mercoledì 8 luglio 2015

Il potere della mente

Incontro del 26 marzo 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Come la mente può indurre l'auto guarigione.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari, Iginia Busisi, Giorgio Cesati Simon P. De Domenico con le persone detenute.

Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita - Masolino da Panicale
Oggi al Libroforum Leandro, Iginia, Giorgio, Simone e Azalen ripropongono il tema della guarigione, affrontato con Erika Poli. 

Lo spunto nasce dalla lettura del resoconto che come di consueto ripropone l’argomento dell’incontro precedente. Simone per illustrare certi meccanismi non regolati dalla ragione cita Le affinità intellettive di W. Goethe, raccontando in breve la trama e spiegando come il titolo del romanzo (pubblicato nel 1809) derivi dall’analogia tra la passione amorosa e le affinità di alcuni composti chimici che tendono a legarsi con alcune sostanze a scapito di altre. 

Una matura coppia (Edoardo e Carlotta) vive dedicando la propria pacata esistenza alla cura di una tenuta, circondata da un grande parco. I due coniugi conducono un’esistenza tranquilla e priva di ombre fino al giorno in cui arrivano altri due personaggi che turbano l’equilibrio del loro sereno menage. 

Una forza fatale e incoercibile spinge, infatti, Il marito a arrendersi alla passione per la giovane Ottilia (figlia adottiva di Carlotta), mentre, con un comportamento opposto, la moglie lotta contro l’attrazione che avverte per il Capitano (amico del marito e ospite della villa) e, facendo appello al suo autocontrollo, si rifiuta di ricambiarne l’amore. 

Questo crea forte sofferenza in tutti e quattro i protagonisti della storia e un finale tragico. Dalla riprova dell’esistenza di forze che noi non conosciamo e che agiscono sul nostro corpo e sulle nostre azioni. 

Queste forze possono essere controllate solo con la forza mentale.

Simone parla del potere della mente in parte sconosciuto e dotato di potenzialità connesse a dei meccanismi di autoguarigione, portando l’esempio di un signore che essendosi ammalato di un tumore e non avendo una lunga aspettativa di vita, invece di sottoporsi a cure mediche, era andato a vivere da solo in una casetta di montagna. 

Qui aveva deciso di passare il tempo guardando gli slapstick comedy. Trascorre un periodo ridendo come un matto e quando torna per i controlli, in ospedale gli dicono che è guarito.
Leandro replica che le cellule cerebrali non si riproducono e che questo è un elemento negativo nella valutazione della risposta a qualsiasi tipo di insulto. La scienza deve essere ripetibile. 

Giovanni riprendendo l’argomento dei poteri della mente, racconta di un programma televisivo in cui avevano mostrato una persona in grado di piegare una forchetta con il solo pensiero. 

A questo punto Iginia si inserisce nella discussione domandando: “La mente può avere il potere di distruggerci?

Sul potere della mente in senso anche negativo, interviene ancora Giovanni che accenna all’acufene di cui soffre la madre, un disturbo uditivo che porta un soggetto a percepire dei rumori fastidiosi tanto da interferire con la qualità della vita del soggetto stesso. Interviene Giorgio sostenendo che si riesce a vincerlo con la mente. 

Leandro commenta "sono troppo pragmatico, ipotizzando un trauma o un riflesso rispetto a una risposta eccessiva di altre zone del cervello, le ipotesi possono essere tante", conclude. 

L’umanità è nata per affinità tra componenti chimiche queste reazioni possono determinare una certa reattività.

Qualcuno chiede: Che importanza dai alla reattività di una persona rispetto a un impulso verbale? Il problema è perché c’è la reattività. 

Azalen interviene per spiegare che certi comportamenti scatenano delle reazioni aggressive e sono inscritti nel nostro patrimonio genetico. Di fronte a un pericolo l’uomo ha appreso la risposta di fuga o di attacco, sulla base delle informazioni offerte dall’ambiente e dall’avversario che lo spingono a decidere per l’una o per l’altra alternativa di azione.

La lettura di un brano sul potere del perdono per ridonare l’equilibrio e riconciliarci con noi stessi interrompe la discussione. 

A commento, Giorgio richiama una sua esperienza personale. Raccontando di avere ritrovato una lettera ingiallita di cui non si ricordava più, scritta su un foglietto a quadretti. Era una lettera della madre che gli scriveva poco prima di morire. “Quando ho finito di leggere sono scoppiato in pianto. In quel momento ho sofferto per mia madre che mi scriveva disperata, chiedendomi perdono” 

Poi soggiunge: "la mia prima reazione è stata cerebrale, la seconda è stata liberatoria, è stata la scoperta che io ero in pace con mia madre"

Il perdono è un atto trasformativo, questa la morale condivisa nel gruppo dell’episodio esposto con commozione da Giorgio. 

Con l’angolo della poesia (una poesia di Iginia, e due poesie di un partecipante, salutate da un meritato applauso) si conclude anche questo incontro del Libroforum.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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