domenica 30 novembre 2014

Esistono confini alla libertà?

Incontro del 13 novembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Cos'è la libertà? Quali sono i suoi limiti?
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi, Giorgio Cesati Cassi, Leandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
La Libertà che guida il popolo - Eugène Delacroix (1830)

Libertà (etimologia): L'etimologia della parola libertà è da ricondursi al latino libertas, a sua volta derivata da liber: uomo legalmente libero cioè il contrario del servus, lo schiavo.

Libertà (significato): Treccani

Oggi al Libroforum si parla di libertà. Il gruppo si è rimpicciolito per l’esodo dei partecipanti, trasferiti a altri istituti. Molti mancano all’appello. Qualcuno dei presenti ci ha confidato che è partente; ormai, in seguito all’applicazione della norma svuotacarceri la maggioranza delle celle ospitano (fortunatamente) solo due persone detenute. 

La lettura del resoconto, in cui è stato Giorgio a prestare la sua voce baritonale, offre spunti all’argomento libertà. Il perdono è un atto liberatorio, in quanto purifica dall’odio, ma non può essere un obbligo per chi lo dà. 

E’ un atto che illumina la libertà dell’uomo, sempre in bilico tra bene e male. La discussione si accende tra gli animatori Leandro, Giorgio, Simone e Iginia. 

Leandro accenna al periodo in cui non c’era libertà di essere di parere contrario, "perdere la libertà è la cosa peggiore", conclude. 

venerdì 28 novembre 2014

Si può perdonare tutto?

Incontro del 6 novembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Cos'è il perdono? Tutto è perdonabile?
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi Scaglia, Leandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Il ritorno del figlio prodigo - Rembrandt (1668)

Perdonare (etimologia): dal latino medievale: perdonare composto da per (completamente) e donare (donare) - originatosi cambiando il prefisso di condonare.

Perdonare (significato): Treccani

Una pioggia fitta flagella la città. Oggi Azalen, Simone, Leandro e Iginia varcano il portone di San Vittore. Leandro propone di leggere alcuni aneddoti che riguardano Milano. Sullo stesso nome della città le ipotesi sono più d’una, fa notare. Dalla più accreditata che fa riferimento alla posizione in mezzo alla pianura padana a quella insolita che rimanda a una scrofa con il pelo dal petto in giù, una scrofa semilanuta, da cui deriverebbe per successive alterazioni Milano. 

Poi prosegue spiegando l'espressione a ufo risalente al tempo della costruzione del Duomo, quando il marmo da Candoglia veniva trasportato dalle barche lungo il naviglio progettato da Leonardo ad usum fabricae, da cui poi il nostro a ufo.

Iginia si sofferma sul tema della città con due sue poesie. Una dedicata alle gru che svettano sulla campagna abbandonata e la seconda, Binari, un canto melanconico sul degrado urbano. Parla dell’allarme dell’ONU sullo stato di salute del nostro pianeta.

Simone riporta l’incontro su un argomento, il perdono, già anticipato da Azalen che ha portato Il foglio della Mediazione, il giornale pubblicato dal CIMFM di Bologna, il centro della mediazione dei conflitti che opera nel quartiere della città.

Ne nascono riflessioni condivise. C’è chi dice: è un gesto simbolico, uno scambio tra uomini per dare una possibilità o a se stessi o a un’altra persona. 

Un partecipante aggiunge: "se non avessi avuto atteggiamenti duri, mi avrebbero schiacciato, sto cambiando, voglio fare il bravo ragazzo"

Un altro soggiunge: "è come essere venuto qua per niente, se non c’è perdono".

venerdì 21 novembre 2014

Carmelo Pistillo racconta Vincent Van Gogh

Incontro del 20 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Carmelo Pistillo presenta Passione Van Gogh.
Carmelo Pistillo, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin, Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
I mangiatori di patate - Vincent Van Gogh (1885)
Oggi, sotto un cielo velato di nuvole, la troupe del Libroforum ( Azalen, Simone, Giorgio Cesati e l’ospite, Carmelo Pistillo) varca il portone di San Vittore. Salita al sesto secondo, attende i partecipanti che arrivano alla spicciolata. 

Pochi, ma non li si vuole penalizzare, con accenni alle defezioni e si procede come da copione alla lettura del resoconto. Poi Azalen invita l’ospite a presentarsi. Questi inizia con il dire: “Mi chiamo Carmelo ma non sono siciliano”, poi sorvolando sulle note autobiografiche, mostra l’ultima sua fatica, Passione Van Gogh, ed. Book time. Un breve testo teatrale “ectoplasmatico” - come annota lo stesso Pistillo nella prefazione -, in cui il pittore (Vincent Van Gogh) si materializza sulla scena, dopo la visita del personaggio-autore, al museo di Amsterdam. 

Si imbastisce così un misterioso dialogo-monologo tra l’artista e i suoi fantasmi, fantasmi della sua psiche malata e ombre che popolano un’esistenza dai contorni controversi, marchiata dall’aspirazione a un ordine primigenio, trascorsa nella incomprensione e nella solitudine. 

Carmelo Pistillo ripercorre con i partecipanti alcune tappe della vita dell’artista: l’apostolato nelle miniere del Borinage, il rapporto con il fratello Theo, i numerosi fallimenti sentimentali, quali l’amore per Sien, la prostituta-modella dal volto butterato per il vaiolo, l’amicizia con Paul Gauguin, fino all’epilogo del suicidio nei campi di grano di Auvers. 

