giovedì 23 gennaio 2014

Destinatario sconosciuto di Katherine Kressman Taylor

Incontro del 18 novembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
La vendetta può pacificare l'animo?
Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Oggi il freddo morde la città, il cielo è sgombro di nuvole e faville di sole si posano sui palazzi. Azalen e Simone incontrano il gruppo del Libroforum. Giorgio è rimasto a casa per un'infreddatura. 

Come sempre è la lettura del resoconto a riportare i partecipanti agli argomenti affrontati e a dare un filo conduttore al ritrovarsi insieme. Vince propone un brano del suo romanzo in cui si parla di rapporti tra persone che cambiano in meglio portando benessere anche nell'ambito dei rapporti familiari. 

Simone ha con sé Destinatario sconosciuto, un romanzo epistolare ispirato a una storia vera, composto da Katherine Kressman Taylor. E' la storia di due amici emigrati in America le cui strade si separano in seguito all'ascesa del nazifascismo e della persecuzione razziale. 

Martin Schulse, infatti, decide di ritornare in patria con la sua famiglia, mentre l'amico, Max, ebreo, rimane a San Francisco a gestire gli affari comuni. Lo scambio epistolare tra i due mette in luce il progressivo sgretolarsi della loro amicizia sotto i colpi della storia: 

Martin si lascerà sedurre dalla politica e dalla ideologia della Germania hitleriana, giustificandole, mentre Max Eisenstein guarderà con indignazione e orrore ai cambiamenti che stanno travolgendo il suo Paese. 

L'amicizia si rompe quando Martin si rifiuterà di soccorrere Griselle, sua ex amante e sorella di Max, la quale, nonostante gli avvertimenti ricevuti, ha voluto recitare a Berlino. Griselle cade nelle mani della Gestapo e Max congegna una raffinata vendetta che ribalterà il rapporto di forza tra i due e decreterà la rovina dell'amico. 

Simone spiega che il titolo: Destinatario sconosciuto, allude alla dicitura apposta sulle lettere di coloro che venivano tradotti nei lager, e di cui dal momento dell'arresto non si avevano più notizie, come fossero spariti per sempre. 

Il romanzo offre spunti per la sua valenza simbolica. Zero coglie subito la dimensione della sofferenza, riportandola all'universo carcerario. Ma il discorso subito si sposta sull'antisemitismo e sulle ragioni del suo allargarsi a macchia d'olio. 

Azalen avanza l'ipotesi che individuare un nemico al quale imputare tutto quello che va male è una scorciatoia che spesso viene imboccata e induce a selezionare di volta in volta dei presunti colpevoli. 

Zero parla della fortuna degli ebrei e si chiede se sia in rapporto con la loro religione, dal momento che si ritengono il popolo eletto. Mentre Gio parla della loro proverbiale taccagneria, dicendo che sono degli strozzini. 

Simone accenna alla ingiustizia subita dalla Germania in seguito ai trattati di pace che l'avevano condannata a pagare delle multe e avevano messo in ginocchio il paese. E racconta della svalutazione del marco tedesco ridotto alla stessa stregua della carta straccia. Racconta della foto degli aquiloni fatti con i marchi, emblematica della crisi che attanagliava il paese all'indomani della Prima Guerra Mondiale.

Azalen sostiene però che il tema del romanzo è l'amicizia messa alla corda dall'interesse e dalla paura di subire delle ritorsioni. 

Chiede ai partecipanti se la vendetta sia in grado di pacificare l'animo, ferito da un'ingiustizia. 

Alcuni sostengono che è legittimo reagire alle offese e che la vendetta mitiga il dolore. Azalen risponde che ripara solo superficialmente lo strappo, non lo sutura, e che solo il perdono è in grado di donare la pace interiore. 

Simone riprende il tema della giustificazione del male replicando che il male è male e non importa in nome di che cosa lo si faccia: l'elemento scatenante non è la paura, perché il tedesco è convinto della legittimità di quei comportamenti e arriva a sostenere che c'è del marcio negli ebrei. 

Le generalizzazioni sono sempre pericolose, in questo caso l'ideologia ha totalmente ribaltato i rapporti tra i due amici. Il discorso si potrebbe allargare ai pregiudizi che stigmatizzano le persone riducendole a rappresentanti di una idea preconfezionata che si ritaglia loro addosso. 

L'identificazione degli ebrei con un'unica razza è impropria e porta l'esempio delle guerre di religione che camuffano interessi per certe aree geografiche, piuttosto che per altre. 

Gio parla dell'opportunismo che guasta i rapporti osservando che oggi si vive in questa realtà e si trascurano valori essenziali come l'amore, la lealtà, l'amicizia, la solidarietà. 

Verso la conclusione Simone anticipa che al prossimo incontro sarà presente un ospite: Leandro Gennari. I partecipanti chiedono se sarà mantenuto l'incontro del 23, si rimanda la decisione alla prossima riunione del Libroforum. 

Saluti e strette di mano, pongono fine al dibattito che data l'ora tende a smorzarsi.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia 

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