venerdì 15 luglio 2011

Saggio su Leone Tolstoj

Incontro di Marzo Milano Casa circondariale San Vittore
Il processo di 
Katjuscia Maslova

Simon Pietro De Domenico dialoga con i detenuti

Bruno Milone con Azalen e Giovanni varca il portone di San Vittore. Lungo il tragitto che porta al sesto Azalen gli riferisce di avere letto ai detenuti alcuni capitoli del suo saggio su Leone Tolstoj. Dopo le presentazioni, Il clima si fa subito cordiale e caldo. Bruno racconta la vita del grande scrittore più conosciuto per i suoi romanzi che per la sua produzione saggistica, accusata ingiustamente di superficialità e di povertà intellettuale. Si sofferma sulla sua “utopia” di una società fondata sulla fratellanza, affrancata da un potere che si esercita attraverso la violenza e lede i diritti degli uomini, sottoponendoli a volte a condizioni inique. Presenta il suo saggio, intitolato: Tolstoj e il rifiuto della violenza, in cui, sulla scorta degli scritti di Isaiah Berlin, Cesare Borri, Walter Bryce Gallie, rivaluta il pensiero filosofico e la spiritualità di Tolstoj molto spesso banalizzati o fraintesi. 




Il rifiuto della violenza più che un appello alla mitezza di cuore e alla “non resistenza al male” che dovrebbero costringere i malvagi a deporre la loro cattiveria – spiega - è il punto di arrivo di un’acuta analisi dei processi di disumanizzazione che “operano in tutti i progetti di risoluzione dei conflitti e di trasformazione del mondo attraverso le guerre e le rivoluzioni”. Si parla dell’istituto penitenziario e dei processi giudiziari prendendo spunto da alcuni brani tratti dal
romanzo Resurrezione . Per alcuni partecipanti è immediato il confronto con quanto avviene ancora oggi. Si denunciano alcune forme di pregiudizio che molto spesso condizionano, anche nella società di oggi, i magistrati nei riguardi di alcune persone. Bruno Milone riassume l’intreccio di Resurrezione ( 1889-1899) che narra del riscatto morale di un nobile, l’affascinante principe Dmitrij Ivanovic Nechliudov . Questi è chiamato a fare da giurato in un processo dove viene condannata una prostituta, Katjuscia Maslova, imputata di omicidio. Il principe imprevedibilmente riconosce in lei la ragazza sedotta dieci anni prima. Spinto dal rimorso, sentendosi corresponsabile della sua degradazione morale, decide di seguirla nei lavori forzati in Siberia e qui prende progressivamente coscienza dell’abisso che separa i diseredati da una società che li condanna senza appello. Il romanzo è la trasposizione letteraria del pensiero filosofico e religioso, maturato negli anni da Tolstoj e della sua critica nei confronti di tutte le ideologie ottocentesche che fornivano un alibi alla sopraffazione e allo sfruttamento. Bruno accenna a queste ideologie: dal darwinismo sociale a tutte le teorie di stampo positivistico che usavano la scienza come diktat incontrovertibile per giustificare, come legge di natura. ogni forma di discriminazione. La discussione si anima quando si fa cenno alle teorie di Cesare Lombroso che identificavano attraverso la fisiognomica i tratti distintivi del delinquente nato e atavico. Qualcuno scherza riconoscendo in alcuni presenti tali caratteristiche, è un modo per alleggerire la tensione indotta da argomenti come la pena, la carcerazione e l’iter giudiziario. Scambiate le rituali strette di mano si va via.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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