lunedì 14 aprile 2014

L'elogio del perdono

Incontro del 17 marzo 2014 Milano Casa circondariale San Vittore. 
E' possibile perdonare in amore?
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin, Greta Mancassola Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi un bel sole primaverile riscalda Milano. Giorgio Cesati Cassin e Greta Mancassola sono seduti sulla panchina dello spiazzo verde davanti San Vittore quando li raggiungono Azalen e Simone. Insieme percorrono corridoi e cancelli fino al sesto secondo. L'aula cella è vuota.

I partecipanti entrano a piccoli gruppi e quando sono tutti presenti è Giorgio, come al solito a leggere il resoconto. Poi prende la parola Greta per giustificarsi di non avere partecipato alla scorso incontro a causa di un impegno universitario e informa che tratterà di economia nel corso dei prossimi incontri a partire da maggio, come aveva annunciato (Vedi QUI). 

Azalen propone l'ultimo saggio di Massimo Recalcati, intitolato Non più come prima, l'elogio del perdono. E' un libello che esplora il tema nelle sue sfaccettate e inedite implicazioni, un viaggio nella psiche per scoprire il mistero del perdono. La discussione si anima subito perché le opinioni sono divergenti. 

Marco sostiene che si può perdonare illimitatamente, mentre per altri il perdono è in funzione della gravità dell'offesa subita. 

Carlo conferma che nel perdono si prescinde dal bene e dal male e si assolve chi ha sbagliato, ma bisogna capire il nesso logico che ha condotto a quella azione lesiva della dignità. E poi parla del perdono nella prospettiva di chi ha offeso, spesso, il primo a non volersi perdonare. Sembra intendere che bisogna emendarsi per potere accedere al perdono. 

Per Luigi solo Dio può perdonare, perché è impossibile umanamente accettare lo sbaglio dell'altro. Renata di rimando risponde che chi perdona dimentica tutto. 

John anche lui concorda che bisogna dare la possibilità di rimediare e evoca il perdono divino ma introduce il criterio della gravità, per cui afferma che esistono azioni imperdonabili. Il perdono replica Simone avviene se c'è stata sofferenza. 

Carlo ribadisce che in carcere ci sono condizioni restrittive, come se in Africa nel deserto qualcuno ti togliesse un bicchiere d'acqua, è difficile perdonare. Baker sostiene di essere capace di perdonare tutto, ma è un percorso che impone di conoscere i propri limiti e superarli, di mettersi nelle condizioni di un altro. Vladimir gli fa eco e conferma che il perdono è un cammino spirituale. 

Per Jerry è fondamentale comprendere perché la persona è stata spinta a fare quelle cose e bisogna analizzare in profondità, se ci sono state carenze infantili, vissuti più leggeri o più pesanti. 

Giorgio taglia corto e sembra non accettare questi ragionamenti, "mio padre diceva: Il miglior perdono è la vendetta” ma poi si smentisce. “Io non riesco a odiare nessuno, mio figlio sono dieci anni che non mi rivolge la parola”. 

Carlo risponde che ci sono dei solchi invalicabili ognuno può farsi scivolare l'acqua o farsela entrare, ma il problema è il giudizio dell'altro. “Mi trafigge molto”, soggiunge “perché se tu venissi a mancare, andrebbe ricucito (il rapporto)”. Giorgio gli replica”Se non c'è odio, non c'è bisogno di perdono”. Simone corregge l'affermazione di Giorgio, sostenendo che il perdono è correlato anche all'orgoglio. Ma Greta a sua volta rilancia “E' collegato all'odio che costituisce una barriera invalicabile, c'è uno strato d'odio, anche se c'è la comprensione. Ha una connotazione talmente violenta, è l'unica cosa che riesce a bloccare il perdono"

Carlo sullo stesso registro dice: “Bisogna immergesi nelle situazioni, l'odio esiste se mi si toglie la cosa più cara che ho, può diventare un raptus. Se io ho fatto quella azione, sono tragico anch'io. Devo parlare in prima persona e calarmi in quel momento oscuro, è impenetrabile la mente, anche se ne parli sempre con distacco.” 

Un partecipante pone in relazione la condizione di chi perdona con la libertà, chi non perdona è prigioniero del rancore e vive ancorato al passato. Vladimir dice “Siamo tutti alla ricerca, ma siamo pochi disposti a donarlo"

Azalen a questo punto invita Giorgio a leggere alcuni brani del saggio di Recalcati e la conversazione scivola sul perdono correlato alla natura dell'amore. 

John dice che si perdona ma se l'altro insiste nel violare la fiducia si può rompere il rapporto. E Luigi sostiene che perdonare è cambiare il ricordo. A proposito dell'amore Carlo si esprime così: “L'amore assoluto lo vedi nei momenti bui e non te ne eri accorto. L'amore è un'esplosione, quando si spengono i fuochi d'artificio, tutto ti porta al cambiamento dettato non più dall'essere, ma dal possedere. L'amore è illogico, è oltrepassamento”. 

John mette l'accento sulla natura liquida di questo sentimento: ”Cambia come il tempo, non puoi prevedere il futuro...Cerchiamo l'anima gemella”. L'anima gemella diventa il perno attorno a cui ruotano i nuovi interventi. Greta crede che ci sia. Anche per Luigi esiste e si può amare senza essere riamati.  Dello stesso avviso sono Jerry e Renata la quale afferma che in amore non si può risparmiare. 

Baker invece annota che ci si innamora di quello che ci manca. Ma è John infine a cercare di descrivere l'amore passione assimilabile alla follia e all'accecamento: “Chi non ha sperimentato l'amore non lo potrà mai dire, non sei in grado di controllare la tua mente”. 

La discussione è stata vivace e non si è arrivati a punti condivisi, ma il tempo è trascorso e l'incontro si conclude con i saluti e le strette di mano in attesa di rivedersi tra una settimana.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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