lunedì 24 marzo 2014

Tanti finali per una favola

Incontro del 10 marzo 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La favola di Iginia Busisi Scaglia: Pensierina Pensierosa, aperta a tanti finali.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin, Greta Mancassola Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Resoconto di Greta Mancassola

Oggi il tempo ha giocato un brutto scherzo. Ha illuminato Milano con caldi e luminosi raggi primaverili per poi sorprendere tutti i coraggiosi - che già avevano festeggiato l’arrivo della bella stagione - con un venticello pungente. Greta, infreddolita a causa della leggera giacca scelta la mattina, si ritrova in Piazza Filangeri con Azalen e Simone. Per Greta, giovane studentessa che ha da poco cominciato l’attività di volontariato al sesto, questo è il secondo incontro. Dopo un piccolo problema per il permesso di entrata e i soliti controlli, i tre si incamminano verso il sesto, attraversando i numerosi cancelli che, piano piano, segnano il distacco dalla realtà fuori.

Arrivati al sesto raggio, c’è un’atmosfera strana: saluti, abbracci e confusione animano il corridoio. Più tardi, Baker ci spiegherà che il motivo di tale caos consiste nel trasferimento di ben 14 detenuti. Dopo varie considerazione sullo svuotamento dei vari reparti, cominciano ad arrivare gli altri interessati e il Libroforum può cominciare.

Azalen propone la lettura di una favola scritta da Iginia Busisi Scaglia chiamata Pensierina Pensierosa. La storia è molto semplice. Pensierina Pensierosa era una bambina introversa e riflessiva che non amava giocare con gli altri bambini o stare in mezzo alla gente. Un giorno, dopo avere appreso da un vecchietto che era stata vittima di una magia che le ispirava solo “pensieri neri”, si mise alla ricerca della fatina rosa per riacquistare il potere di pensare pensieri rosa. 
La particolarità di questa favola è dovuta alla presenza di tre possibili finali che Baker, con voce chiara, legge per i presenti. 

Libertà

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Libertà
di Luigi

Vedo con allegria il traguardo arrivare
attendo con ansia di terminare
anche se il vento le ore vuole rallentare
sofferenza e angoscia non possono trasformare
guardo aventi e non voglio mollare
anche se è impossibile dimenticare.

Sento il profumo della libertà
sento l’orgoglio della mia dignità
mi rivolgo a Dio con sincerità
la virtù porta sempre alla felicità
guardo l’orizzonte e vedo mille possibilità

vivo tranquillo e sarà quel che sarà.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

martedì 18 marzo 2014

Le verità di una foto

Incontro del 17 gennaio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Riflessioni sull'obiettività.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli, Greta Mancassola Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi è una giornata grigia. Azalen arriva trafelata all'appuntamento al bar di via degli Olivetani dove attendono Eugenio Giudici, Giorgio Cesati Cassin e Greta Mancassola. C'è anche Leandro Gennari che purtroppo Azalen deve congedare perché il permesso è scaduto. Tutti insieme si dirigono verso San Vittore dove dopo i controlli giungono al sesto secondo. Azalen cede la parola a Greta Mancassola, chiedendole di presentarsi al gruppo. Greta studentessa in Economia dice di far parte di un'associazione Students for Humanity (www.sforh.orgche promuove il volontariato. 

Alla domanda di Simone: "Perché proprio qua?" Spiega prontamente che uno degli obiettivi dell'associazione di cui fa parte è quello di far conoscere la realtà carceraria a quei giovani che andranno a rivestire ruoli nell'ambito della magistratura e della legge, perché sappiano cosa comporta la pena detentiva e quali sono le reali condizioni negli istituti di pena. Passare dall'altra parte per chi dovrà giudicare un'altra persona. 

