domenica 12 ottobre 2014

Eugenio Giudici parla di retorica

Incontro del 22 settembre 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un excursus sull'arte del saper parlare.
Eugenio Giudici, Azalen Tomaselli e Leandro Gennari con le persone detenute.
Il sole splende su Milano con un’ondata di caldo estivo. L’ospite di oggi è Eugenio Giudici (più volte ospite del Libroforum. Vedi incontro 03/14, 03/14, 03/1404/14)  il quale esordisce parlando della sua scelta di diventare scrittore: "Prima di diventare vecchio, voglio scrivere", racconta dopo avere speso la vita tra Pubblicità, Moda e mansioni manageriali. 
Selezionato nella rosa degli autori candidati al premio Calvino ha pubblicato Piccole storie, una raccolta di racconti e L’ultimo Galeone, un romanzo che riporta alla guerra civile spagnola. Un giallo sul tesoro di Spagna, portato via da Madrid e spedito in Russia su quattro navi. Dall’ammanco di parte del tesoro, accertata dal plenipotenziario russo, prende il via l’intreccio narrativo. 
Poi Eugenio Giudici introduce la retorica, cioè l’arte di parlar bene per persuadere chi ascolta, una pratica che alcune categorie coltivano più delle altre (gli avvocati, in primo luogo). Sono trucchi per colorare il discorso con un giusto dosaggio di logica e di emozione. 
Un partecipante osserva che è una forma di manipolazione. Eugenio Giudici distingue una forma di discorso che tende alla oggettività, alla esposizione neutra (come la relazione o il verbale, o la trattazione scientifica) da una più godibile e comprensibile.
Parla di analessi e prolessi, parole difficile ma che in realtà indicano dei procedimenti usati normalmente, come il ritornare indietro, nel tempo o fare un salto in avanti. Poi cita il paradosso una frase che urta contro il senso comune o, nell’ambito della logica un’affermazione che dimostra una cosa e il suo contrario come ad esempio: Io sto mentendo.

Altre parole difficili come ipocoristico (la modificazione fonetica di un nome, per lo più il suo raccorciamento ad esempio: prof), dialisi (l’interruzione della continuità del periodo con un inciso), reticenza o aposiopesi (l’improvvisa interruzione di un messaggio) vengono spiegate ma il cercare di trovare gli esempi sollecitata ai partecipanti, non sempre mette a segno l’obiettivo. 
Riesce più facilmente con l’ossimoro (accostamento di parole che esprimono concetti opposti) di cui Giovanni dà la definizione corretta e l’esempio appropriato. 
Ne scaturisce una serie di esempi: ghiaccio bollente, via la muerte, buon diavolo che anima il clima tiepido dell’incontro, forse dovuto alla difficoltà di capire quanto un uso accorto delle parole possa essere prezioso per le relazioni e in tutti i momenti della nostra vita. 
Azalen propone di leggere un testo scritto sulla scia delle città invisibili di Italo Calvino, intitolato Idema. La reazione è forte perché alcuni partecipanti non vi ravvisano alcun rispecchiamento della realtà carceraria, che secondo Idema annullerebbe la personalità. 
Un partecipante dice: “Cerco di trovare l’aspetto positivo, di aiutare”. Renata riconosce invece tratti che caratterizzano la vita dentro e parla di una compagna che aveva un acuto mal di denti e non ha ricevuto un analgesico se non dopo molte ore di sofferenza. 
Massimiliano afferma: "Spesso manca il diritto alla salute". Un altro partecipante osserva che è carente anche l’amore nel comunicare con gli altri. 
Eugenio interviene facendo notare che il testo è interessante perché ha sollevato molti confronti e opinioni. Tratteggia un mondo falso, senza entrare nel merito del giudizio, occorre riconoscere che ha sollevato reazioni. 
Renata insiste: “E' una città invisibile, usando la metafora descrive tutti i palazzi uguali come le celle, io vi ho visto la forma disumana del carcere"
Un partecipante parla della sua esperienza positiva e il discorso scivola sulla giustizia e sul fatto che essa tende a offrire una rappresentazione del fatto la più equa e però sottoposta alla norma. 
Quindi il processo trova la sua sede nel dibattimento dove si scontrano la difesa e l’accusa e diventa decisiva la capacità degli avvocati nel sostenere la tesi difensiva, insomma è una gara retorica. 
Il confronto con il diritto anglosassone è, a questo punto, un passo breve. “Il diritto romano non tende alla verità, noi abbiamo bisogno di tante leggi perché abbiamo bisogno di tante verità” si dice. 
Nel diritto anglosassone ci si richiama ai precedenti giurisprudenziali. In altre parole è un modello di diritto giuridico, del tutto differente dal nostro, perché non codificato. 
Giovanni accenna alla eccessiva tendenza a mettere i minori in comunità, alludendo alle rette giornaliere che queste comunità riscuotono oscillanti tra i 70 e i 400 euro giornalieri. Alcuni magistrati sono presidenti o soci in queste comunità minorili. 
Le ragioni della sottrazione alla potestà genitoriale sono spesso gravi motivi di incapacità da parte di un genitore o periodi di momentanea inadeguatezza, motivi economici accertati in base alle segnalazione dei servizi sociali. La situazione che vivono i padri separati entra nel discorso della sottrazione dei minori all’altro coniuge. 
Un partecipante parla della gioia di avere potuto parlare a telefono con la propria figlia grazie all’interessamento e alla comprensione del comandante. 
L’incontro è giunto al termine e si conclude tra saluti e strette di mano.   
* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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