martedì 4 giugno 2013

L'importanza dello sport

Incontro del 20 maggio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Al Libroforum si parla di calcio: vengono presentati i libri Tripletta e Portieri d'Italia. 
Alberto Figliolia, Giovanni Cerri, Francesco Lossani, Azalen Tomaselli, Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
Briciole di sole in questa parentesi di primavera, dopo la pioggia fastidiosa e le ondate di freddo dei giorni passati. E’ gradevole la sosta nel minuscolo spiazzo verde di piazza Filangieri dove Azalen e Simone scorgono, arrivando da via degli Olivetani, Alberto Figliolia, Giovanni Cerri, Giorgio Cesati e Francesco Lossani. Dopo un breve scambio di saluti, tutti insieme oltrepassano il portone di San Vittore. All’arrivo l’aula è quasi deserta. - Pensavano che l’incontro non ci fosse – ci dicono alcuni detenuti. Molti sono all’aria, Zero replica che non è scusabile l’assenza, perché impedisce a chi richiede di partecipare di iscriversi. Dopo una breve attesa, Francesco Lossani presenta il suo libro Tripletta, un diario sportivo dove l’autore ha annotato eventi calcistici della sua squadra, ma anche esperienze, ricordi di partite, amicizie che hanno come collante, lo sport. Ne legge alcune pagine. Dopo è Giovanni Cerri a introdurre Portieri d’Italia, Edizioni A. Car, scritto a quattro mani da Davide Grassi, Massimiliano Castellani, Alberto Figliolia e Mauro Raimondi. Portieri d’Italia parla di sport ma anche di costume, cultura, società e, attraverso un modello antropologico ( il campione e i suoi fan), dà uno spaccato del nostro Paese, visto attraverso le lenti del calcio. Una storia lunga che affonda le radici nell’Italia fascista degli anni ’20 e ’30 per giungere fino a noi. Il libro è costituito da ventisette racconti che disegnano altrettanti ritratti di campioni (Combi, Olivieri, Zoff, Albertosi, Buffon) e di personaggi meno noti dell’universo calcistico (Belli, Strulli, Alessandrelli), non dimenticando le riserve che hanno contribuito a alimentare la leggenda del calcio italiano.


Una carrellata che va dai pionieri agli atleti di oggi, con un fil rouge che restituisce un’immagine dello sport come specchio della vita. Il volume è impreziosito da tredici tavole del pittore Giovanni Cerri che riproducono alcuni dei personaggi più significativi e simbolici, raccontati nel volume. Figlio d’arte, Giovanni Cerri è legato personalmente al mondo calcistico: il nonno era Bonifacio Smerzi, uno dei grandi portieri d’Italia e campione nazionale nel 1930 con l'Inter, e lo zio materno era Silvio Smerzi attaccante, professionista per molte stagioni in varie squadre fra cui il celebre Padova di Nereo Rocco

Dopo la presentazione dI Giovanni Cerri è Alberto Figliolia, giornalista pubblicista free lance, poeta, già allenatore di Basket, a raccontare questa inedita mixitè di immagini e scrittura ripercorrendo alcune vicende, con un repertorio di aneddoti, curiosità, dati statistici che compongono un puzzle fatto di luci e ombre. C’è dietro una ricerca d’archivio per ridare sapore a fatti, a eventi, a testimonianze del passato che il giornalista racconta con brio e competenza. Al centro la figura del portiere, solo sulla simbolica linea bianca, i cui errori lasciano un ricordo nitidissimo. Gli esempi sono tanti: l’errore di Giuliano Sarti che fece perdere all’Inter lo scudetto, il tiro di Gegè di Giacomo, alcune “papere” che rovesciarono l’esito di una competizione. 

Nasce una discussione vivace tra i partecipanti. Alcuni denunciano la crisi del calcio e l’eccessivo interesse mediatico e economico che si mobilita attorno agli eventi sportivi. Una crisi benefica, risponde il giornalista, se in controtendenza con commercializzazione e divismo, lontani anni luce dalla visione sentimentale e romantica dei primi campioni. Si punta il dito sull’esistenza di sistemi antieducativi nelle società, nei tifosi, nelle giovani leve, mettendoli a confronto con la dimensione educativa che lo sport dovrebbe avere per le nuove generazioni. 

Il discorso cade sulla strumentalizzazione politica dello sport da parte delle tifoserie violente, altro capitolo triste che ha appannato la storia degli ultimi anni. Alcuni, come Animabella, spiegano la diffusione di questo sport con il suo carattere democratico, “si fa una palla con gli stracci e si gioca, questa è la sua forza”. Dopo avere ascoltato attentamente, Giorgio Cesati si intona alla rappresentazione del calcio come metafora della vita, criticando però la caratterizzazione del portiere come un solitario. E’ il direttore di orchestra, afferma, poi soggiunge che l’agonismo porta grandi dolori e si diventa a volte succubi di peccati capitali se si perde di vista la capacità di divertirsi. Alberto Figliolia ammette che alcuni giovani non si divertono e spesso diventano agonisti crudeli. 

Iena riprende il problema educativo e sostiene che alcuni giocatori sono cattivi maestri e che i veri modelli per molti adolescenti sono gli spacciatori che fanno soldi facili. Zero porta una sua esperienza di rammarico per non avere coltivato il suo talento di portiere, “ero un fenomeno” dichiara, e aggiunge: “Spesso mi viene fuori il portiere mancato”. Racconta di avere smesso l’attività agonistica nel pugilato a ventisette anni. 

Simone contesta le critiche alla degenerazione del sistema, rimettendo tutto al concetto di responsabilità. Non si può sempre proiettare su altri ciò che va male. Rispetto alle critiche rivolte da un nuovo partecipante al predominio del calcio nelle tv e nei quotidiani, a scapito di altre attività agonistiche, l’ospite rivendica l’utilità di un libro sullo sport. Fa riflettere e dà risalto al suo valore di “espressione culturale dell’essere umano” ma aiuta a demistificare l’uso che a volte se n’è fatto.. Lo sport è stato usato dai dittatori per mobilitare consensi e per distogliere l’attenzione dagli abusi e dall’esercizio del potere nelle società illiberali. Occorre guardare a questo fenomeno nella sua complessità, è anche un mezzo per riconoscersi, rompere il ghiaccio, sentire una appartenenza, inoltre insegna a accettare la sconfitta. Il tema appassiona ma l’incontro volge al termine e il gruppo si scioglie dopo che Alberto Figliolia, Giovanni Cerri, Francesco Lossani dedicano una copia dei loro libri ai partecipanti del Libroforum.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia  

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