martedì 21 aprile 2015

La crisi del padre

Incontro del 19 febbraio 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

L'evaporazione del padre. Il conflitto con i figli.
Azalen Tomaselli, Leandro Gennari, Iginia Busisi Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.

L'addio di Telemaco e Eucari - Jacques-Louis David (1818)
«I padri latinano, si sono eclissati o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli.Tuttavia, nuovi segnali, sempre più insistenti,giungono dalla società civile, dal mondo della politica e dalla cultura,a rilanciare una inedita e pressante domanda di padre».
(Massimo Recalcati, Il complesso di Telemaco)

Oggi al Libroforum Azalen, Simone, Leandro e Iginia introducono un tema che suscita emozioni e pensieri forti. Lo spunto è dato da una lettera che un vecchio partecipante ha scritto sulla paternità vissuta in carcere (Vedi Lettera di Luca QUI). 

Il tema è quello della paternità.

Naymar dice: "È un argomento che non ho mai voluto affrontare, un argomento massacrante" e racconta di essere stato un buon padre, pronto a giocare come quando si era messo a fare la scimmia per distrarre la sua bambina dolorante per le coliche. La moglie rideva e la piccola no. 

Affiorano sentimenti contrastanti che pescano in vissuti familiari penosi. Ribadisce: "non posso chiedere perdono, perché non ho niente da farmi perdonare". 

Vladimir lo contraddice: "tu come padre nono sei presente, devi chiedere perdono per questo. Io chiedo scusa perché mio figlio non l’ho cresciuto". 

Racconta la sua esperienza triste di orfano mitigata dai bellissimi ricordi del padre che lo ha lasciato prematuramente. “Rimane la cosa più bella che ho avuto. A mio figlio volevo dare un padre, su questo vorrei chiedere scusa.” 

"Adesso lui comincia a capire e mi chiede «perché non vieni a casa?». Per la legge” gli rispondo". 

Nella lettera di Luca, ascoltata dal gruppo in silenzio, si sovrappongono i ruoli di tre generazioni, nonno, padre e figlio. 

Leandro commenta: "l’autore vuole sostituirsi al figlio, interpretato come una debolezza, il figlio può diventare aggressivo, e allo stesso tempo critica se stesso".

Simone soggiunge: "vede delle criticità e delle potenzialità". 

Agostino nota che è negativo rispecchiarsi nei figli. La paternità è un dono. Poi racconta di avere rinunciato a vedere sua figlia per risparmiarle l’angoscia di andare a trovarlo in carcere. Una scelta d’amore perché non si depositi nel suo archivio questo ricordo incancellabile di un luogo come la galera. 

La lettura di un brano tratto dal libro I della Politica di Aristotele, proposto da Simone, interrompe la discussione: 
Guardando al modo in cui le cose nascono dal loro principio, anche in questo campo, come negli altri, si otterranno risultati migliori. Prima di tutto è necessario unire i termini che non possono sussistere separatamente, per esempio la femmina e il maschio in quanto strumenti di generazione (e tali non sono perché se lo propongono, ma perché è naturale per l’uomo come per gli altri animali e piante il mirare a lasciare un qualche altro essere simile a sé), chi è naturalmente disposto al comando e chi è naturalmente disposto ad essere comandato, in quanto la loro unione è ciò per cui entrambi possono sopravvivere, perché chi per le sue qualità intellettuali è in grado di prevedere per natura comanda e per natura è padrone, mentre chi, per le doti inerenti al corpo, è in grado di eseguire deve essere comandato ed è naturalmente schiavo, sicché la stessa cosa è vantaggiosa

Nel breve frammento si spiega come la società umana trovi origine e fondamento nell’aggregazione naturale della famiglia in cui uomo e donna sono complementari nella generazione e nell’educazione dei figli e i servi sono necessari a garantire l’esecuzione dei lavori materiali e gli agi per una vita degna di essere scelta. In questo organismo naturale è importante e vantaggioso che chi è migliore comandi e chi è in grado a eseguire sia comandato.

Aristotele vede nella famiglia una forma di vita politica caratterizzata da gerarchie e ruoli ben distinti. Il tema introdotto da Aristotele di una società in cui esistono persone che hanno una posizione sovraordinata rispetto a altre richiama il problema dell’autorità nel mondo di oggi. 

