lunedì 7 novembre 2011

La forza delle Apparenze

Incontro del 31 ottobre Milano Casa circondariale San Vittore
Il biglietto da visita di Campanile
Azalen TomaselliSimon Pietro De Domenico con i detenuti
Oggi il ponte festivo  si sente anche a San Vittore. E’ il giorno di Halloween  e siamo veramente quattro gatti. Azalen legge il resoconto dell’incontro che riapre l’argomento “carcere”. Un detenuto è particolarmente taciturno “Quando è festa  penso agli amici”, confida. Le ricorrenze portano la malinconia perché si avverte più acuta la mancanza dei familiari e degli amici. Cortez propone di leggere da una scelta di racconti Il biglietto da visita di Achille Campanile




Un uomo in mal arnese  si presenta con il figlioletto al portiere di un lussuoso albergo e consegnandogli un biglietto da visita  gli chiede di essere annunziato al direttore. L’uomo gallonato dopo una sbirciata al biglietto, premuroso e sollecito, chiama il direttore, il quale si profonde in complimenti e inchini avendo letto sul biglietto i titoli altisonanti del visitatore. Titoli che nel dialogo seguente si rivelano  un imbarazzante equivoco. Infatti, lo sconosciuto,  liquidato bruscamente, altri non è che un uomo  in cerca di un impiego di facchino. Il racconto è una gustosa parodia del formalismo imperante. Un biglietto da visita usato  come un talismano da un viandante scalcagnato si rivela una burla. A essere  coperto di ridicolo è il direttore di albergo “indotto” a mostrarsi ossequioso e referente verso un povero disoccupato . Con sguardo fulmineo e con leggerezza  Campanile mostra la stupidità della superbia. Il racconto breve si impernia sull’ingegnosità con la quale sono usate le parole. Qualcuno collega il racconto ai curriculum vitae gonfiati e inattendibili. Un detenuto racconta di essersi occupato di assunzioni nell’azienda paterna e osserva che dietro molti CV spesso non c’è alcuna preparazione concreta. Parla poi della passione al lavoro come indispensabile per fare prosperare un’azienda. Lo stesso racconta del rapporto difficile con il padre cui riconosce di avere costruito una solidità economica. ”Avevo tutti i soldi che volevo, ma mi è mancato lui”, dice, “una guida paterna”. Un altro detenuto rivela che sono i genitori i suoi denuncianti “per cose inesistenti”. Ammette di avere impiegato del tempo a accettarlo. Poi soggiunge che forse gli hanno salvato la vita, in una sera come questa sai che esci ma non sai se ritorni a casa. Si parla della esperienza sconvolgente di trovarsi in un posto “dove c’è sempre qualcuno più forte e più delinquente di te”.  Il mago dice che stasera in mancanza di zucche qualche detenuto farà occhi, naso e bocca a un’arancia.. I saluti mettono termine all’incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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