mercoledì 22 gennaio 2014

L'importanza di leggere

Incontro del 30 dicembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
I nuovi Adamo ed Eva di Nathaniel Hawthorne.
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi la pioggia ha dato tregua alla città e un tiepido sole riscalda le strade percorse dal traffico. Non ci sono ospiti, viene proposto il racconto I nuovi Adamo ed Eva di Nathaniel Hawthorne. Azalen legge poche righe, Simone notando sguardi distratti, chiede ai partecipanti di raccontare quanto è stato letto. Nessuno ha ascoltato, ognuno ha i propri pensieri. 

La scrittura di Hawthorne è complessa, richiede concentrazione. Simone invita i partecipanti a sforzarsi di comprendere il significato di quelle poche righe. Azalen legge il primo paragrafo. Si cerca di comprenderlo, di sviscerarlo, di soppesarne le parole, poi si prosegue con il secondo paragrafo. Adesso i partecipanti sono attenti, interrogati propongono la loro verità su quanto si è letto. 

Proseguendo con questo metodo non si leggono che poche pagine, ma non importa, quello che conta è l'approccio diverso al libro, ora si cerca di comprendere il significato del testo, prima ci si limitava a ascoltare annoiati parole sconnesse. 

Spronati da Simone tutti intervengono e dicono la propria. Non c'è chi ha ragione né chi ha torto. Tutti colgono aspetti diversi, osservati da prospettive diverse. Insomma, tutti hanno vissuti diversi e quindi verità diverse, il libro può anche essere un mezzo per comprendersi. 
Simone cerca di concludere sostenendo che i libri vanno letti con la dovuta attenzione e con il dovuto interesse. Un partecipante osserva che i libri non servono poi a molto, che quello che serve a un buon cittadino è conoscere la verità, perché, sostiene, 

"mantenuti nell'ignoranza siamo deboli, incapaci di far valere i nostri diritti. Queste sono le cose pratiche che servono, non la letteratura, quella non serve a capire come gira il mondo, quella non ci rende cittadini migliori"

Simone insiste sull'importanza della letteratura. Sul suo valore, pratico, quotidiano, di arricchimento. La lettura è una cosa che può servire nella vita, non un piacere intellettualistico. Ci fa vedere meglio il mondo, ci rende più consapevoli, più critici. Poi mette in guardia dal pericolo di considerare i libri come una pausa di intrattenimento, quasi contrapposti alle cose serie, agli impegni urgenti che la quotidianità impone. Non si legge soltanto per conoscere, ma soprattutto per allargare gli orizzonti. Altrimenti l'orizzonte ha un unico punto fisso che dirige tutte le azioni e le scelte esistenziali. Azalen insiste sull'importanza di avere un giudizio critico sulla realtà. 

Il racconto di Hawthorne ribalta il rapporto tra arte e realtà, denunciando quanto di artificiale c'è in tutti i manufatti e per dimostrare la sua tesi, l'autore immagina che una Apocalisse abbia spazzato d'un tratto il genere umano e che nuovi Adamo e Eva si aggirino non più nell'Eden, ma nelle città deserte, dove è rimasta la traccia dell'opera dell'uomo. 

L'effetto straniante dato dallo sguardo stupito dei nuovi progenitori mette in luce quanto di falso l'umanità ha edificato nel suo cammino. Dalla moda, fatua, dalla casa dei ricchi alle povere stamberghe, dalle biblioteche dove sono custodite migliaia di tomi alle carceri
che danno l'occasione all'autore per una vibrata denuncia della corruzione e della protervia che si nasconde dietro ogni forma di potere. 


La prigione, come tutta la terra, è ora completamente deserta e ha perso pertanto la sua tetra oscurità. Ma ecco le strette celle, come tombe, solo più tristi ancora, perché qui, insieme al corpo, è stato sepolto lo spirito immortale. Sul muro appaiono delle iscrizioni, scribacchiate a matita o incise con un chiodo arrugginito; brevi parole di agonia, forse, o di disperata sfida nei confronti del mondo o, semplicemente il ricordo di una data con la quale lo scrittore ha cercato disperatamente di stare al passo con la marcia della vita. Non c'è occhio vivente che ora possa decifrare questi memoriali. 
Appena usciti dalle mani del loro Creatore, questi nuovi residenti della terra - e i loro discendenti per almeno mille anni - non riusciranno a capire che questo edificio era un ospedale per le più terribili malattie che avevano afflitto i loro predecessori. I suoi pazienti portavano il segno esterno di quella lebbra da cui tutti erano più o meno infetti. Erano infetti - come i più puri dei loro fratelli - dalla piaga del peccato. Una malattia davvero mortale! Sentendo nel petto i sintomi di questa malattia, gli uomini l'hanno nascosta con timore e vergogna, diventando ancora più crudeli solo verso quei malcapitati le cui piaghe pestilenziali erano evidenti agli occhi della gente comune. Niente, se non un ricco abito, avrebbe potuto nascondere la piaga. 
Nel corso della vita del mondo per curarla ed estirparla è stato provato ogni rimedio, tranne l'unico, il fiore che nasce in cielo e che era il sovrano di tutte le miserie della terra. L'uomo non ha mai provato a curare il peccato con l'AMORE. Se avesse almeno una volta fatto questo sforzo, sarebbe potuto accadere che non ci fosse stato più bisogno di quel tetro lazzaretto in cui Adamo ed Eva avevano fatto il loro ingresso.

La condanna investe i luoghi del potere come il palazzo del governo, dove l'uomo ha costituito un sistema per prevalere sui suoi simile, dimenticando che tutti gli esseri sono contaminati dal peccato e che nessuno ha il diritto di ergersi a giudice dei suoi simili. 

L'autore poi alla fine di un giorno di peregrinazioni da luogo a un'altra rappresentazione di Adamo e Eva, felici di esistere e grati della vita, che guardano con desiderio la volta stellata che ricopre ciò che è rimasto della vecchia umanità. 

Il racconto non è stato letto, ma Gio, al termine dell'animata discussione commenta: quante riflessioni che si possono fare su poche righe di un libro!

I saluti concludono l'incontro.


«E non importa dove saremo - risponde Eva - perché saremo sempre insieme»

* I nomi dei detenuti sono di fantasia        

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