sabato 27 luglio 2013

Il perdono responsabile

Il perdono responsabile - Recensione del libro di Gherardo Colombo
di Azalen Tomaselli 

Il perdono è diventato la cifra di molti fatti cruenti. In una società iperedonistica in cui si sono allentati molti freni morali e in cui la violenza appare “gratuita” e tende a esplodere nelle forme più virulente e insensate, i richiami al perdono sono divenuti sempre più frequenti, scontati e rituali.

Di norma seguono macchinalmente lo stupore di fronte a azioni aberranti. Sintomo, - a dire di tanti - di imbarbarimento e di una crescente conflittualità sociale. Forse la frequenza di questi appelli (al perdono o al rifiuto di offrire un gesto simbolico di riconciliazione) cela la necessità di dare senso alla dis-umanità del male, suggella - come un corollario – una violazione, che ci interroga sulla possibilità di accoglierlo in mezzo a noi.

In altri termini, di includerlo, non nella sua essenza metafisica e valoriale, ma nel suo riprodursi quotidiano e tangibile, in noi e in chi ci è “prossimo”. Il male lo “proiettiamo” quasi sempre nell’altro: nemico, straniero, potenziale aggressore, spesso ritenuto colpevole di espropriarci di diritti e di beni che sentiamo esclusivamente nostri (casa, lavoro, territorio).

martedì 23 luglio 2013

Il corridoio del grande albergo

Incontro del 15 luglio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La vergogna della vergogna. 
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Caldo afoso su Milano. Al sesto il gruppo dei partecipanti si è sfoltito dopo esodi e trasferimenti. Simone legge il resoconto mentre il sole dardeggia, mitigato di tanto, in tanto, da un soffio d’aria che entra dalle finestre spalancate.. Iena scrive su un foglio la sua risposta alla lettera di Giorgio Cesati, mentre Azalen propone un racconto di Dino Buzzati: Il corridoio del grande albergo, La boutique del mistero, collana Oscar Mondadori. Narra del cliente di un albergo il quale, durante la notte, esce dalla camera per recarsi alla toilette. Ma, improvvisamente, giunto quasi all’altezza della porta, si accorge con disappunto che un altro cliente vi sta arrivando dal lato opposto. Preso da un immotivato imbarazzo, passa oltre. La notte trascorre nel ripetuto tentativo di entrare nella toilette, senza doversi esporre allo sguardo imbarazzante dell’altro, che simmetricamente agisce nell’identico modo. La luce del mattino rivelerà una sconcertante verità: quasi tutti i clienti dell’albergo hanno trascorso lunghe ore, rincantucciati negli anditi delle cento e cento porte del corridoio, “distrutti come dopo una notte di battaglia”. Simone chiede ai partecipanti di esprimere una loro opinione su questo racconto, in apparenza giocato sull’assurdo e se vi ravvisino qualche lato reale del comportamento. 

lunedì 15 luglio 2013

La canzonetta scema di mia madre

Incontro del 8 luglio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
John Fante, un adolescente ribelle. 
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
L’estate è esplosa e il caldo afoso preme su Milano. La città non si è spopolata, però, anche per effetto della crisi, e le strade risuonano del traffico di sempre. A San Vittore l’aula è vuota. Dopo un po’, chiamati dagli agenti e dal giovane bibliotecario, arrivano alla spicciolata quattro partecipanti. “L’aria d’estate è indispensabile”, dicono, “e poi non sappiamo mai se venite”. Iena mi sussurra che la prossima volta mi darà uno scritto per Giorgio. Poi si legge il resoconto, troppo asciutto, della volta precedente. Azalen propone un racconto di John Fante, tratto da Rapimento in famiglia e altri racconti, Il Sole 24 Ore, 2011 ( titolo originale Daga Red, 1940). 

Lettera di Giorgio Cesati Cassin a un detenuto

Lettera di Giorgio Cesati Cassin indirizzata a un detenuto del sesto secondo. Letta durante l'incontro del 2 luglio 2013.

Sanremo 27 giugno 2013

Caro XXXX,


in generale una frase, per bella e profonda che sia, diceva Anton Cechov, agisce soltanto sugli indifferenti, ma non sempre può appagare chi è felice o addirittura infelice; per questa ragione ho scelto il silenzio. Sappi comunque che sei sempre nella mia mente e nel mio cuore. 

Chiudo gli occhi e ti vedo in quelle sordide mura insieme ai tuoi compagni, ti vedo scrutare un piccolo orologio che porti al polso e leggo il tuo pensiero. Ho allora desiderio di abbracciarti, di darti una sigaretta, di dirti che mi manchi, come del resto anche molti altri con te infelici. 

Sono costretto a rimanere a Sanremo per motivi di ristrutturazioni e per i guai soliti delle vecchie case. So che sei un altro, che hai lasciato in quel carcere il vecchio Iena, che hai trovato un’altra identità che aspira a vivere in modo diverso. 

Non so se ho contribuito alla tua trasformazione, sono comunque fiero di te. Approfitto di Azalen che ti porti queste mie parole, 

un caro abbraccio mio buon XXXX. 

Giorgio

sabato 13 luglio 2013

Il giudice e il suo boia

Incontro del 2 luglio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il giudice e il suo boia di Friedrich Durrenmatt. 
Azalen Tomaselli con i detenuti.
Oggi l’aria estiva penetra anche tra le mura di San Vittore. I detenuti sono all’aria. Sono solo tre i partecipanti. Azalen, data la mancanza di ospiti, propone un libro di Friedrich Dürrenmatt Il giudice e il suo boia e una preghiera tratta da La morte non esiste, testo autobiografico del popolare comico, Pippo Franco. Una lettera indirizzata da Giorgio Cesati Cassin ai detenuti suscita un momento di forte emozione. Dopo la lettura del resoconto uno dei partecipanti rileva che non tutto è stato riportato. 


martedì 9 luglio 2013

Paolo Berizzi Tira dritto

Incontro del 17 giugno 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La droga non fa figo, è da sfigati!
Paolo Berizzi, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi il caldo torrido si è infiltrato anche tra le mura spesse di San Vittore. Paolo Berizzi, scrittore e giornalista si racconta a un pubblico “ristretto”, dal momento che i partecipanti sono quasi tutti all’aria e molti di loro sono stati trasferiti in altri istituti di pena. Simone appoggia la chitarra che non porteremo più dal momento che il nostro “strimpellatore” non parteciperà d’ora in avanti alle nostre chiacchierate attorno a un libro. Azalen accenna alla velatura di tristezza che accompagna queste separazioni improvvise. Poi è Paolo Berizzi a riprendere il filo narrando la sua storia di testimone e cronista del suo tempo. Inizia con l’accennare a alcune delle inchieste condotte e divenute libri come Bande nere, Bompiani, 2009, sulle bande nazifasciste. L’argomento suscita un dibattito per il riferimento a un articolo su una festa privata (un raduno di ca. 600 giovani aderenti a movimenti di estrema destra) tenuta alla periferia di Milano. Si chiede quanto questo possa diventare elemento attinente all’ordine pubblico. Simone domanda se il reato di apologia del fascismo sia conciliabile con il diritto alla libertà di opinione. Iena denuncia, a sua volta, la confusione, a livello mediatico, che si fa tra fenomeni diversi, bisognerebbe battere sulle distinzioni per un’informazione corretta.