sabato 21 gennaio 2012

Sovraffolamento nelle carceri: una vecchia storia

Riflessioni di Azalen Tomaselli

Scorrendo i dati sul sovraffollamento nelle carceri italiane mi imbatto in un breve articolo apparso su Repubblica che riporta dati allarmanti. Vi si legge: le carceri scoppiano di detenuti, seguono cifre e percentuali preoccupanti di reclusi in attesa di giudizio, di detenuti provenienti da paesi stranieri, di sieropositivi, di meridionali. Il problema della insufficiente capienza dei nostri istituti di pena è confermato anche dal DAP (il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che denuncia una situazione grave in quattro regioni: Campania, Toscana, Veneto e Molise e livelli di guardia anche in Lazio, in Piemonte, in Lombardia. E’ riportato il richiamo del presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Mi fermo interdetta, scorro nuovamente l’articolo e leggo la data: 24 ottobre 2002. Sono trascorsi dieci anni da quelle denunce. Le condizioni purtroppo non sono cambiate. L’Italia detiene il primato del sovraffollamento (dopo la Serbia) come è documentato dall’VIII° Rapporto Nazionale “Prigioni Malate” sulle condizioni detentive nel nostro Paese, presentato il 28 ottobre 2011 a Roma dall’associazione Antigone Onlus. In esso si scrive:



le carceri italiane (206 su tutto il territorio nazionale) risultano tra le più affollate del Vecchio Continente, con 67.428 detenuti in un totale di 45.817 posti e un tasso di sovraffollamento di 147 carcerati ogni 100 posti. In Serbia, la percentuale è del 157,9%. La carenza del nostro sistema penitenziario presenta risvolti drammatici. Tra questi un impressionante tasso di morti in galera. I numeri rilevati sono da bollettino di guerra: 154 detenuti morti dall’inizio del 2011 a oggi, 53 per suicidio. Ma non basta. C’è un’altra anomalia: una larga fetta di reclusi è in attesa di una sentenza definitiva e scarseggiano le misure alternative alla detenzione. Sono dati che colpiscono se confrontati con i tassi di criminalità piuttosto bassi rispetto ad altri paesi europei. Mi chiedo che cosa si sia fatto dal 2002 a oggi per sanare una situazione che appare emblematica di una crisi dei valori. E’ ingiusto ignorare la sofferenza di chi, pur avendo commesso un reato, del Diritto e della Giustizia diviene - per paradosso - una involontaria vittima.

2 commenti:

  1. Complimenti per il post, in cui fornisci un'analisi chiara e, senza inutili arzigogoli, infili il dito direttamente nelle piaghe più scottanti della questione! Lo stile analitico e puntuale rivela una dotazione in acume ormai poco comune nella specie umana. Soprattutto italiana, di sesso maschile ed eterosessuale...

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  2. Grazie per il tuo commento, ma Azalen Tomaselli, l'autrice di questo post, è una donna.

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