martedì 22 aprile 2014

Tradimento amoroso

Incontro del 24 marzo 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Ambiguità nella coppia e nel linguaggio.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi è una giornata uggiosa. Al sesto un sole pallido filtra attraverso le grate, le sedie sono disposte in cerchio. Azalen, Simone, Eugenio Giudici, Giorgio Cesati e i partecipanti formano un gruppo che si riunisce per scambiare pensieri e emozioni, lo spunto è di solito la frase di un libro o i versi di una poesia. E' un mercato di parola aperto, senza restrizioni, dove ognuno può entrare e uscire, con la massima libertà. 

Giorgio ha letto insieme a Azalen un suo racconto. Nei volti dei partecipanti aleggia qualche sorriso. Si intitola Tradimento e narra di una moglie che scoperto l'adulterio del marito gli muove accuse sempre più incalzanti. 

Il partner dapprima si schermisce, guardandola con uno sguardo tra l'incredulo e il beffardo, ma sotto il peso delle prove irrefutabili, è costretto a ammettere. Invece di mostrarsi pentito, si difende banalizzando il fatto, anzi le confessa di averla tradita con molte altre donne. La moglie, all'oscuro di tutto, protesta, non aveva sofferto per nulla, e la loro unione era stata felice fino a quel momento. Perché adesso rovinare tutto? 

La donna sconvolta decide di ricorrere a un'amica avvocato. Nel dialogo che si svolge nello studio legale, la professionista anziché deplorare il tradimento (come sarebbe plausibile) condanna la inconsulta leggerezza con la quale il marito lo aveva ammesso. La totale trasparenza danneggia il matrimonio fa intendere. “E' stato almeno in questo, onesto!”, replica la vittima. Ma l'altra in disaccordo consiglia all'amica (in dubbio se cacciare di casa il fedifrago o perdonarlo) le cure di uno psicologo. Tanto più che il marito aveva decisamente respinto la sua richiesta di troncare la relazione con l'altra dando la giustificazione che “la conosceva appena e aveva ancora molto da scoprire di lei”. 

La svolta è imprevedibile perché la psicologa consultata, giocando sul nome di battesimo doppio (Leon Battista) del marito infedele, rivela alla paziente come sia lampante che in lui agiscano due diverse identità: l’una fedele e devota (Leon), l’altra di traditore impenitente. (Battista). Prendendo alla lettera le parole della dottoressa, la donna la sera stessa chiede al marito se abbia visto il suo gemello “Battista”, alla sorpresa di lui, vede effettivamente comparire l'altro, il suo doppio e sviene. Prontamente chiamato lo psichiatra medico di famiglia, la diagnosi è fatta (disturbo post traumatico da stress con un episodio di delirio con allucinazione) e la soluzione trovata nella somministrazione del Prozac, seguita dal malizioso commento sulla inaffidabilità degli psicologi.

E' la parola amore associata a tradimento a focalizzare immediatamente la curiosità del gruppo, e a mettere a fuoco il carattere sacro di questo sentimento. 

Baker, un giovane detenuto racconta con orgoglio di non avere mai pronunziato le parole “ti amo”. L'amore va dimostrato, sostiene, rivelando tutta la sua diffidenza verso chi fa uno spreco di questa espressione. Giorgio concorda che è una parola ambigua, polisemica, aperta a più significati. Eugenio Giudici rileva: Racchiude tutta la nostra vita, e si inscrive nella nostra origine. 

Ma è Renata, a condividere una sua esperienza, concludendo come il tradimento tracci una cesura nella storia di due persone che non può essere ricucita. E' un taglio che trasforma irrevocabilmente il rapporto. Ammette di avere tradito la persona che amava e di non essere riuscita a mantenere il legame, avendo confessato il torto, nonostante l'altro fosse disposto a perdonarla. "Avevo un concetto troppo alto dell'amore e non potevo accettare di vivere qualcosa che era solo la copia sbiadita di quello che c'era prima. Non eravamo più gli stessi", dice, mettendo l'accento sul solco che il tradimento apre nella coppia amorosa.

