lunedì 18 novembre 2013

La donna di Porto Pim e la forza della scrittura

Incontro del 4 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Il pericolo di diventare schiavi d'amore.
Azalen Tomaselli Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Una giornata piovosa e autunnale. Azalen e Simone salgono al sesto secondo, dove ritrovano il piccolo gruppo del Libroforum. Oggi, Giorgio non verrà. Si inizia con la lettura del resoconto. Al termine, Gio legge un suo testo che ha come protagonisti gli animali. La storia è ambientata a San Vittore, configurato come l'arca, costruita da Noè per salvare dal diluvio la sua famiglia e tutte le specie viventi. La storia: in seguito alle battaglie degli animalisti, in una calda giornata estiva, gli zoo sono chiusi e le bestie, vengono trasferite in un vecchio convento che accoglie tutti gli animali dal vecchio leone sdentato, al cavallo rampante, al mansueto agnello, alle iene, ai leopardi, ai cobra, tutti stipati e mal foraggiati ... Così inizia il brano di Gio che riceve l'approvazione del ristretto gruppo di ascoltatori e offre lo spunto per parlare della scrittura. 

Gio racconta di un detenuto straniero che non riusciva a scrivere e viveva una forte prostrazione a causa di questa sua impossibilità di esprimere la sua sofferenza e dell'interruzione dei rapporti con i familiari. Gradualmente con l'aiuto di Gio è riuscito a scrivere e a riallacciare i legami con il mondo esterno; poi parla della sua esperienza e delle lettere che scrive quotidianamente a sua figlia, aggiungendo commosso: “E' come se parlassi con lei”. 

domenica 17 novembre 2013

Il serraglio

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Il serraglio
di Gio

2 luglio, siamo in una assolata giornata estiva. Gli zoo vengono chiusi. Per gli animali, difesi dagli animalisti, bisogna trovare una sistemazione. Invece di rimandarli nei loro habitat naturali, decidono di sistemarli in un vecchio convento di metà Ottocento, San Vittore. Usano questa vetusta costruzione come una grande arca, paragonabile a quella che Noè usò al tempo del diluvio, per salvare la sua famiglia e ogni razza animale. Infatti, qui si trova ogni sorta di animali: dal vecchio leone sdentato al rampante cavallo, dai mansueti agnelli a quegli animali con il manto di lupo. Cavalli, iene, leopardi, cobra e viscidi serpenti, tutto quello che si può definire animale, è stipato in celle anguste, senza la minima igiene e foraggiato male. La fauna è separata per sesso, quella femminile in in un edificio o scomparto, come dir si voglia, per non riprodursi. Visto il superaffollamento dell'immaginaria arca. 

sabato 16 novembre 2013

Finale

PAROLE OLTRE - LA VOCE DEI DETENUTI

Finale
di Leandro

Queste mura d'odio mi crollano addosso
mi contorco esausto nel vortice della sconfitta
e dopo le strazianti grida degli archi impazziti
l'adagio riprende grave, cede, cade
in una nota sola, sospesa, 
lunghissima

anch'io bramo armonia nel mio finale.

* Il nome dell'autore detenuto è di fantasia. Il testo qui riportato non è una trascrizione fedele ma è frutto di una personale e approssimata rielaborazione del testo originale letto dall'autore durante i nostri incontri.

mercoledì 6 novembre 2013

Come migliorare la convivenza in carcere?

Incontro del 18 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Come migliorare la convivenza in carcere? Con l'immedesimazione.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Giornata uggiosa, con un cielo arabescato di pallide nuvole. Simone e Azalen salgono al sesto secondo, dove trovano il piccolo gruppo con Giorgio Cesati Cassin. Ha portato la seconda parte de I guardiani della sogliola. Un nuovo partecipante, presentandosi, parla dei motivi della sua carcerazione, dovuti a una lite con la sua compagna. E' Gio che, dopo un primo scambio di opinioni sul rapporto tra uomini e donne, spesso difficile, e sulla piaga della violenza contro le donne, come dato inconfutabile, torna a parlare del regime carcerario e della condizione del detenuto in attesa di processo. Gio sostiene che “bisogna imparare a scrivere” mandare “una montagna di lettere per denunciare i disagi e il malessere di chi è costretto a scontare una pena", anche se precisa “la nostra protesta è censurata”. 

Un altro partecipante afferma che spesso non conosciamo i mezzi per tutelare i nostri diritti e accenna al fatto che la curia destina un fondo per aiutare i bisognosi. L'argomento scivola sulla politica e sulla sua incapacità di intercettare le necessità, anche della parte produttiva del paese. Lo stesso Gio racconta la sua esperienza di lavoratore con attività in proprio, costretto, in alcune occasioni, a pagare di tasca sua, per aggirare le lungaggini dell'istituzione.

