Riflessioni di Azalen Tomaselli
Scorrendo i dati sul sovraffollamento nelle carceri italiane mi imbatto in un breve articolo apparso su Repubblica che riporta dati allarmanti. Vi si legge: le carceri scoppiano di detenuti, seguono cifre e percentuali preoccupanti di reclusi in attesa di giudizio, di detenuti provenienti da paesi stranieri, di sieropositivi, di meridionali. Il problema della insufficiente capienza dei nostri istituti di pena è confermato anche dal DAP (il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) che denuncia una situazione grave in quattro regioni: Campania, Toscana, Veneto e Molise e livelli di guardia anche in Lazio, in Piemonte, in Lombardia. E’ riportato il richiamo del presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Mi fermo interdetta, scorro nuovamente l’articolo e leggo la data: 24 ottobre 2002. Sono trascorsi dieci anni da quelle denunce. Le condizioni purtroppo non sono cambiate. L’Italia detiene il primato del sovraffollamento (dopo la Serbia) come è documentato dall’VIII° Rapporto Nazionale “Prigioni Malate” sulle condizioni detentive nel nostro Paese, presentato il 28 ottobre 2011 a Roma dall’associazione Antigone Onlus. In esso si scrive:
le carceri italiane (206 su tutto il territorio nazionale) risultano tra le più affollate del Vecchio Continente, con 67.428 detenuti in un totale di 45.817 posti e un tasso di sovraffollamento di 147 carcerati ogni 100 posti. In Serbia, la percentuale è del 157,9%. La carenza del nostro sistema penitenziario presenta risvolti drammatici. Tra questi un impressionante tasso di morti in galera. I numeri rilevati sono da bollettino di guerra: 154 detenuti morti dall’inizio del 2011 a oggi, 53 per suicidio. Ma non basta. C’è un’altra anomalia: una larga fetta di reclusi è in attesa di una sentenza definitiva e scarseggiano le misure alternative alla detenzione. Sono dati che colpiscono se confrontati con i tassi di criminalità piuttosto bassi rispetto ad altri paesi europei. Mi chiedo che cosa si sia fatto dal 2002 a oggi per sanare una situazione che appare emblematica di una crisi dei valori. E’ ingiusto ignorare la sofferenza di chi, pur avendo commesso un reato, del Diritto e della Giustizia diviene - per paradosso - una involontaria vittima.
Complimenti per il post, in cui fornisci un'analisi chiara e, senza inutili arzigogoli, infili il dito direttamente nelle piaghe più scottanti della questione! Lo stile analitico e puntuale rivela una dotazione in acume ormai poco comune nella specie umana. Soprattutto italiana, di sesso maschile ed eterosessuale...
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento, ma Azalen Tomaselli, l'autrice di questo post, è una donna.
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