mercoledì 16 ottobre 2013

Le camille

Incontro al Femminile del 24 settembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Storia di un rosso mensile: due attrici si confrontano con le detenute sulle mestruazioni. 
Deborah MoreseDafne NiglioAzalen Tomaselli, Sonja Radaelli, Antonella Cavallo, Francesco Lossani, Giorgio Cesati Cassin e Simon Pietro De Domenico con le detenute.
Martedì 24 settembre nella biblioteca di San Vittore, Deborah Morese e Dafne Niglio hanno incontrato le ragazze del reparto femminile per parlare di un argomento “di genere”. Il titolo, scelto dalle due attrici di teatro, è allusivo e brillante: Le camille. Sottotitolo: storia di un rosso mensile. Oltre alle detenute, il pubblico è composto dalle volontarie e dai volontari del progetto Parole in Libertà. Un tiepido sole di settembre illumina il cerchio delle partecipanti mentre ascoltano un po' sorprese le due attrici che sciorinano una gustosissima e comica sfilza di perifrasi per svelare il tema dell'incontro: le mestruazioni. E' un fuoco di fila di sinonimi e curiosi modi di dire con cui solitamente in tempi diversi le donne hanno nominato il mestruo: 
"Ho il marchese, fiori, ragione, purghe. Il marchese dal francese gergale maquis, marquer: segnare, marcare, le mie cose, e poi ancora, c'ho le lune..le regole, sono indisposta."
Nel gioco teatrale, Deborah e Dafne, affiatate e disinvolte, interpretano con ruoli antagonistici le due contrastanti maniere di vivere questa condizione da parte delle donne. Alcune, felici di questo stato di grazia, altre, infastidite e tendenti a negarlo. L'effetto è divertente e strappa qualche risata. Poi è la volta di un estratto da I monologhi della vagina, di Eve Ensler, un testo che inanella un ventaglio di esperienze relative al fatidico arrivo del mestruo.
Non credevo che mi sarebbero venute. 
Hanno cambiato completamente il mio modo di sentire me stessa. Sono diventata molto silenziosa e matura. Una brava donna vietnamita – una tranquilla lavoratrice, virtuosa, che non parla mai. 
Nove anni e mezzo. Ero sicura che sarei morta dissanguata, ho appallottolato le mutande e le ho buttate in un angolo. Non volevo preoccupare i miei genitori.


Sono brevi istantanee, in cui ogni donna può riconoscersi, e stimolano il dialogo. Deborah e Dafne invitano le donne a raccontare la loro "prima volta". E' Sonja, a rompere il ghiaccio ricordando un episodio personale. Le sue prime mestruazioni, arrivate mentre a casa sua c'era in corso una festa organizzata dal fratello. Una folla di maschi in attesa di fiondarsi in bagno, lei che si lamenta con la madre e questa che per tutta risposta le chiede di aiutarla a preparare i panini! 

I ricordi si incrociano e gli argomenti si affastellano. Giorgio parla della sua curiosità infantile alla vista dei pannoloni stesi a asciugare e della risposta sibillina della domestica alle sue domande. Poi allude agli odori e a altre sensazioni legate a questo periodo femminile. Azalen si aggancia a questo intervento per chiedere agli uomini se provino disagio o fastidio verso la donna mestruata e accenna al fatto che corrisponde alla fase in cui la donna non è fertile, coinvolgendo, quindi, anche la sfera dei rapporti sessuali. 

Francesco, a dimostrazione che le mestruazioni non riguardano esclusivamente le donne, racconta la sua prima esperienza legata al fatto di avere una sorella. Dafne commenta che gli uomini che hanno sorelle, specie se più grandi di loro, accettano generalmente con maggiore semplicità questa condizione. Deborah a tal proposito insiste anche sull'educazione impartita da certe madri ai ragazzi.

Sonja, riallacciandosi al rapporto tra uomini e menarca, racconta la prima mestruazione di sua figlia, capitata mentre lei era all'estero. Il marito, figlio unico, non sapendo come affrontare la cosa, in un eccesso di premure, dopo avere costretto la ragazza a stare a letto, aveva continuato tutta la notte a affacciarsi alla sua stanza, impedendole di prendere sonno. La ragazza esasperata l'indomani aveva telefonato alla madre, lamentandosi dell'esagerata apprensione del padre.

Una delle detenute rammenta che quando era bambina, "in quei giorni", le donne erano ritenute dotate di singolari poteri: fare appassire le piante o deteriorare il cibo. Dovevano quindi astenersi dalle faccende domestiche. La stessa lascia anche intendere, maliziosamente, che per alcune era un pretesto provvidenziale per riposarsi.

La presenza di molte partecipanti di altri paesi favorisce un confronto sui vari modi di considerare il mestruo. Così Deborah e Dafne domandano alle ragazze straniere se nei loro paesi di origine vi sia un particolare retaggio culturale riguardante questo aspetto della femminilità. 

Qualcuna accenna al fatto che in certe culture la donna che ha le mestruazioni è impura e costretta a stare lontana e isolata dai familiari. Antonella racconta, a questo proposito, di avere ripetutamente teso la mano a Dubai a un musulmano per salutarlo e di averlo visto ritrarsi, molto preoccupato. La spiegazione data al fratello di Antonella in un secondo momento: temeva che lei potesse avere il mestruo! 

Una ragazza sudamericana racconta come nel suo Paese le mestruazioni vengano accolte senza imbarazzo, e si dimostra divertita rispetto a tutti quei racconti delle donne italiane. Un'altra ragazza dell'est europeo asserisce che anche nel suo Paese, le mestruazioni sono un fatto del tutto naturale, sia per le donne, sia per gli uomini.

Verso la fine dell'incontro qualche detenuta si defila, o perché ha altri impegni o forse per il timore di essere invitata a partecipare al dialogo. Le meno timide prendono la parola per raccontarsi. Sono discorsi confidenziali che toccano temi intimi in un clima sereno. 

Alla fine Deborah, che era stata già ospite del Libroforum al sesto secondo per parlare di Desdemona e della sua esperienza di attrice, (vedi QUI l'incontro) racconta di sé e del suo modo di coccolarsi quando “arrivano”. Mentre Dafne, fedele al suo ruolo, accenna al suo fastidio, soprattutto quando deve viaggiare o lavorare più intensamente. 

Quando ci salutiamo, la sensazione è di avere trascorso alcune ore in compagnia di due simpatiche amiche che hanno divertito e fatto riflettere su un argomento dagli imprevedibili risvolti emotivi. Grazie, alle due brave ospiti per aver saputo aprire una breccia e trattato con verve un argomento che cela (o disvela) tanti lati inediti della femminilità.

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