Nel testo, addentrandosi nel labirinto mentale di Vincent, Pistillo coglie alcuni momenti topici della vita dell’artista, senza seguire un rigoroso ordine temporale, nello sforzo di riaprire una comunicazione interrotta e di afferrare il nesso tra la sua arte, la sua follia, e il senso forte e sanguigno della natura che pervade opere come I mangiatori di patate. Un intreccio tra vita, pittura e scrittura che tratteggia la figura di un artista, mosso da grandi passioni e ideali. 

Carmelo Pistillo racconta della lunga gestazione di questo testo che ha dovuto scrivere, confida, come per ubbidire a un comando. L’impulso a scrivere essendogli venuto da una visione avuta mentre viaggiava in treno. Visione decisiva nell’indurlo a dedicarsi allo studio dell’artista e decidere di trarre da questo contatto un testo, destinato alla rappresentazione teatrale. 

sabato 8 novembre 2014

Il carcere può cambiare le persone?

Incontro del 13 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Il carcere può cambiare in meglio le persone? O rimane solo l'amarezza?
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi Scaglia, Leandro Gennari e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi c’è una schiarita dopo la pioggia, e un timido sole fa capolino rischiarando il cielo ovattato. Azalen, Leandro Gennari, Iginia Busisi Scaglia si dirigono puntuali verso il sesto secondo. Di scena è la poesia, attraverso la voce di Iginia che racconta della Milano antica in cui una timida brezza porta alle case il profumo dei fiori. 

Ognuno di noi ha la campana di vetro” commenta la poetessa, “siamo fiori veri che sospirano una brezza benefica”. Nell’ascolto attento la poetessa legge altri versi dedicati allo scempio della Natura che truppe assordanti di barbari compiono sbarcando sulle spiagge. 

E’ il tema del disastro ecologico con le cifre della distruzione della fauna che danzano per fare intendere come la Terra sia a rischio e si raggruma nell’immagine poetica dell’ultima sirena colta nell’atto di lanciare il suo grido. 

Poi uno dei partecipanti interviene per raccontare del suo rapporto con il figlio. “Sono cresciuto senza padre e non volevo che mio figlio facesse la mia stessa esperienza. Non facevo cose illecite, mi hanno sistemato bene, all’inizio ho tentato il suicidio”. 

Poi racconta dei colloqui con suo figlio, in cui spesso si va incontro a attese estenuanti per un bambino, senza spazi e ambienti adeguati all’infanzia. E’ la denuncia accorata di un padre, che soffre per le limitazioni imposte a vittime inconsapevoli (i bambini). 

Mi veniva voglia di piangere, mi sentivo impotente, stavo per perdere la testa” dice. 

Leandro prende spunto dalle storie raccontate per ribadire la sua domanda (Come già avvenuto in un precedente incontro. vedi QUI): “E così difficile una volta che si sperimenta il negativo, cambiare?” Romero risponde: “Io mi troverò i figli, la casa, il lavoro, per altri non è la stessa cosa, sono vite spezzate” 

mercoledì 5 novembre 2014

Meglio il carcere o i domiciliari?

Incontro del 6 ottobre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

La risposta sembrerebbe scontata, ma il dibattito si fa animato tra chi preferisce il carcere, chi i domiciliari.
Azalen Tomaselli, Iginia Busisi Scaglia e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Una giornata uggiosa con un cielo perlaceo che infonde un po’ di malinconia. Iginia Busisi Scaglia aspetta Azalen e Simone sulla panchina di piazza Filangieri con la sua piccola sporta piena di inserti di giornali, di fogli, di poesie, di scritti vergati a mano. 

Il piccolo gruppo si avvia, ma prima di varcare il portone Azalen chiama, non vedendolo spuntare, Leandro Gennari il quale le spiega che non potrà partecipare per un impegno sopraggiunto. Mentre Iginia è fermata al controllo, perché non si trova l’autorizzazione, Azalen si avvia al sesto per far avvertire i partecipanti. 

Dopo pochi minuti, l’acquario, la stanza così chiamata perché delimitata da pareti a vetro, si riempie. Nell’attesa Max chiede notizia del suo articolo e parla della sua esperienza di giornalista pubblicista rievocando i tempi in cui esisteva il servizio fuorisacco. Quando i giornali lottavano contro il tempo (di Internet nemmeno l’ombra) e gli articoli giornalistici o le foto, chiusi dentro una lettera con una vistosa iscrizione “FUORI SACCO” venivano direttamente portati alla stazione ferroviaria per essere recapitati il più velocemente possibile dove un incaricato per il ritiro li passava alla redazione del giornale. 

Giovanni parla di un vecchio amico del Libroforum che si è aggravato e è stato trasferito all’ospedale Niguarda. L’arrivo di Simone e di Iginia mette fine allo scambio informale e come ormai di rito Azalen legge il resoconto dando infine la parola all’ospite. Iginia esordisce precisando: 

Non aspettatevi di trovare Dante Alighieri, ma delle cose piccole" e poi prosegue: “Non nella avventura si realizza l’uomo, ma nella vita semplice”. Ma le parole poetiche sono le più consone a far capire il suo animo e legge la lirica intitolata Acquario.

Improvvisamente i partecipanti cominciano a discutere animatamente, un partecipante del Libroforum dopo che gli sono stati concessi i domiciliari ha fatto richiesta per tornare a San Vittore, altri detenuti gli rimproverano di aver sprecato un'opportunità per la quale avrebbero fatto carte false. 

Uno di loro asserisce: “molti di noi potrebbero andare ai domiciliari, ma per colpa di alcuni che non si comportano come dovrebbero, non ci viene dato l'affidamento.”