domenica 2 marzo 2014

Romanzo collettivo al sesto secondo

Incontro del 10 febbraio 2013 Milano Casa circondariale San Vittore. 
Scrivere per divertirsi.
Leandro Gennari, Giorgio Cesati Cassin Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.
Milano è sotto una pioggia fitta che ormai non dà tregua, dicono che non c'è mai stato un inverno così piovoso dal 1899. Giorgio Cesati entra e sale al sesto secondo; Simone attende l'arrivo di Leandro Gennari nella piazzetta e dopo qualche minuto insieme a lui raggiunge Giorgio. L'argomento del giorno è il libro collettivo. In un precedente incontro Giorgio a proposto di completare il suo ultimo romanzo: I guardiani della sogliola, con l'aiuto del gruppo del Libroforum. Vedi incontri QUI e QUI. Oggi, alcuni partecipanti mostrano i profili dei personaggi che hanno preparato e che dovrebbero interagire con il protagonista del romanzo. E' una galleria di brevi ritratti che riportiamo:



Lele
Lele è un pensionato. Uno come tanti altri che nella vita, passando gli anni, ha sempre cercato di evitare qualsiasi guaio. Quando divenne padre, a 21 anni, si ripromise di dare alla sua famiglia quello che lui non aveva ricevuto. I suoi genitori, onesti ma poveri avevano  tirati su sette figli con dignità e cercando di assicurare loro l'indispensabile per farsi avanti. Lele con il suo lavoro  è riuscito a acquistare una casa, l'auto e a procurare l'agiatezza economica a sé e alla sua famiglia. Oggi, tutto ciò che ha ottenuto è andato in fumo. Si trova in galera a vivere una situazione per lui nuova, perché non è un delinquente. Divide una cella con tre concellini Obi-Wan, Caimano-Camaleonte e Sberla. Sberla, che dire? E' uno che da quattro mesi lo sconvolge con i suoi modi di fare e di pensare, ma il peggio arriva quando incomincia a parlare. Lì i casi sono due: o gli dà un grammo di serenità o gli comunica agitazione. Nonostante tutto, nel tempo trascorso insieme, tra loro è nata un'amicizia e oggi Lele è orgoglioso di avere un amico come Sberla, sebbene non aspetti che il momento in cui uscirà da San Vittore.
Osvaldo
Osvaldo è un uomo di trent'anni. La sua storia è semplice. Per tutta la sua vita si è preoccupato solo di se stesso. Ma un giorno un brutto problema al cuore gli fa rivedere tutto ciò che è stato. Decide dopo avere guardato la morte in faccia di diventare assistente volontario e di dedicare il resto della sua vita agli altri.
Bartali
Fuori lo chiamavano Bartali, si fa in fretta a associarlo al grande campione di ciclismo che adesso non c'è più. Sì, da questo si capisce che era un ciclista amatoriale. Ma la bicicletta non la vede più, da quando è ospitato in questo vecchio convento, denominato San Vittore. E' alloggiato (per non dire segregato, sono le sue parole) in una cella insieme a tre concellini. Un dirigente d'azienda, un tunisino abbandonato alla sua sorte e un peruviano, dedito ai furti senza scasso, (come gli ha confidato) per non superare i sei o gli otto mesi di condanna. Si direbbe un abitué, alcolizzato e cocainomane, salvato dalla carcerazione e dalla solidarietà di Bartali, da una fine peggiore. Sì, perché l'amicizia tra gli uomini è il grande mistero e lui ha passato tante notti a calmarlo e a infondergli un po' di coraggio. Questo giovane peruviano è figlio di un sistema consumistico, fatto di soldi facili di dubbia provenienza. La sua vita non è stata facile, figlio di un padre alcolizzato, ha iniziato da ragazzo a bere roba pesante, le cattive amicizie lo hanno in seguito condannato a una carriera criminale. Oggi assume valium e pastiglie per l'umore. Già da ragazzino, alle medie, andava a scuola con la Punto rubata la sera prima. I pochi lavori precari erano l'occasione per derubare i clienti di apparecchi stereo e inevitabilmente si concludevano con il licenziamento. La competizione spinge i deboli per non essere da meno a sniffare o alla riga, come dice lui. Questo perverso sistema l'ha portato qui paonazzo, occhi vitrei, gonfio, tremante con la mente annebbiata, incapace di scrivere. Con l'aiuto e la dedizione di Bartali, più anziano di lui, è riuscito a essere più ragionevole. Adesso è in una comunità dove forse potrà diventare un uomo.
Giorgio è soddisfatto degli spunti e dei contributi, ribadisce quanto la scrittura sia un valido strumento terapeutico per evadere dalla monotonia e dallo sconforto. Leandro condivide questa opinione. 

I nuovi partecipanti ascoltano interessati, desiderosi di collaborare alla stesura di questo romanzo collettivo. Simone li incoraggia a proporsi senza timidezza, avvertendoli che la lingua non è un problema, perché sarà in seguito compito di Giorgio fare un lavoro di editing. L'unica regola è scegliere un personaggio che abbia accesso al carcere: agenti, volontari, detenuti, eccetera. Precisa che l'obiettivo è divertirsi e passare qualche momento di allegria insieme.

Rassicurato da queste parole qualcuno racconta episodi e accenna a persone transitate da San Vittore. Si concorda  di optare per delle storie inventate che, del carcere conservino solo il contesto, si valuta persino di ambientare le vicende del libro, in un carcere immaginario. 

Questo non è un libro denuncia” sottolinea Simone, “il registro deve essere ironico e leggero, un modo per divertirsi” ribadisce poi facendo riferimento al progetto di scrittura collettiva già in corso al reparto femminile, “Il Libroforum però non diventerà un corso di scrittura creativa, alla stesura del romanzo dedicheremo a ogni incontro non più di 20 minuti, il resto del tempo sarà a disposizione degli ospiti” precisa, mostrandosi indeciso su che genere di personaggio scegliere: un commissario o un prete?

La discussione offre lo spunto per parlare del personaggio come di un'entità dotata di vita propria e capace di scelte autonome che lo scrittore non può che assecondare. Simone invita a questo punto i presenti a pensare a personaggi con pregi e difetti, con paure e passioni come se fossero delle persone in "carne e ossa". 


Baker prende la parola, descrive il suo Osvaldo, un ragazzo che a seguito di una brutta malattia ha radicalmente cambiato il suo modo di vivere, trasformandosi da egoista in uno che vive per il bene degli altri. Simone domanda allora, se Osvaldo sia realmente cambiato, e se la sua dedizione non sia un egoismo mascherato.

Riflette sul fatto che anche nel mondo del volontariato spesso le persone, sotto la parvenza di prodigarsi per i più bisognosi, perseguono un loro tornaconto, anche simbolico. 

Al di là del personaggio di Osvaldo, l'interesse si sposta sulla necessità di mostrare, con un esempio, come ogni identità presenti un'infinita di sfumature, compito dello scrittore, è quello di saperle cogliere e di offrire una visione più complessa della realtà. La letteratura, l'arte in genere, è inequivocabilmente legata alla vita, anche quando è puro intrattenimento o evasione. 

La caratterizzazione è l'elemento che dà dignità e vita a Bartali, Osvaldo, Lele, Sberla e agli altri personaggi che popoleranno le pagine del romanzo collettivo, per il momento solo progettato, al sesto secondo.

Con queste considerazioni e con l'impegno di collaborare e di realizzare un lavoro comune il gruppo si scioglie in attesa di ritrovarsi il prossimo lunedì.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia 

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