giovedì 17 luglio 2014

Curare. Idee per una nuova sanità di Leandro Gennari

Incontro del 7 luglio 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Curare. Idee per una nuova sanità. Etica, politica, religione, ricerca: un saggio di Leandro Gennari.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi le piogge recenti hanno spazzato via l’afa dei giorni passati. Azalen, Simone e Leandro Gennari, varcato il portone, s’ingolfano nei corridoi e salgono al sesto secondo dove il bibliotecario li accoglie e si affretta a chiamare i partecipanti. 

Riunito il gruppo, è Azalen a leggere il resoconto che ormai ritualmente dà il via all’incontro e a esprimere qualche sua annotazione sul libro appena andato in stampa Curare. Idee per una nuova sanità edizioni Mursia di Leandro Gennari (già presentato durante il precedente incontro. Vedi QUI).

Il saggio parla della Sanità nel nostro Paese che suscita da sempre discussioni che dividono e smuovono le coscienze perché coinvolge la salute dei cittadini, il dovere della ricerca, l'etica e il profitto economico. 

Leandro Gennari, luminare dell'oncologia, dopo quarant'anni passati in corsia mette la sua esperienza al servizio di un malato speciale: il Sistema Sanitario Nazionale. E lo fa con una riflessione a tutto campo che comincia dalla formazione del medico e attraversa il rapporto tra specialisti e tecnologia, l'organizzazione degli ospedali, il ruolo del medico di base, le commistioni tra politica e sanità, il delirio di onnipotenza della scienza. 

Il risultato è una riflessione sul futuro della medicina in senso lato che chiama in causa scelte strategiche, politiche, ma soprattutto etiche. Un pamphlet che senza voler dare un giudizio definitivo mette in fila e analizza con chiarezza e decisione i problemi della Sanità italiana e prova a indicare delle soluzioni nel rispetto, prima di tutto, delle persone malate.

Azalen chiede a Leandro di leggere una frase riportata nel libro: 
La capacità di agire dell’uomo è paragonabile a un braciere nel quale la brace è la forza vera e attiva che tuttavia rimane inespressa se è nascosta da uno spesso strato di cenere. Solo rimuovendo la cenere, la brace potrà esprimere la sua vera forza: il calore” 
detta dal cardinal Montini pochi giorni prima di morire. L’autore commenta: “Nel mio braciere c’era tanta brace, ma c’era la cenere che impediva al calore di espandersi, i miei superiori asportando questa cenere mi hanno messo nelle condizioni di fare strada”. Subito dopo sottolinea il dovere di riconoscere le qualità nei più giovani, bollando come frustrati quei capi che non tolgono la cenere e non permettono al calore della scienza di sprigionarsi, come dovrebbe. 

Simone chiede: “Di cosa parla questo libro?”, “Questo libro è una visione critica della medicina, il mio dovere principale è stato quello di cercare di non essere il medico che accusa tutti quelli che ostacolano la sua professione o che favorisce un particolare orientamento politico. Ho cercato di mantenermi equilibrato tra chi parla male dell’attuale medicina e chi la esalta. Poi con un rapido excursus parla dell’attività di ricerca costituita sia da coloro che guardano al microscopio un vetrino per studiare come si riproduce un batterio, dove la patologia colpisce e quali siano le possibilità per combattere questo male, sia da ricercatori che fanno scienza sperimentale operando un confronto tra i farmaci per scoprire quale sia il più efficace. Di fronte a una malattia mortale bisogna fare tutti i tentativi", conclude. 

Jerry chiede informazioni sulle cellule staminali. Leandro Gennari risponde che bisogna fare studi non condizionati da interessi economici e accenna all’impiego di farmaci inutili, "si vende la speranza, non si può ignorare che chi si rivolge a un oncologo ha una sofferenza interiore"

L’argomento suscita il racconto di esperienze personali, sia da parte di Jerry che rimarca lo stato di impotenza di fronte a un male incurabile e accenna agli ultimi anni di malattia del padre, colpito da un tumore. Aveva deciso di rifugiarsi in campagna e di spegnersi lentamente senza ricorrere a cure mediche, rammenta. 

Sia da parte di Luigi che si informa se i tumori benigni possano tralignare. Leandro risponde che guariscono. Accenna alle poliposi, alla proliferazioni di polipi, su base ereditaria. 

Il tema dell’impotenza dell’uomo di fronte all’avanzare del male ritorna e è collegato alla comune natura mortale, l’uomo incomincia a morire quando nasce, sulle probabilità di guarigione influiscono una costellazione di fattori come il destino, la diagnosi, lo stato morale del paziente e molti altri imponderabili. 

