lunedì 4 maggio 2015

Un padre deve sempre aiutare un figlio?

Incontro del 26 febbraio 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Storia di un rapporto tra padre e figlio.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari, Iginia Busisi, Giorgio Cesati Simon P. De Domenico con le persone detenute.

Papà Goriot - Film di Robert Vernay (1944)
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Il tema della paternità prosegue oggi con un'altra toccante testimonianza, nel gruppo del Libroforum. Dopo la consueta lettura del resoconto che ha dato spunto a alcune correzioni, la parola passa a Giorgio che ricapitola in modo emblematico la storia di un rapporto difficile tra padre e figlio. 

L’occasione è una lettera da lui indirizzata al suo primogenito, seguita da altre lettere in cui si dipana il groviglio di incomprensioni, rancori, accuse ma anche di affetti e di sentimenti taciuti. 

Giorgio coinvolge l’uditorio con una voce in cui vibra la commozione “Ho avuto 4 figli nella speranza di avere una figlia, la mia era una famiglia benestante”, racconta, “io ero un medico ospedaliero e lavoravo molto per mantenere una famiglia così numerosa”. 

La storia si sviluppa con l’accenno alle ambizioni della moglie che voleva diventare giudice o avvocato e si era rifiutata categoricamente di seguire i quattro figli maschi nello studio. “Io la scuola con loro non la faccio!“ Aveva decretato. 

Così gli inciampi scolastici se non cadute rovinose avevano arroventato il clima domestico. “Sono riusciti a farsi bocciare tutti e quattro lo stesso anno!” Esclama ancora costernato Giorgio che prosegue con un ritratto caotico del tanto decantato focolare. 

La famiglia si sfasciava, quando rientravo in casa dovevo rimettere ordine” rammenta, raccontando episodi di vita familiare, come la decisione di mandare uno dei figli a fare il pizzaiolo portando tutta la famiglia a consumare la pizza nella pizzeria dove lavorava. 

Poi la commozione fa scemare la voce quando si sofferma a raccontare del suo primogenito amato più degli altri, perché nato prima. Ne descrive le prime affermazioni presso una fiorente azienda commerciale seguite malauguratamente dal tracollo economico a causa della sua decisione di mettersi in proprio. 

Un figlio ritratto come suo rivale, antagonista e ribelle, sin da piccolo. 

Poi segue il racconto drammatico della frattura di otto anni addietro per una richiesta di aiuto. Il figlio domanda molti soldi a Giorgio, per pagare dei grossi debiti.

Giorgio, quasi parlando con se stesso spiega la sua esigenza di conoscere l’ammontare della somma che occorreva: “Io volevo sapere di che cosa avesse bisogno"

Sandro Interviene “O volevi sapere che cosa avesse combinato?” Giorgio soggiunge: “Si è rifiutato di dare spiegazioni” “Per lui un genitore dovrebbe essere disposto a qualsiasi sacrificio” commenta Simone in modo apodittico. 

Giorgio prosegue: "In questi anni gli ho mandato piccoli messaggi, gli ho scritto una lettera per i suoi 50 anni. Ma ormai si era alzato un muro, ho saputo che quando a uno dei miei gemelli chiedevano quanti fratelli fossero, rispondeva: “Tre”, perché lui si era messo fuori dalla famiglia"

Ma la storia presenta altre svolte, perché racconta Giorgio pochi giorni fa, mentre ero a San Remo ricevo una sua lettera in cui mi dice che mi deve parlare a voce. Mi racconta tutti i suoi guai e mi chiede di aiutarlo, di nuovo. Ha bisogno di soldi.

Gli rispondo che devo parlare con mia moglie e mi metto in contatto con il mio fratello manager e con mia moglie, per essere consigliato. Il figlio dopo poco lo incalza: “Papà cosa aspetti a aiutarmi?”. Al rifiuto di Giorgio, si chiude definitivamente il rapporto. 

Iginia fa notare che anche lei se un figlio dovesse chiederle aiuto, dovrebbe interpellare anche gli altri, perché sono anche loro parte interessata, per non creare disuguaglianze. 

Ma Simone risponde che l’equità non consiste nel distribuire in parti uguali, ma nell’aiutare chi è nel bisogno. 

Sandro rivolgendosi a Giorgio dice: “Sento un profondo senso di colpa. Ritieni di avere fatto tutto il possibile?” Giorgio dopo avere riflettuto risponde: “Sento colpa per non essere andato a trovarlo in tutti questi anni.” 

Vladimir parla della sua famiglia, formata da quattro fratelli. Uno di loro sta molto male nel suo paese ma la mamma non vuole riunirsi al fratello che sta per morire, fino a quando gli altri due non escono dal carcere.

Leandro dice, rivolgendosi a Giorgio: “Il comportamento può essere giusto o il contrario, hai rifiutato l’aiuto completo o eri disponibile per un aiuto parziale? C’era l’apertura?”, “Sì", risponde Giorgio, "c’era l’apertura”. 

La lettera scritta da Giorgio muove emozioni forti, un partecipante esce.
Simone fa appello alla legge che impone di aiutare i congiunti, il dovere è morale e civile. Ci si chiede se i rapporti possano determinare un obbligo di aiuto materiale verso l’altro e se ci siano altre strade per salvare una relazione senza dovere sottostare alla normatività e alla obbligatorietà della legge che regola anche gli affetti e i rapporti più intimi. 

L’incontro ha avuto molti altri risvolti interessanti non riportati.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

1 commento:

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