Simone osserva che nella società ipermoderna l’autorità non è accettata, anche Paolo ribadisce che "non c’è rispetto". La conseguenza, prosegue Simone, è che se il rapporto cambia nella famiglia cambia anche nella società in base a una deriva inarrestabile.

Fa notare inoltre che anche la crisi dei ruoli maschile e femminile, e la nuova società orizzontale hanno contribuito a mettere in crisi la figura del padre. "Ma è un bene o un male?" domanda.

Iginia ampliando il discorso critica il relativismo responsabile di questa mancanza di padri, di persone che incarnino principi e ideali etici e religiosi. 

Giovanni in aggiunta osserva il fenomeno dalla prospettiva delle ultime generazioni, in cui i più deboli diventano oggetto di derisione e di scherno da parte dei compagni. Il comportamento del bullo è una riprova di questo progressivo degrado morale che secondo lui ha raggiunto un punto di non ritorno. Il processo per cui si è persa la capacità di vedere nell’altro un proprio simile. C’è un capovolgimento dell’occhiata, approva Iginia. 

Il tema di essere buoni genitori ritorna con le parole di Agostino il quale ricorda che nell’amore, bisogna amare l’altro, il figlio in se stesso perché i nostri figli non sono oggetti da possedere.

Simone legge un brano di Massimo Recalcati che approfondisce il problema della paternità in un epoca di evaporazione del padre, in cui la Legge è stata totalmente rimessa in discussione e svuotata di valori e di principi trascendenti gli interessi dei singoli. 

Azalen dice che non c’è più un padre in grado di imporre delle regole e di interpretare l’autorità, perché nelle famiglie non c’è nemmeno una distinzione delle varie figure uomo donna, padre e madre, sono specchio di una società orizzontale, che rifiuta il rispetto di principi validi per tutti. Non c’è più traccia del padre di una volta che esprimeva il proprio potere e il proprio prestigio. 

Secondo Leandro, la donna nella società di oggi è riuscita a recuperare un ritardo millenario, e ha conquistato la capacità di prendere decisioni e di partecipare alla organizzazione del lavoro, della ricerca. 

Per Iginia i due problemi sono il relativismo e il diritto di decidere la maternità, e di concepirla come diritto e non come dono. Uomo e donna dovrebbero essere collaboratori e on concorrenti. Le parole di Iginia sono approvate dal gruppo dei partecipanti. 

Simone riprende il tema che in un periodo di tramonto del padre, il bisogno di padre si fa sempre più forte (il complesso di Telemaco), un padre non da contestare o da uccidere simbolicamente per prenderne il posto, ma che sia testimone di una vita in cui la legge non uccida il desiderio. 

Sulla necessità del cambiamento della figura del padre, Simone cita ancora Recalcati:
Da un'intervista a Recalcati tratta da Famiglia Cristiana a cura di Paolo Perazzolo 
l’onda della morte del padre è un’onda che viene da lontano. Essa prende corpo nell’annuncio nicciano relativo alla morte di Dio e conosce nella storia più recente i suoi tornanti fondamentali nelle contestazioni giovanili del 1968 e del 1977. Quest’onda demolisce la figura del padre-padrone, del padre-Dio, del padre che pretende di avere l’ultima parola sul senso della vita, del padre autoritario, del padre del bastone. In questo senso il tempo del pater familias è un tempo strutturalmente esaurito, ma il fatto che quella rappresentazione disciplinare del padre sia definitivamente tramontata non significa affatto fare a meno del padre. In fondo anche nel Nuovo Testamento la parola di Gesù corregge e completa una certa versione inflessibile della paternità che si incarnava nel Dio del Vecchio Testamento, introducendo la figura del padre attraverso il dono, attraverso l’amore più che il bastone


A conclusione dell’Incontro Iginia legge un racconto di Giovannino Guareschi in cui si parla della scoperta del padre da parte di un figlio preadolescente, attraverso la lettura di un suo libro. Il padre in questione è lo stesso autore. Sull’eco di questa lettura arguta e vivace i saluti concludono l’incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia

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