Eugenio Giudici rettifica una notizia data nel resoconto dell'incontro precedente che l'ha visto protagonista (Vedi QUI) e poi mostra la riproduzione del quadro del Mantegna che ritrae il duca di Mantova e la sua famiglia per i partecipanti che non erano presenti durante il suo primo intervento. Spiega che il prologo al volume di racconti Piccole Storie era stato chiesto dal suo editore per bilanciare il titolo poco esplicativo. 

domenica 16 marzo 2014

Il significato della parola compagno

Incontro del 24 febbraio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Qual è il vero significato della parola "compagno"?
Leandro Gennari e Azalen Tomaselli con le persone detenute.
Oggi è una bella giornata di sole per le strade non si vedono più ombrelli aperti e gente che si affretta sotto la pioggia, eseguendo slalom tra le pozze d'acqua e imprecando contro i getti d'acqua provocati dalle vetture in corsa. Azalen si ritrova con Leandro Gennari e insieme varcano il grande portone di San Vittore. 

Al Sesto secondo nuovi partecipanti arrivano alla spicciolata e dopo una breve presentazione del Libroforum si siedono curiosi di capire che cosa si faccia riuniti in un'aula cella, senza nient'altro che un libro o qualche foglio su cui annotare le loro parole.
Azalen legge il resoconto dell'ultimo incontro. Al termine, Leandro Gennari osserva di essere stato colpito dalla parola “compagno”, rilevando come si presti a moltissime interpretazioni. Fin da quando bambino chiami così, precisa, chi siede nello stesso banco o va nella stessa scuola o il vicino di casa e poi quando diventi una persona adulta e ragionevole usi la stessa parola per il tuo convivente, per il marito o per la moglie e è l'amore come sentimento che giustifica l'uso della stessa parola. E ancora la usi quando è in gioco un atteggiamento di carattere politico per denotare una parte politica e circoscrivere gli altri con il criterio negativo di chi non appartiene alla tua ideologia partitica, per tracciare dei confini o delle barriere. E in questo caso, assume un significato opposto a quello iniziale dell'amore e dell'amicizia. 

Gennari continua questa sua riflessione sostenendo che il vivere è condizionato dal comportamento quotidiano, e chiede: “Per voi che vivete un momento difficile la colpa è veramente vostra o di qualcun altro?” 

venerdì 7 marzo 2014

Neve

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Neve
di Gio

La neve è arrivata, certo in altri momenti avrei gioito, ma in questa situazione non è certo apprezzata.
Neve, da una grata ti ho guardata e mi hai riportato al passato dove giochi ho creato e con la mia Principessa abbiamo giocato.

Un pupazzo di neve abbiamo costruito e la stessa neve abbiamo spalato. Insieme a Rocki ci siamo rotolati e tutti ci siamo imbiancati e bagnati.
Tu mi hai detto: "Papi" e una palla di neve mi hai tirato.

Risate, abbracci e giochi, inventati per potere la neve apprezzare. Qui la neve non ha lo stesso effetto, anzi da qualcuno è persino odiata. Ma io con la mia mente da te sono tornato figlia mia sebbene questa gioia mi sia stata negata.

Palle di neve da poterci tirare, insieme giocare, il cielo guardare, per scoprire se il suo carico di neve poteva continuare a imbiancare.

Principessa divertiti, tira una palla di neve che arrivi quaggiù e a dispetto del freddo, il cuore mi possa scaldare e dal torpore mi possa svegliare, in un ambito spettrale mi torno a trovare.

Principessa, anche questo è il destino ci deve riportare. Risate, abbracci, sorrisi e sguardi rubati dalle palle di neve che ci siamo tirate. Principessa, dai sorridi, perché così ti voglio sognare.


