lunedì 15 dicembre 2014

Il Minotauro e la disidentità

Incontro del 4 dicembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Il Minotauro: un esempio per scandagliare le dinamiche del bullismo.
Azalen Tomaselli,Giorgio Cesati, Leandro Gennari, Iginia BusisiSimon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Il Minotauro - George Frederic Watts (1885)

Oggi una pioggia fitta e sottile stende una pellicola traslucida, sul viavai animato delle strade. Giorgio, Leandro, Simone e Azalen varcano il portone di piazza Filangieri. Di scena è il Minotauro

Si riprende il tema del bullismo attraverso la storia del Minotauro in un tentativo di indagare le dinamiche di esclusione e inclusione che spesso causano questo fenomeno.

L'isolamento può essere una soluzione? Il bullo è felice? E' a sua volta una vittima?

Dopo la lettura del resoconto, Giorgio, introduce il mostro leggendario di Creta, proponendone una propria libera versione teatrale, pubblicata sulla rivista Tecniche Conversazionali (Vedi QUI). 


IL MITO DEL MINOTAURO

Per rendere più chiaro il travestimento del mito, racconta la vicenda del magnifico toro bianco mandato da Poseidone a Minosse, re di Creta, per essere offerto allo stesso dio. Toro risparmiato dal sovrano, il quale notata la bellezza dell’animale, decide di tenerlo per le sue mandrie e dedica a Poseidone un altro toro. 

Il dio infuriato, per vendicarsi suscita nella regina una insana passione per il toro. Questa, nascondendosi dentro una giovenca fatta costruire da Dedalo, riesce a farsi montare dall’animale e dà alla luce un umanoide dalla testa di toro e dal corpo umano. 


Minosse, accortosi dell’adulterio, ordina di rinchiudere il mostro nel labirinto, una costruzione progettata dallo stesso Dedalo, in modo tale che chiunque vi entri non possa uscirne. 

Intanto a causa della morte del figlio minore di Minosse, Androgeo, per mano di alcuni ateniesi adirati, perché aveva vinto troppo ai loro giochi e aveva recato loro disonore, lo stesso re impone a Atene di inviare ogni anno sette giovanetti e sette giovanette da dare in pasto al Minotauro. 

Ma Teseo, figlio del re Egeo, per porre fine alla strage, si mescola agli ostaggi e approda a Creta. Con l’aiuto di Arianna, figlia di Minosse che gli procura un filo, si introduce nel labirinto e ucciso il Minotauro ne esce fuori, riavvolgendo il filo datogli dalla fanciulla. Al ritorno tuttavia una tempesta assale la nave, impedendo a Teseo di alzare le vele bianche, per avvisare della vittoria il padre Egeo, il quale straziato dal dolore, credendolo morto, si lancia da una rupe. 


IL MINOTAURO RIVISTO IN CHIAVE DISIDENTICA

Giorgio finita la narrazione del mito, declama il suo testo, in cui Teseo, anziché uccidere il mostro, riesce a fare dialogare le sue parti disidentiche. 

Alla fine il Minotauro scopre che può giocare a pallone con i giovanetti e può amare le giovanette anziché divorarli, o…viceversa, dal momento che il suo interlocutore ignora i suoi “mezzi gusti”.

Simone stimola i partecipanti a trovare dei nessi con il bullismo. Le opinioni sono discordanti. Giorgio rivela il motivo che l’ha spinto a scrivere il suo testo: il Minotauro gli ha sempre suscitato paura e pietà, nato da un accoppiamento infame, senza famiglia, chiuso senza potere uscire… 


Felix come primo spunto fa notare che la parola bullismo deriva dall'inglese "bull", toro.

Gian rileva che quando c’è un problema, si è tentati a isolare chi lo causa, invece di affrontare e correggere lo sbaglio. 

Per Alman non c’è analogia tra il bullo e il Minotauro, perché il bullismo è alimentato dal gruppo, mentre nel racconto il mostro è solitario. 

Giorgio ribadisce che l’origine accomuna il Minotauro al bullo, è un infelice, è metà animale, nessuno gli ha insegnato a parlare. Confutato però da Alman che afferma: ha un’origine aristocratica, non è infelice. 

Alex nota che Teseo incarna l’intelligenza e riesce a fare ragionare il mostro, può essere cambiato anche lui. Felix di diversa opinione vede in Teseo un imbonitore da strapazzo. 

Poi lo stesso Alex racconta di essere stato un bullo, "ogni caso è una storia a sé", conclude. 

Simone riconosce che la figura del Minotauro è complessa, la dinamica che sostiene il bullismo è una dinamica di inclusione esclusione, serve a cementare il gruppo, a scongiurare il rischio di frammentarsi e di perdere l’identità. 

Il Minotauro subisce un’esclusione e anche i bulli felici o infelici sono persone escluse, possono avere problemi in famiglia, sono fragili. 

Gian insiste sulla incapacità di educare i tanti Minotauri, perché è più facile isolare che includere. 

Per Felix, con un ribaltamento, il povero bestione è, in realtà, una vittima sacrificale, e Teseo gli gira attorno allo scopo di ucciderlo. 

Qualcuno osserva che fa quello che la nature gli dice di fare e si potrebbe non dargli da mangiare i giovinetti. 

Giorgio sostiene Il diverso è un nemico. Leandro, rimasto in ascolto, chiede perché uno deve fare il bullo. Felix risponde forse per rivalsa verso se stessi per qualcosa che non si sente di avere rispetto ad altri. 

Il Minotauro rappresenta icasticamente la tensione tra una parte animale e una parte razionale, è un continuum. 

Azalen propone di leggere: Il disagio dell’agio, tratto da Vittime e carnefici, tutti intorno gli indifferenti, di Vincenzo Andraous, in cui si stigmatizza una società in cui l’avere ha sostituito l’essere. 

In cui manca un modello di famiglia, in cui sì è elargito a piene mani da genitori più propensi a assecondare che a educare. Forse per evitare spiegazioni, o perché incapaci di vedere il disagio dove si profila. Genitori che deresponsabilizzano con eccessiva indulgenza. 

Ieri i giovani si coalizzavano per essere antagonisti degli adulti, oggi formano il gruppo e si combattono tra di loro. Per emergere, occorrono tecnologie avanzate, abiti griffati e perfezione dell’immagine, e le parole che teatralmente condannano la violenza occultano l’ingiunzione a non fidarsi e a non credere a nessuno se non si vuole essere fregati. 

Qualcuno osserva che i bulli sono visti come i vincenti. 

Simone domanda se l'isolamento, come quello a cui è costretto il Minotauro è davvero la soluzione giusta.

Difficile approdare a una conclusione nei discorsi che si intrecciano facendo balenare esperienze personali, come quella raccontata da Alman e da Alex. 

Il tempo rimane solo per salutarsi con il proposito di ritrovarsi la prossima settimana.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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