lunedì 15 settembre 2014

Essenza la città discarica

Incontro del 27 agosto 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Essenza la città discarica di John.
Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
E' ripreso il Libroforum dal 1 settembre, ma oggi pubblichiamo l'ultimo incontro del 27 agosto, prima della pausa estiva.


Oggi il Libroforum leva le tende in previsione della pausa estiva. Un sole non ruggente riscalda la città mentre Azalen e Simone varcano il portone di piazza Filangieri. Dopo la lettura del resoconto John che sulle prime aveva dichiarato di non averlo, estrae un foglio con la sua Città invisibile. Una città a due livelli, ipertecnologica, dove chi viola le norme è trasferito nella parte sotterranea e marchiato a fuoco con una lettera identificativa del reato o, a sua scelta, congelato per un tempo fissato dal giudice. Una città discarica che vive degli avanzi della città in superficie, dove la vita scorre negli agi ma da cui è impossibile uscire, perché l'abitato è chiuso da un fossato popolato di squali. 

Dopo la lettura la conversazione si perde in mille rivoli e uno dei partecipanti racconta di non avere richiesto la motivazione della sentenza smentito da un altro partecipante che afferma l'obbligo da parte del magistrato di farla pervenire all'imputato. La discussione si anima perchè uno dei due interlocutori sostiene l'opportunità di non chiedere e di parlare il meno possibile, al cospetto del giudice: “Devi ringraziare della sentenza, hai preso trent'anni, grazie, meno parli e meglio è, devi rispondere alle domande”. 

La conversazione si protrae e un partecipante richiama al tema perché “tra non molto Spaccablindo, entra e ci fa finire il corso”. 

Simone legge un brano tratto dalle Città invisibili di I. Calvino, il libro che ci ha accompagnato negli ultimi incontri, in cui è Kubai Khan a descrivere a Marco Polo la sua città, con un imprevedibile rovesciamento di ruoli. Ma il veneziano gli spiega che la sua città a scale, ombreggiata da una palma che suona l'arpa, “Non ha nome, né luogo e è senza una regola interna, perché tutto l'immaginabile può essere sognato"

La questione che viene posta è la questione della scrittura, attraverso queste parole vuole segnare un solco tra un testo che risponde a una domanda o che solleva a una domanda e un testo che è solo un gioco della fantasia. 

Poi lo stesso Simone invita John a spiegare perché ha intitolato Essenza la sua città. John risponde che allude al profumo, all'intuito, è una parola che vuol dire tante cose. 

Renata che appare contrariata, interviene per commentare che non le è piaciuta il paragone con la discarica. Le viene risposto che il vitto rosso o bianco è scadente, la pastiglia è universale, l'antidolorifico acqua di rose. 

Luigi coglie l'aspetto politico della città descritta da John, dove regna la paura e vigono regole, è una città sola, sotterranea o in superficie, due città in una. 

Simone domanda: “Perché essenza?”. “Perché è tutto automatizzato”, risponde Giovanni, “denuncia la mancanza di qualcosa.” 

Simone precisa che al contrario di Renata, in questa città sono raffigurati lati negativi. Renata guarda il gruppo offesa e risentita perché non condivide questa autorappresentazione. Qualcuno le chiede provocatoriamente: “Cosa pensano gli altri?” La risposta è quasi unanime. Si vergognano, gli amici spariscono. 

Renata insiste”Sono ricca fuori e dentro, non sono d'accordo che siamo una spazzatura. Ci sono pregiudizi su tutto, sui gay siamo noi che dobbiamo combattere"

John osserva: "Nessuno mi prende a lavorare, esiste omofobia, razzismo, la società è fatta così”: 

Simone tira le fila della discussione accesa suscitata dal testo: "Essenza è una città ingiusta, dove esiste la legge del più forte, traspare una visione pessimistica, e anche nella città in superficie le cose non vanno meglio, è un apparente profumo, quello che si diffonde nell'aria". 
John conferma: ”C'è gente che si ammazza perché non arriva alla fine del mese, o perché va in fallimento, vai a rubare, non ti togliere la vita!”. 

I saluti concludono l'incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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