lunedì 21 maggio 2012

Mediazione

Riflessioni di Azalen Tomaselli

Si sa, la nostra Giustizia funziona a scartamento ridotto. La colpa si dà alla proverbiale litigiosità di noi italiani, alle controversie che intasano le aule dei tribunali, alla mole di lavoro che i magistrati devono sostenere, ai tempi siderali dei processi, alla sfiducia..
La mediazione civile sopperisce a questo iperbolico flusso in ingresso di cause portando, la controversia davanti a uno o più professionisti imparziali che assistono le parti nella ricerca di un accordo amichevole e nel trovare soluzioni per la sua composizione.
Il vantaggio che ne consegue sono tempi più rapidi, l’opportunità di mettere fine a discordie che, protraendosi nel tempo, rovinano l’esistenza, inveleniscono gli animi, disgregano il tessuto sociale.




Essa può essere facoltativa, demandata quando è il magistrato a mandare le parti in mediazione, e obbligatoria. Non mi soffermo a spiegare termini che sono di per sé esplicativi.
La materia che abbraccia è ampia e riguarda le successioni ereditarie, le divisioni, i diritti reali, le locazioni, i comodati, il risarcimento danni da responsabilità medica, da diffamazione a mezzo stampa, i contratti assicurativi, bancari, finanziari.
Sicuramente, la mediazione oltre a rappresentare una corsia di sorpasso rispetto alle lungaggini dei normali iter processuali, è un atto di civiltà. Il segnale non indifferente che si può trovare una soluzione, un punto medio in cui ciascuna parte debba rinunciare a qualcosa e debba ottenere qualcosa, in cui si possano incontrare posizioni apparentemente irremovibili. E’ quindi agli antipodi, in senso antropologico, della cultura del più forte, perché ripristina una parità tra le parti. Esistono altri ambiti in cui la mediazione interviene. Sono gli ambiti della mediazione penale in cui l’illecito ha lasciato un segno incancellabile nella
vittima, una domanda senza risposta: perché proprio a me? Perché proprio io?

In questi casi incontrare l’autore del reato può costituire un mezzo per liberare emozioni inespresse, ma soprattutto per dare un volto umano a quel male che ha cambiato irrevocabilmente la nostra vita. La conciliazione ha un valore catartico, soprattutto quando ha reso possibile un riconoscimento delle ragioni di chi quel male lo ha commesso ai danni di una vittima. E’ una strada difficile da percorrere ma può fare intravedere uno spiraglio di luce.

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