Gio

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

lunedì 3 marzo 2014

Eugenio Giudici: tra storia e finzione

Incontro del 17 gennaio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Eugenio Giudici presenta i romanzi Il sarto di Crema, L'ultimo galeone e la raccolta Piccole storie.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
La corte di Mantova - Andrea Mantegna

Il cielo pallido è sgombro di nuvole. Azalen e Simone si ritrovano con Eugenio Giudici al bar di via degli Olivetani per varcare il portone di San Vittore. Qui sono fermati per i rituali controlli al sesto reparto, dove il capoposto vieta l'accesso all'ospite (non è munito di pass e non ha ricevuto l'avviso della sua autorizzazione). Scorrono i minuti e infine un agente esce comunicando: “E' tutto a posto”. Salgono la stretta scala e arrivati nell'aula-cella, il bibliotecario avverte che alcuni partecipanti sono già all'aria, altri sono nel corso scuola e non potranno essere presenti. 

C'è un minuscolo gruppo interessato e pronto a dialogare con l'ospite di oggi. Dopo la lettura del diario di bordo Eugenio Giudici spiega come gli sia nata la passione per la scrittura e parla della lunga incubazione del suo romanzo di esordio: Il sarto di Crema. Il romanzo trae spunto da una storia vera. L'impiccagione di un uomo avvenuta nel 1816, sulla cui tomba la gente del posto depone, ancora oggi, dei fiori. Era una sorta di Robin Hood, il leggendario fuorilegge medievale, vissuto nella contea di Nottinghamshire che rubava al Re e ai suoi scagnozzi per restituire ai poveri i soldi sottratti con le tasse. La storia è inventata, ma l'ambientazione è vera – precisa l'autore - frutto di accurate ricerche storiche. 

Questa miscela di realtà e di finzione caratterizza anche il secondo romanzo di Eugenio Giudici: L'ultimo galeone, un thriller che si sviluppa sullo sfondo, della guerra civile spagnola, combattuta tra i nazionalisti, (autori del colpo di stato che porterà alla dittatura di Francisco Franco) e i repubblicani (composti da truppe fedeli al governo repubblicano guidato dal Fronte Popolare di ispirazione marxista). Una guerra feroce dove si sono testate tutte le armi nuove, dai mezzi corazzati agli aerei di picchiata Stuka, e che costituì, per le forze in campo, il banco di prova del conflitto mondiale che avrebbe visto lo scontro di due opposti sistemi di pensiero: il sistema conservatore e quello comunista. 

domenica 2 marzo 2014

Romanzo collettivo al sesto secondo

Incontro del 10 febbraio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Scrivere per divertirsi.
Leandro Gennari, Giorgio Cesati Cassin Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Milano è sotto una pioggia fitta che ormai non dà tregua, dicono che non c'è mai stato un inverno così piovoso dal 1899. Giorgio Cesati entra e sale al sesto secondo; Simone attende l'arrivo di Leandro Gennari nella piazzetta e dopo qualche minuto insieme a lui raggiunge Giorgio. L'argomento del giorno è il libro collettivo. In un precedente incontro Giorgio a proposto di completare il suo ultimo romanzo: I guardiani della sogliola, con l'aiuto del gruppo del Libroforum. Vedi incontri QUI e QUI. Oggi, alcuni partecipanti mostrano i profili dei personaggi che hanno preparato e che dovrebbero interagire con il protagonista del romanzo. E' una galleria di brevi ritratti che riportiamo:


sabato 1 marzo 2014

Amore

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Amore
di Gio

L'amore è una cosa che l'uomo deve imparare. Amare tutto quello che lo circonda e la vita che lo può allietare. Ma c'è anche un'amore agape che bisogna manifestare, senza desiderare nulla in cambio.

Ti amo se mi dai amore, questo tipo di amore non bisogna dare, perché l'amore limitato non è apprezzato. 

L'amore vero è quello che lega padre e figli; è reale, senza ma e perché. Amare una parola che bisogna imparare a pronunciare e esprimere, dal cuore esternare.

Principessa, tu lo sai che ti amo più della mia vita: la vita che solo un padre può sacrificare per una figlia da amare.

Ti amo: una parola che bisogna imparare a pronunciare per potere allietare la vita.

Gio

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.