mercoledì 20 luglio 2011

L'odissea di una migrante

Incontro del 4 luglio Milano Casa circondariale San Vittore
Etenesh, L'odissea di una migrante
Paolo Castaldi presenta il suo libro Etenesh edito da Becco Giallo

C’è un caldo bestiale a Milano che imbottiglia la città, mentre si percorre via degli Olivetani. Paolo Castaldi aspetta davanti al bar. Si entra, solite procedure e attraversamento dei cancelli. Solite presentazioni dei presenti, si fa un giro dei nomi dei presenti. Paolo inizia a parlare del suo libro, una graphic novel reportage che racconta il viaggio della speranza di una donna etiope. Una storia tra tante. Nel gruppo ci sono persone di etnie, culture diverse che hanno abbandonato la propria casa e il proprio paese, alcune affrontando la traversata del deserto o imbarcandosi nelle "carrette del mare" come nel racconto di questo libro. Tutte con la prospettiva di un futuro migliore. E’ una fragile speranza che si spezza quando si varcano le frontiere e si passa attraverso altri paesi del continente africano, inospitali e spesso ostili. Allora si diventa ostaggio di forze e di frangenti che è impossibile prevedere. Inizia l’odissea di arresti, di detenzioni, di trattamenti inumani, si perdono i diritti e si entra nel ruolo di clandestini, di ostaggi, di “invisibili”. I morti non si contano, ci sono solo stime approssimative: 1703 morti dal 1996 secondo Fortress Europe, blog di Gabriele del Grande e principale osservatorio sul web. Qualcuno dei presenti ha commesso il reato di clandestinità e parla di queste aspettative infrante. 




Paolo racconta di come sia nato il progetto e del suo incontro con l’ etiope Dagmawi Yimer (il cui viaggio da Kirkos a Lampedusa è stato raccontato in un film documentario “Come un uomo sulla terra”) e dell’incontro -intervista con la stessa protagonista del fumetto: Etenesh. Etenesh è una giovane etiope che ha affrontato privazioni e torture carcerarie per uscire dall’”inferno” domestico e transitare in un altro “inferno” non meno disumano. L’argomento è “caldo” perché spesso i detenuti lamentano di dovere stare a contatto di gomito con gli extracomunitari, di dovere ascoltare le loro musiche e il loro chiacchierio che non concede una tregua di silenzio, in spazi soffocanti..
Ma prende la parola il più giovane dei partecipanti Mattia che parla delle divisioni interne al nostro paese, dei pregiudizi che dividono gli italiani del Nord e del Sud per arrivare alla conclusione che è impensabile accogliere questi transfughi se non si sviluppa una cultura dell’unione tra persone diverse che abitano uno stesso Paese. Azalen chiede che cosa li abbia spinti a lasciare i loro familiari e con quali aspettative si siano imbarcati. Sara, una sudamericana, risponde che è venuta per aiutare quelli che sono rimasti nella sua terra dove la povertà è inimmaginabile. Qualcuno mostra rancore verso l’Italia e esprime il desiderio di potere essere rimpatriato, unito a un certo orgoglio delle proprie origini in un luogo che mortifica l’identità perché limita la stessa libertà.
Paolo è anche l’illustratore del fumetto e su richiesta disegna un ritratto di Etenesh nell’approvazione generale per il suo tratto incisivo e potente. Poi consegna al bibliotecario, che si incarica di registrarlo e di aggiungerlo agli altri libri, il suo fumetto con una dedica ai detenuti. Ha i modi gentili, quasi cerimoniosi, questo Roberto e ci ha confidato di avere avuto sempre il desiderio di fare il bibliotecario, fa dell’autoironia quando afferma con un mezzo sorriso che San Vittore ha appagato un suo sogno! I saluti sono caldi all’uscita, qualcuno chiede a Paolo quando si sarebbe rifatto vivo, lui sorride.. poi i partecipanti sciamano tutti verso le celle.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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