John parla della gelosia come di un aspetto deviato e patologico dell'amore: “Non accetto la gelosia folle, di chi sta con il fiato sul collo” dice. Distingue tra la gelosia che abitualmente costella il rapporto di coppia e la gelosia “isterica”, oppressiva frutto di una tendenza a possedere l'altro, privandolo della sua libertà. 

Vladimir afferma “L'uomo può tradire e la donna no” Sorride. Mostra di essere convinto che il modo in cui l'uomo si accosta all'amore non è paragonabile al modo in cui lo fa la donna. Mentre un altro partecipante afferma che il tradimento è connaturato all'uomo (gli animali non lo conoscono perché sono guidati dall'istinto) e è universale, si tradisce anche con il pensiero ed è qualcosa di incontrollabile che solo per ipocrisia si è portati a negare. Un altro parla delle conseguenze negative, indicandole nella perdita di fiducia come risultato della rottura di un patto o di una promessa che consegna l'altro alla duplice scelta: di accettare il rischio di essere nuovamente ingannato o di togliere al partner ogni potere di ingannare, cancellandolo dalla propria vita.

Il racconto Tradimento offre un repertorio esauriente delle fasi che contraddistinguono la crisi della coppia: la scoperta dell'adulterio, la scenata, il tentativo infantile di nascondere mentendo da parte del coniuge colto in fallo, la resa di fronte all'evidenza, la giustificazione e la minimizzazione del male commesso. E, specularmente, descrive le reazioni della vittima: la confusione, il dolore, l'impasse e l'uscita, in questo caso comica, nella follia. 

Nonostante il registro caricaturale e grottesco del testo, l'esperienza conferma come nel tradimento, il traditore incarni una strutturale ambiguità, ospitando dentro la stessa persona due o più identità: l'uomo che pur avendo relazioni clandestine non vorrebbe separarsi dalla moglie, e l'uomo che escludendo la passione dall'amore coniugale lo cerca al di fuori di un'unione stabile. 

Su suggerimento di Simone, interviene a questo punto Eugenio Giudici per proporre una riflessione sull'uso che facciamo delle parole, distinguendo il senso, il significato e l'etimo. Il senso può cambiare e dipende dal contesto, il significato è accettato da tutti e l'etimo riguarda l'origine della parola. La parola amore ha un'origine sanscrita indiana: Kama e denota l'amore fisico. Mentre per i latini la parola aveva un senso più largo che comprendeva il lato spirituale. L'etimo più accettato è da mao (greco) che significa desidero, ma c'è un'origine improbabile ma molto poetica della parola che la fa risalire al latino a-mors, senza fine. 

E' John a contestare questo significato alludendo alle stangone che si uniscono per interesse e ai numerosi divorzi di oggi. Lo spunto proposto da Eugenio porta subito a riflettere sulla difficoltà di comunicare per cui si chiede continuamente: “Hai capito?” 

Si capiscono le parole, ma non il senso. Poi lo stesso Eugenio spiega l'origine della lettera A e di alcune parole come codardo che risale ai tempi della falconeria quando si usavano i rapaci per la caccia (si riferisce al rapace che piegava la coda sotto il braccio e non spiccava il volo). Galera viene da galeos che significa squalo per identificare la forma affusolata delle navi che trasportavano i prigionieri nella Grecia antica. Sgamare deriva da game e significa capire il gioco. 

Ma è l'ambiguità del linguaggio su cui linguisti e glottologi si sono arrovellati a sollecitare gli ultimi interventi, come la frase: "Le guardie a cavallo della regina" e il responso della Sibilla: "Ibi redibis non morieris in bello", che può essere tradotto: "Qui ritornerai, non morirai in guerra" o, all'opposto: "non ritornerai qui, morirai in guerra!" Ma si sa che gli oracoli delle sibille erano esposti in modo da non potere essere mai smentiti! 

Eugenio conclude la sua breve digressione promettendo di tornare nuovamente a San Vittore per conversare ancora sul significato delle parole. Questi due temi: il tradimento amoroso e le parole, apparentemente irrelati dimostrano come il tradimento possa anche scaturire da un'incapacità di comprendere le parole.

Su queste divagazioni l'incontro si conclude tra i saluti e le strette di mano.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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