Il fuoco del discorso si sposta sulla sanità e Leandro avverte che bisogna vedere la sanità con lo spirito giusto perché l’uomo non è infallibile. Giuseppe dice: “Ho avuto una peritonite e i medici mi hanno salvato la vita”. 

Leandro parla dei progressi della medicina che hanno visto un punto di svolta nella scoperta casuale della penicillina, fatta da Alexander Fleming nel 1928. Lo studioso aveva lasciato nella panchina del suo laboratorio di St. Martin, a Londra, una coltura a contatto con batteri di stafilococco e era partito per le vacanze. Al suo rientro, dopo due settimane, trovò la coltura contaminata da una muffa che aveva impedito la crescita dei batteri. Aveva scoperto così un antibiotico. Il germe ha le sue caratteristiche di aggressività e l’attività scientifica è indirizzata a rendere più controllabili le patologie tumorali. 

Con il tempo si è fatta strada la volontà di assegnare a poche istituzioni tutta l’attività scientifica, e è entrata in gioco anche la politica. L’istituto dei tumori si dovrà unire all’istituto neurologico, Carlo Besta per fare nascere la Città della salute (già passata all'onore delle cronache per uno scandalo sui lavori di bonifica che ha coinvolto
l’ex direttore di Infrastrutture Lombarde Rognoni)

Leandro Gennari accenna al National Institutes of Health di Bethesda (Maryland), un rione a nord ovest di Washington il principale ente governativo di riferimento per quanto riguarda la ricerca biomedica, in tutti i campi. Luigi commenta: "il pentagono della medicina". Leandro racconta che nella hall c’era un libro su cui erano riportati spese e incassi per milioni di dollari, che tutti potevano consultare! Il discorso sulla corruzione del sistema sanitario, condizionato dalla politica a danno della meritocrazia è a questo punto inevitabile. 

Azalen chiede a Leandro come vede il rapporto tra religione e scienza, e se in lui queste dimensioni siano comunicanti. “Non ci ho mai pensato, Dio ha un suo compito, io ho il mio”. Poi precisa: “Non è colpa di Dio, se uno si ammala. Il miracolo è una cosa straordinaria”. Racconta di essere stato consultato dal Vaticano per dare un suo giudizio sulla guarigione miracolosa di una suora dopo pochi mesi. Mancava l’esame istologico e lui non aveva potuto confermare la presenza di un evento soprannaturale. 

Poi parla dell’esperienza religiosa di un ragazzo ateo che gli aveva confidato: “Questa notte ho conosciuto Dio”. Leandro conserva la lettera di questo suo paziente, sfortunatamente deceduto. 

Michael esclama: “È stata trovata la molecola di Dio, la particella elementare che costituisce la materia (bosone di Higgs)”. Simone precisando che la molecola di Dio ha cercato di dare consistenza al Modello Standard (MS) e che non è molto correllata all'argomento in discussione, domanda a sua volta: ”Cosa ne pensi del San Raffaele?” 

Il discorso cade sulle connessioni di sanità e politica. Leandro risponde che all’inizio era un’espressione religiosa che faceva capo a Don Verzé, con il tempo era cresciuta, un Moloch difficile da gestire in modo programmatico, qualcosa è sfuggito. Gli ospedali dovrebbero arrivare in pareggio di bilancio, non dovrebbero fare profitti. 

Questi sono i lati negativi della sanità privata, privata convenzionata. La sanità dovrebbe essere erogata allo stesso modo per il ricco e per il povero. Simone chiede ancora: “Cosa ne pensi di Veronesi?” Leandro tesse l’elogio del suo direttore, Umberto Veronesi, molto intelligente e determinato e parla della fiducia che gli ha accordato durante gli anni di lavoro all'Istituto dei Tumori, consentendogli di fare una brillante carriera di chirurgo, dopo una pesante gavetta e di passare dalla chirurgia della mammella a quella dello stomaco e del fegato ( ha eseguito il primo trapianto di fegato in Italia con l’autorizzazione dell’allora ministro della salute) e degli arti. 

Di Veronesi dice: “E’ un politico e procede per obiettivi, è uno dei personaggi noti anche all’estero che ha dato impulso a fondazioni e organizzazioni per la ricerca oncologica"

L’incontro si conclude e ci si ripromette di ritrovarsi a dibattere ancora come un gruppo di amici.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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