Gli insegnamenti del rabbi e dello zaddik
Simon Pietro De Domenico, Giovanni Cerri e Azalen Tomaselli con i detenuti
Oggi al gruppo del Libroforum ci sono nuovi iscritti. Così Azalen e Simone iniziano con il presentarsi. L’inserimento di nuovi detenuti rende il tono un po’ più formale. C’è chi rimane silenzioso e chi ha molta voglia di parlare come Roman che vuole raccontare la sua storia. Simone parla del fumettista Paolo Castaldi e mostra il numero di E (il mensile di Emergency) che riporta il suo fumetto dedicato a San Vittore. Si legge. E’ interessante conoscere la loro opinione su quello che Paolo ha scritto. Una trans risponde che ha detto la verità, che il sesto è un reparto diverso dagli altri, dove la restrizione della libertà è assoluta. Tutti concordano che sia giusto scontare una pena ma che non si possa togliere la dignità neanche a chi ha commesso dei reati. Roman racconta di essere stato in tutte le carceri (Serbia, Spagna, etc.) ma che quelle italiane sono le peggiori. Nel gruppo c’è libertà di esprimere le opinioni, non si fa un contraddittorio. Simone invita a ascoltare i racconti brevi dei Chassidim. I chassidim sono gli ebrei che si sono discostati dal Talmud e che seguono gli insegnamenti di Rabbi Israel ben Eliezer detto Baalshem-Tov, un grande maestro vissuto nell’Europa orientale tra il 1700 e il 1760.
La caratteristica della proposta del Baashem è la scoperta della gioia come emozione fondamentale per comprendere la vita in tutti i suoi aspetti, anche quelli più quotidiani. Il chassid, ossia il fedele per arrivare a questa comprensione deve seguire l’insegnamento di qualcuno che ne ha fatto diretta esperienza: il zaddik (giusto) o rabbi (maestro). Sono racconti imperniati su insegnamenti morali . Sono apparentati con i racconti Zen per la brevità e per la caratteristica di veicolare un messaggio, a volte non di immediata comprensione. Il primo suggerisce che l’uomo si converte con l’amore in quanto racconta di un maestro al quale era stato condotto un allievo svogliato perché lo rimproverasse e questi rimasto solo con l’allievo lo stringe al cuore. L’allievo diventato a sua volta un maestro ricorda di avere imparato in quella occasione come si fa a educare i fanciulli. Un altro racconto parla di un giovane che avendo imparato le formule della Kabbalah vuole metterle alla prova e gettata la sua cintura sul fiume Dniestr si mette a camminare sull’acqua. Il giovane trascorre tutta la vita a pentirsi di ciò che ha fatto fino a quando, essendo in pericolo e dovendo fuggire cammina sul fiume e si mette in salvo. Il racconto dice che non si deve abbracciare una fede per i poteri che dà e che Dio salva i suoi anche se il Suo nome non è invocato. Un terzo racconto parla del digiuno. Un allievo chiede al maestro se sia importante digiunare e questi risponde che il vero digiuno è quello che praticava il Balshemtov e gli racconta un aneddoto. Il Balshem andava, dopo aver celebrato il sabato, in un luogo solitario a meditare portando con sé i pani e l’acqua. Un venerdì sollevando la sua borsa, si accorse che era pesante e vi ritrovò il cibo che vi aveva messo. Questo significa che il digiuno è gradito a Dio quando è diretta conseguenza della intensità del dialogo con Lui. Infatti il grande maestro si era dimenticato di mangiare, non se lo era imposto. Il tema apre il dibattito sull’esperienza di un fervore religioso che si accresce in situazioni di pericolo o di dolore, come il carcere. La giovane trans osserva che in carcere le persone pregano Dio. Un giovane nigeriano conferma che lui in carcere prega Dio, ma che quando il ricordo delle sofferenze patite si sarà stemperato forse riprenderà la vita di sempre. Roman sostiene che Dio aiuta perché rubare non è un peccato grave. Azalen replica che rubare è un peccato ma che Dio perdona tutti non sulla base della gravità della colpa ma della sua misericordia che non conosce limiti. Importante è credere e vedere nell’altro l’immagine di Dio l’immagine di una creatura di Dio. Alì nota che ognuno prega Dio chiedendogli quello che per lui è importante, lui chiedeva a Dio di rubare senza essere scoperto. Sorride. Poi dice che lui prega sia in carcere sia fuori. Simone un po’ infastidito dalla piega confessionale che ha preso il dibattito propone la lettura del famosissimo racconto di Brown Sentinella. Parla di una sentinella costretta a sopravvivere, isolata e in condizioni estreme in un avamposto di un pianeta attaccato da esseri alieni. La sentinella spara al nemico che è un essere senza squame, schifoso, con solo due gambe e due braccia! Il racconto è una chiara metafora di come per ciascuno il diverso sia negativo, proprio perché non è assimilabile a sé. E’ fin troppo chiaro il riferimento al razzismo e a tutte le forme di discriminazione che dividono la società. Roman chiede di raccontare la sua storia di arresti e di affidamento dei figli a comunità del milanese su decreto del Tribunale dei minori. L’agente ci avvisa che l’incontro è terminato, si scambiano saluti e strette di mano e si sciama via.