mercoledì 30 ottobre 2013

La vispa Teresa di Trilussa e I guardiani della sogliola

Incontro del 21 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un momento di svago al sesto secondo di San Vittore.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Milano ha una patina di grigio che vela questo ottobre avaro di sole. Al sesto secondo, Azalen, in ritardo, trova Giorgio Cesati che presenta divertito la sua ultima fatica letteraria: I guardiani della sogliola, pubblicato su ilmiolibro.it. Dopo i saluti, si riparte con l'apertura, ormai canonica, del resoconto. Le reazioni e gli interventi del piccolo gruppo punteggiano alcuni riferimenti all'argomento "giustizia", sollevati da un articolo, apparso sul Corriere. E' una sventagliata di discorsi su temi cruciali come: il mancato ricorso alle misure alternative, la mancanza di lavoro, l'inattività forzata, le condizioni di vita degradanti e il carattere estremo della pena detentiva, spesso applicata quando non ne ricorra la necessità. A questo proposito, un partecipante esprime il suo disagio, ai limiti della capacità di resistenza, nel trovarsi catapultato in un sistema che non gli appartiene e al quale non riesce a adattarsi. E' una confessione drammatica, alla quale seguono altre testimonianze accorate. 

lunedì 21 ottobre 2013

La gioia di vivere

Incontro del 14 ottobre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La gioia di vivere è anche saper fare tesoro delle esperienze negative.
Azalen Tomaselli, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Oggi sul cielo si stende una trama di nuvole grigie, che pervade di malinconia. Al sesto secondo Giorgio, Simone e Azalen trovano il piccolo gruppo del Libroforum. Qualcuno è nuovo e si presenta, entrando. Gio informa che Zero mancherà perché si è iscritto a un altro corso. Si parla dei corsi considerati più utili e viene fuori l'esigenza di avere conoscenze sulle norme di legge, sul diritto. Simone precisa: "anche sui diritti dei detenuti", riscuotendo il consenso dei presenti. Poi si riprende un argomento che era stato già in parte discusso, durante l'ultimo incontro : “come ottenere il rispetto per garantire una serena convivenza e, soprattutto, come non reagire alle provocazioni?


Un detenuto afferma che anche la sopportazione ha dei limiti, oltrepassati i quali, si perde il controllo, racconta di una sua esperienza con un compagno di cella. Giorgio dice di sé: “Sono reattivo alle ingiustizie, però faccio le rimostranze e non reagisco” Sottintende che si possono fare valere le proprie ragioni senza trascendere e senza ricorrere all'uso della violenza. Poi sembra interrogarsi. Cosa conviene fare di fronte alla iattanza di chi vuole esercitare il proprio dominio? La sua ricetta non è preconfezionata, ci sono vari modi. Lui evita una reazione simmetrica “distraendo la mente; la scrittura", precisa "è una fuga". Poi scherza: “ Quando ho finito di scrivere, soffro di crisi post partum, mi sento vuoto, non ho la montata lattea, sono in attesa di un'idea perché per me la scrittura è una salvezza”. Qualcuno dei partecipanti rileva che in carcere i rapporti non sono paritari e il detenuto è visto come un mostro. Giorgio allora tira fuori un articolo apparso sul Corriere, chedendo se le situazioni descritte corrispondano alla effettiva realtà del sesto secondo. L'articolo è stato mandato al giornale da un ex imprenditore, vittima di un errore giudiziario (processato in contumacia per bancarotta fraudolenta, pare per un difetto di notifica), reduce da un soggiorno di quaranta giorni nelle patrie galere.

mercoledì 16 ottobre 2013

Le camille

Incontro al Femminile del 24 settembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Storia di un rosso mensile: due attrici si confrontano con le detenute sulle mestruazioni. 
Deborah MoreseDafne NiglioAzalen Tomaselli, Sonja Radaelli, Antonella Cavallo, Francesco Lossani, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con le detenute.
Martedì 24 settembre nella biblioteca di San Vittore, Deborah Morese e Dafne Niglio hanno incontrato le ragazze del reparto femminile per parlare di un argomento “di genere”. Il titolo, scelto dalle due attrici di teatro, è allusivo e brillante: Le camille. Sottotitolo: storia di un rosso mensile. Oltre alle detenute, il pubblico è composto dalle volontarie e dai volontari del progetto Parole in Libertà. Un tiepido sole di settembre illumina il cerchio delle partecipanti mentre ascoltano un po' sorprese le due attrici che sciorinano una gustosissima e comica sfilza di perifrasi per svelare il tema dell'incontro: le mestruazioni. E' un fuoco di fila di sinonimi e curiosi modi di dire con cui solitamente in tempi diversi le donne hanno nominato il mestruo: 
"Ho il marchese, fiori, ragione, purghe. Il marchese dal francese gergale maquis, marquer: segnare, marcare, le mie cose, e poi ancora, c'ho le lune..le regole, sono indisposta."
Nel gioco teatrale, Deborah e Dafne, affiatate e disinvolte, interpretano con ruoli antagonistici le due contrastanti maniere di vivere questa condizione da parte delle donne. Alcune, felici di questo stato di grazia, altre, infastidite e tendenti a negarlo. L'effetto è divertente e strappa qualche risata. Poi è la volta di un estratto da I monologhi della vagina, di Eve Ensler, un testo che inanella un ventaglio di esperienze relative al fatidico arrivo del mestruo.
Non credevo che mi sarebbero venute. 
Hanno cambiato completamente il mio modo di sentire me stessa. Sono diventata molto silenziosa e matura. Una brava donna vietnamita – una tranquilla lavoratrice, virtuosa, che non parla mai. 
Nove anni e mezzo. Ero sicura che sarei morta dissanguata, ho appallottolato le mutande e le ho buttate in un angolo. Non volevo preoccupare i miei genitori.