a tirare tutto il bene che avevo dentro” Iginia cita L’infinito di Leopardi e dice che lei è stata sempre affascinata da questa poesia, e soggiunge con arguzia, per me, più modestamente, parlo di infinitino. 




Le fa eco un detenuto, Giocadinuovo, che descrive il cielo a scacchi osservato dalla cella e il suo desiderio di vedere spuntare un filo d’erba dal “prato di cemento” quando si reca all’aria. Poi parla di un albero lontano come punto di riferimento amico, compagno nel trascorrere delle stagioni. Roman interviene sostenendo che anche lui pensa sempre a quell'albero, ma pensa soprattutto a come poterci arrivare. Tutti scoppiano in una fragorosa risata. L’ansia di infinito è anche anelito di libertà per chi subisce la detenzione. A questo punto gli argomenti si accavallano e si parla del male. Simone sostiene che non esiste il male assoluto, e a chi gli replica che esistono individui come Hitler, spiega che Hitler aspirava a diventare un pittore e accenna alla “cultura di derivazione” che plagia le coscienze, corrompendole. Non bisogna però essere giustificazionisti, avverte. Iginia legge Airone cinerino: un airone cinerino sfreccia nel cielo e mette le ali alla speranza di ogni anima inquieta che non cessa di sperare. Qualcuno commenta che sperare fa male e Azalen osserva che è forte la tentazione di lasciarsi abbattere e di arrendersi al negativo sempre in agguato. Con Musica nel metrò, la terza lirica, si parla di nostalgia per il paese lontano e di universalità di parole, nella babele delle lingue e dei costumi che affollano le nostre città. Roman, un giovane, padre di dieci figli, incalzato da Simone che gli chiede se per gli zingari sia lecito rubare, racconta la propria storia di uomo cresciuto in un’altra cultura. Il suo racconto attira l’attenzione dei presenti e proietta il gruppo in un universo altro, dove vigono codici, regole e valori diversi. Simone parla della legalità come valore comune da rispettare nel rispetto delle differenze, mentre Roman protesta la propria identità separata, e si discolpa dal reato che gli è stato addebitato, raccontando la sua penosa vicenda.

Infine Azalen invita Iginia a leggere l’ultima lirica, intitolata Alzheimer che dà voce al doloroso spaesamento di chi perde un pezzo del suo cuore e della sua vita. Iginia dice ai detenuti che la vera prigione è perdere il nuovo sapere del tempo che si riavvolge come una matassa, mentre loro sono liberi interiormente e con il pensiero possono superare tutti i confini . Su queste parole ci si dà l’appuntamento per il prossimo incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

1 commento:

  1. il cielo a scacchi amore mio...non preoccuparti gioia mia...io e il baby ti aspetiamo.. e finalmente rivivremo giorni, mesi, anni felici di nuovo. Spero tu stavolta l abbia capito e diventi, come dici tu: un uomo nuovo. Te ne prego...fallo per te soprattutto, ma anche per me e per il nostro bambino. Tiamiamo. spero ke qualcuno ti legga ciò che ho scritto. TIAMO AMORE MIO. GIOCADINUOVO SI, MA STA VOLTA, DEVI "GIOCARE" PULITO. TIAMO <3 GIURO.

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