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
Simon Pietro De Domenico, Giovanni Cerri e Azalen Tomaselli con i detenuti
Oggi al gruppo del Libroforum ci sono nuovi iscritti. Così Azalen e Simone iniziano con il presentarsi. L’inserimento di nuovi detenuti rende il tono un po’ più formale. C’è chi rimane silenzioso e chi ha molta voglia di parlare come Roman che vuole raccontare la sua storia. Simone parla del fumettista Paolo Castaldi e mostra il numero di E (il mensile di Emergency) che riporta il suo fumetto dedicato a San Vittore. Si legge. E’ interessante conoscere la loro opinione su quello che Paolo ha scritto. Una trans risponde che ha detto la verità, che il sesto è un reparto diverso dagli altri, dove la restrizione della libertà è assoluta. Tutti concordano che sia giusto scontare una pena ma che non si possa togliere la dignità neanche a chi ha commesso dei reati. Roman racconta di essere stato in tutte le carceri (Serbia, Spagna, etc.) ma che quelle italiane sono le peggiori. Nel gruppo c’è libertà di esprimere le opinioni, non si fa un contraddittorio. Simone invita a ascoltare i racconti brevi dei Chassidim. I chassidim sono gli ebrei che si sono discostati dal Talmud e che seguono gli insegnamenti di Rabbi Israel ben Eliezer detto Baalshem-Tov, un grande maestro vissuto nell’Europa orientale tra il 1700 e il 1760.
La caratteristica della proposta del Baashem è la scoperta della gioia come emozione fondamentale per comprendere la vita in tutti i suoi aspetti, anche quelli più quotidiani. Il chassid, ossia il fedele per arrivare a questa comprensione deve seguire l’insegnamento di qualcuno che ne ha fatto diretta esperienza: il zaddik (giusto) o rabbi (maestro). Sono racconti imperniati su insegnamenti morali . Sono apparentati con i racconti Zen per la brevità e per la caratteristica di veicolare un messaggio, a volte non di immediata comprensione. Il primo suggerisce che l’uomo si converte con l’amore in quanto racconta di un maestro al quale era stato condotto un allievo svogliato perché lo rimproverasse e questi rimasto solo con l’allievo lo stringe al cuore. L’allievo diventato a sua volta un maestro ricorda di avere imparato in quella occasione come si fa a educare i fanciulli. Un altro racconto parla di un giovane che avendo imparato le formule della Kabbalah vuole metterle alla prova e gettata la sua cintura sul fiume Dniestr si mette a camminare sull’acqua. Il giovane trascorre tutta la vita a pentirsi di ciò che ha fatto fino a quando, essendo in pericolo e dovendo fuggire cammina sul fiume e si mette in salvo. Il racconto dice che non si deve abbracciare una fede per i poteri che dà e che Dio salva i suoi anche se il Suo nome non è invocato. Un terzo racconto parla del digiuno. Un allievo chiede al maestro se sia importante digiunare e questi risponde che il vero digiuno è quello che praticava il Balshemtov e gli racconta un aneddoto. Il Balshem andava, dopo aver celebrato il sabato, in un luogo solitario a meditare portando con sé i pani e l’acqua. Un venerdì sollevando la sua borsa, si accorse che era pesante e vi ritrovò il cibo che vi aveva messo. Questo significa che il digiuno è gradito a Dio quando è diretta conseguenza della intensità del dialogo con Lui. Infatti il grande maestro si era dimenticato di mangiare, non se lo era imposto. Il tema apre il dibattito sull’esperienza di un fervore religioso che si accresce in situazioni di pericolo o di dolore, come il carcere. La giovane trans osserva che in carcere le persone pregano Dio. Un giovane nigeriano conferma che lui in carcere prega Dio, ma che quando il ricordo delle sofferenze patite si sarà stemperato forse riprenderà la vita di sempre. Roman sostiene che Dio aiuta perché rubare non è un peccato grave. Azalen replica che rubare è un peccato ma che Dio perdona tutti non sulla base della gravità della colpa ma della sua misericordia che non conosce limiti. Importante è credere e vedere nell’altro l’immagine di Dio l’immagine di una creatura di Dio. Alì nota che ognuno prega Dio chiedendogli quello che per lui è importante, lui chiedeva a Dio di rubare senza essere scoperto. Sorride. Poi dice che lui prega sia in carcere sia fuori. Simone un po’ infastidito dalla piega confessionale che ha preso il dibattito propone la lettura del famosissimo racconto di Brown Sentinella. Parla di una sentinella costretta a sopravvivere, isolata e in condizioni estreme in un avamposto di un pianeta attaccato da esseri alieni. La sentinella spara al nemico che è un essere senza squame, schifoso, con solo due gambe e due braccia! Il racconto è una chiara metafora di come per ciascuno il diverso sia negativo, proprio perché non è assimilabile a sé. E’ fin troppo chiaro il riferimento al razzismo e a tutte le forme di discriminazione che dividono la società. Roman chiede di raccontare la sua storia di arresti e di affidamento dei figli a comunità del milanese su decreto del Tribunale dei minori. L’agente ci avvisa che l’incontro è terminato, si scambiano saluti e strette di mano e si sciama via.
* I nomi dei detenuti sono di fantasia
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