domenica 23 febbraio 2014

I guardiani della sogliola a San vittore

Incontro del 16 dicembre 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Un romanzo collettivo anche al sesto secondo.
Giorgio Cesati Cassin con le persone detenute.
Il cielo grigio copre la città, sferzata da una pioggia insistente. Giorgio, nella mattinata, è avvisato  che dovrà recarsi da solo all'incontro del Libroforum, dal momento che Simone non ha  il suo pass, dimenticato in una borsa, in viaggio verso la Sicilia.  A seguito di questo, Simone non potrà esserci perché non ha  ricevuto il consenso per l'ingresso. Giorgio, espletate le rituali procedure, giunge al sesto secondo dove è atteso dai partecipanti al Libroforum. 

Nella settimana ci sono stati alcuni trasferimenti e qualche partecipante è malato e mancante all'appello. Giorgio, la settimana scorsa ha distribuito alcune copie del suo ultimo romanzo I guardiani della sogliola, (vedi incontro QUI) opera parodistica che in modo bonario ricalca l'intreccio del libro I guardiani della soglia (Edizione Sperling & Kupfer), scritto, dal figlio di Giorgio, Marco Cesati Cassin (già intervenuto a un incontro del Libroforum - vedi QUI). Il libro di Giorgio è costituito da due episodi, e, in accordo con gli altri moderatori del gruppo del Libroforum, ha proposto di scrivere il terzo episodio con l'aiuto dei partecipanti. Il protagonista infatti, in seguito ad alcuni comportamenti illeciti, finirà a San Vittore. 

Giorgio spiega che d'ora in avanti gli stessi detenuti potranno partecipare alla scrittura, inventando un personaggio che faranno interagire con il protagonista dei precedenti episodi, Metamorfo-Metafisto. Una volta costruito l'intreccio, mettendo a frutto le idee che nascono nel gruppo, si potrà passare a una stesura collettiva della storia, che si svilupperà grazie al lavoro comune.  

Giorgio spiega come scrivendo si può parlare di se stessi, senza svelarsi, dando vita a personaggi fittizi, che inevitabilmente portano un germe dell'autore che li ha concepiti. Per dimostrare la verosimiglianza della sua tesi, legge ai presenti alcune pagine di un suo lungo racconto intitolato Ascendente in Vergine; Il testo che contiene alcuni elementi della autobiografia dell'autore, opportunamente mascherati e deformati fino al paradosso, narra di un ottuagenario che, nato sotto il segno della perfezione, non ha mai compiuto nulla di perfetto. 

Per rimediare a questa deplorevole mancanza, in sei ore davanti al suo computer programma un delitto, tanto ben architettato da non potere essere scoperto nemmeno dal più abile investigatore. Esaminate varie possibilità, dopo averle vagliate tutte, decide di uccidere sua moglie, colpevole di comportarsi con lui peggio di suo padre e, colpevole per di più, di avere lei Leone, lo stesso suo ascendente in Vergine!

Giorgio propone una visione della scrittura come gioco che permette catarticamente di inventare le cose più assurde, come ad esempio, compiere un delitto, per uscire dalla fase creativa depurati dalle scorie delle passioni e dei sentimenti ostili. L’immaginazione è lo strumento per evadere, senza spargere sangue, dai condizionamenti intollerabili, spesso imposti dalla realtà. 
Essa come suggerisce Giorgio, può essere alimentata anche costruendo insieme una storia e entrando nei panni di personaggi partoriti dalla fantasia. 

A questo punto Giorgio chiede alle persone detenute di immaginare come accoglierebbero il protagonista Metamorfo, poi Metafisto, tradotto nel carcere di San Vittore. Un partecipante suggerisce di farlo ricevere da un detenuto di nome Lele nella cella a vista, già occupata da lui, Sberla e Osvaldo (tre nomi fittizi che i partecipanti hanno voluto dare a alcuni personaggi che interagiranno con il protagonista) . 

Giorgio domanda loro il perché lo vogliano assegnare a una cella a vista e loro rispondono che in questa cella vengono rinchiuse persone pericolose che possono fare male a se stesse o agli altri detenuti. E’ proprio il caso di Metamorfo, il protagonista, il quale ha dato in escandescenze e ha rifiutato il ricovero in OPG. Il giudice ha per queste ragioni disposto di destinarlo alla cella a vista dove però dovrà seguire scrupolosamente una terapia farmacologica.
La discussione e gli scambi si fanno più vivaci e vinte le prime incertezze, il primo episodio prende forma. Traendo materia dai suggerimenti e dalle idee nati dal dialogo, Giorgio ha scritto l’incipit del romanzo collettivo che riportiamo nella sua versione integrale.


CELLA A VISTA

Il dottor Simone Paolo Brambilla alias Metamorfo, ex amministratore delegato della Bentonic, ditta farmaceutica svizzera che aveva diffuso in tutto il mondo la balanite soleide, una orribile mutazione genitale nei maschi, finalmente era stato arrestato in Valle Vigezzo dove, nelle vesti di Metafisto, aveva compiuto contro un povero parroco gesta delinquenziali più simili a goliardie che a reati. Se non avesse ecceduto, manipolando dei cioccolatini all’arsenico che avevano quasi ucciso un maresciallo dei carabinieri, forse non sarebbe mai caduto nella rete della giustizia. Tradotto nel carcere di Novara, in un primo tempo si pensò al T.S.O., il trattamento sanitario obbligatorio per urgenza psichiatrica. Alla reazione violenta del dottor Brambilla, si preferì rinchiuderlo nella cella a vista del VI raggio secondo di San Vittore a Milano, con l’obbligo di assumere i farmaci.

Il 9 gennaio 2028, alle ore 10,30, Metamorfo alias Metafisto, fece il suo ingresso nella nuova dimora. La porta a sbarre fu subito chiusa alle sue spalle. Gli venne incontro un detenuto alto quasi due metri. Gli sorrise e gli allungò la mano.

Mi chiamo Lele” gli disse con la mano a mezz’aria che il nuovo venuto si era ben guardato dallo stringere. “Non so chi sei, però sta tranquillo”.

Sono più che tranquillo, io non ho paura, non sai chi sono io!

Non mi importa sapere chi sei e che cosa hai fatto, vieni che ti mostro l’appartamento con vista e ti presento gli inquilini. Questo si chiama Batman, rapinatore a prezzo fisso…

A prezzo fisso?!

E’ un abbonato al carcere. Gira vestito da Batman col pannolone e il ciuccio in bocca, si avvicina alla vittima prescelta, la minaccia con un coltello e gli chiede la somma che in quel momento gli serve, magari i cinque euro per le sigarette. L’ultimo rapinato era un carabiniere in borghese. Gli è andata male”.

Capisco”.

Questi altri due sono Osvaldo e Sberla. Ma come cazzo ti chiamiamo te?

Il conte di Metacristo, ti va? E se non ti piace, va bene lo stesso”.

Allora tu chiamami Lelefaria, ah ah!
* I nomi dei detenuti sono di fantasia  

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