Incontro del 16 settembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore.
Un giallo a più mani dei detenuti del centro clinico su carcere e finanza.
Dario Guerini, Azalen Tomaselli e Simon Pietro De Domenico con i detenuti.
La trama: un delitto consumato in carcere mette in moto una complessa macchina narrativa: gli intrighi e i complotti della finanza deviata complice della criminalità.
Azalen domanda come si sviluppi il lavoro di scrittura. Dario spiega che gli scritti di tutti convergono in un testo unico, grazie a un editor che si occupa di raccordare gli elementi narrativi, convogliandoli nella costruzione di un intreccio romanzesco. L’ambientazione riporta sapori, odori, suggestioni della vita carceraria, nati sul campo. Poi insiste sulla mescolanza dei linguaggi (disegni, fotografie, testi di scrittura) che permette a tutti i partecipanti di esprimersi e di contribuire alla creazione della storia.
Azalen a sua volta descrive il progetto di scrittura al femminile (Parole in Libertà) al quale partecipano anche i volontari. Racconta che tutto parte dalla costruzione dei personaggi e che - attraverso un gioco di proiezioni - ogni autore inventa il proprio (personaggio), facendolo interagire con gli altri. Durante gli incontri si leggono i testi e si prospettano possibili sviluppi della trama. Unico punto fermo: l’ambientazione a New York.
Intanto il nuovo partecipante rientrato sembra perso nei suoi pensieri. E’ l’ora di scambiarsi sensazioni e emozioni in modo informale e di raccontarsi. Azalen chiede a Zero: “Qual è il tuo sogno?” Zero confessa la sua voglia di disegnare e di trasformare questo suo talento in una vera professione. Simone gli propone di realizzare un fumetto, da far vedere a Paolo Castaldi, un fumettista ospite in passato del Libroforum.
Poi è l’altro interlocutore a confessare il suo sogno: l’informatica. Gli occhi all’improvviso gli si illuminano e sembra risvegliarsi dalla stanca apatia, con la quale aveva seguito l'incontro. Dario Guerini gli dice: il peggiore delitto è “uccidere i sogni”.
Intanto Zero ci avverte che Iena, sta per andare via. Non è permesso salutarlo e stringergli la mano per l’ultima volta. Le regole carcerarie non lo consentono. Poi soggiunge che i trasferimenti improvvisi rendono difficile il ricambio dei lavoranti, spesso chi subentra non conosce niente del lavoro da svolgere, perché non avviene alcun passaggio di consegne.
Prima di salutarci, Zero sottovoce, ci chiede del resoconto della volta precedente. Lo porteremo la prossima volta – si giustifica Azalen, mentre una calorosa stretta di mano segna il termine dell’incontro.
Nessun commento:
Posta un commento