martedì 11 ottobre 2011

Considerazioni di Giorgio Cesati Cassin

Incontro del 3 ottobre Milano Casa circondariale San Vittore
Giorgio Cesati Cassin scrive dell'incontro con i detenuti (vai QUI per il resoconto)
L'esperienza che ho vissuto nell'incontrare quegli uomini privi della libertà mi ha profondamente commosso e segnato. Sono bastate poche frasi scambiate con loro perchè tramigrassi dall' universo carcerario ad un altro universo dissimile e opposto. Nella piccola stanza che a stento ci ospitava, col trascorrere del tempo sempre più prendeva forma un ossimoro; prigionieri della libertà. Nessuno era più vincolato moralmente e fisicamente alle pietre della Legge e si allontanava quel sentimento che l'uomo difficilmente sopporta, la pietà. Come dice Georges Bernanos, diffidate della pietà che esalta sentimenti piuttosto vili, un prurito di tutte le piaghe dell'anima. Si realizzava invece quella che Pontiggia chiama L'arte della fuga, infinite variazioni intorno a un tema, e quì a San Vittore era come se tutti noi mentissimo, per legge, obbligati a farlo, ma non coscenti di farlo. Una prova sconvolgente. La conversazione sconfinava in una sequenza di frammenti autonomi che ignorando il tema principale "siamo chiusi quì dentro", si sostituiva ai nessi convenzionali di tempo e di spazio e dava origine a una rete di associazioni fantastiche che con movimenti anterogradi non ritornavano al tema principale ma sempre più se ne allontavano; una vera fuga in avanti, insomma. Uno scambio conversazionale intenso e originale. Tema dominante la scrittura terapeutica, che libera dalle sofferenze, dove ricordi angoscianti si spogliano per passare dall'universo della tragedia  all'universo della prosa, più accomodante. La mia è stata un'esperienza corroborante, una iniezione, che dico, una flebo vitaminica offertami da un uditorio attento, partecipe, con le poesie di Cortez e di Giacomo e coi racconti di Roman. Grazie ancora Azalen e Simone e spero di poter ripetere l'esperienza.

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