sabato 7 marzo 2015

La religione è come una miccia

Incontro del 12 febbraio 2015 Milano Casa circondariale San Vittore. 

Una libera riflessione sulla religione tra credenti e non credenti.
Leandro Gennari, Iginia Busisi Simon Pietro De Domenico con le persone detenute.

La caduta dell'angelo - Marc Chagall (1923-1947)
Oggi al Libroforum partecipano Iginia, Leandro e Simone. L'argomento che ha proposto Leandro è una riflessione sulle religioni. Prende subito la parola Iginia, che introduce l'incontro leggendo le prefazione del libro Triangolo Rosso (Vedi QUI per il testo integrale), di don Paolo Liggeri, uno degli eroi della resistenza italiana. Arrestato dai fascisti nel 1944 per avere aiutato e nascosto persone di religione ebraica, è stato recluso a San Vittore, allora in mano alle SS e, in seguito, deportato nei campi di concentramento di Fossoli, Bolzano, Mauthausen, Gusen e Dachau. 

Triangolo Rosso è il diario della sua tragica esperienza detentiva. Questo ha dato inizio a una discussione sulle religioni e sul potere che esse hanno sulle popolazioni, soprattutto quando diventano religioni di stato.

In particolare due passaggi del testo colpiscono l'uditorio:

Quando gli uomini non hanno una fede soprannaturale, diventano facilmente bestie. Quando gli uomini non credono in una giustizia superiore, infallibile e inappellabile, diventano capaci delle più inaudite nefandità e scelleratezze.

Tutti gli uomini, (…) quando perdono il senso del divino, molto facilmente finiscono con il perdere anche il senso dell'umano: non credendo in Dio, distruggono gli uomini, e, di conseguenza, anche se stessi.

Il “senso del divino” ha provocato una bella e profonda discussione perché è appurato che anche nelle tribù più primitive questo mistero di qualcosa di sconosciuto, potente, superiore emerge nel culto degli antenati e già con evidenti segnali di distinguere tra il fare del bene e il fare del male. Lo stregone è chiamato presso il malato per scacciare gli spiriti maligni. Qui già nasce il potere dello stregone perché parla con forze sconosciute. Potere che via via nel mondo pagano passa ai sacerdoti e agli oracoli. Ma adesso questo potere non è più controllabile? E tornando al senso del divino che non è la religione è innato nel cuore dell’uomo? La domanda rimane sospesa.

Simone invita i partecipanti a interrogarsi sulla relazione tra la perdita del senso del divino e la perdita del senso dell’umano, ma nessuno sembra condividere le parole dell'autore.

Naymar ammette che “l'uomo ha bisogno di fede, ma che la fede non è solo religiosa”. 

Leandro riscontra che è “una posizione troppo escludente”. 

Naymar fa notare che alcune persone di fede sono capaci di commettere delitti atroci, “Loro sono i più fedeli” chiosa, alludendo al terrorismo religioso. 

Alcuni partecipanti invitano a non confondere il senso del divino con la strumentalizzazione che si fa della religione.

Agostino marca una differenza tra fede e dottrina religiosa. E rileva un'incongruenza nelle parole di Liggeri, “Non si può perdere Dio, perché Dio è assoluto”.

L'ateo è senza fede? Simone, prova a proporre una nuova prospettiva: l'ateismo, al contrario dell'agnosticismo ha qualcosa in comune con la religione, la fede, nella non esistenza di Dio. Non mette in dubbio l'esistenza di un'entità superiore, ma quasi dogmaticamente, la nega. Spesso l'ateismo sfocia in posizioni di antiteismo e anticlericalità.

Alcuni partecipanti osservano che molti diventano atei, perché non ricevono aiuto.

Iginia, riprende la lettura di Triangolo Rosso, offrendo un altro spunto di riflessione. Paolo Liggeri scrive: “Qualche buon cristiano si è stupito di non trovare in queste pagine la parola perdono. Io spero che il senso del perdono sia avvertito dal lettore, anche se non espresso esplicitamente da me, che non serbo davvero alcun rancore, ma tanta pietà anche per gli oppressori. La parola “perdono” è troppo grande! Perdonare io? Tutti abbiamo bisogno di perdono.

Le righe sul perdono sono ascoltate da tutti in silenzio e attenzione e ognuno ha tenuto dentro di sé le proprie emozioni

Su questo spunto Leandro prende a parlare della storia del Cristianesimo, la religione del perdono appunto, tiene in mano un corposo manuale di storia delle religioni, racconta che con l'imperatore Costantino, inizia il processo di politicizzazione della religione.

Conclude dicendo “prima le religioni si occupavano solo di cielo, poi sempre più di terra.

Si parla anche di ebraismo, e antisemitismo. Si parla di Islam e di islamofobia, gli interventi sono accesi e si intrecciano, difficile registrarli tutti.

In particolare si scatena una discussione molto vivace tra i partecipanti mussulmani. Agostino confida di avere avuto un padre Imam, ma di avere deciso di affrontare un percorso personale di riflessione religiosa che in questo momento l'ha allontanato dall'Islam. Questa sua scelta gli ha creato molti problemi nella comunità mussulmana. “E’ il motivo per cui sono qui” lascia intendere. 

Racconta che da piccolo sentiva spesso una accanita propaganda anti occidentale. E domanda “Esiste davvero un Islam moderato?”. Insiste sostenendo che il Corano, in alcune sue parti, si discosta notevolmente dai valori di una civiltà laica occidentale. “Come è possibile essere mussulmani a metà?” osserva provocatoriamente, “o si accetta la parola del profeta o non la si accetta.” Poi conclude, sostenendo che l'Isis se non altro porta avanti coerentemente una posizione di jihad offensivo, ci tiene però a precisare che lui condanna apertamente questo movimento terroristico.

Poi rivolgendosi ai partecipanti mussulmani del Libroforum, si diverte a proporre un piccolo test: “Chi di voi prenderebbe il corano senza lavarsi le mani?”, alcuni alzano le mani, Agostino allora bonariamente osserva: “Voi non siete veri mussulmani”.

L'intento di Agostino è chiaramente provocatorio, non propone una religione integralista, ma ritiene sia opportuno riflettere con serenità anche sull'Islam, senza paure e senza tabù. Da queste sue osservazioni, nasce un confronto animato, ma rispettoso, tra Naymar e Agostino.

Alla fine Naymar conclude, “La religione è come una miccia!” e a fare da sfondo musicale a queste parole si sente dal corridoio l'adhan di qualche detenuto che chiama alla preghiera gli altri fedeli.

Agostino fa un breve cenno a Epicuro e al “problema del male”, e un riferimento a Crono che uccide i suoi figli, come avvisaglia quasi simbolica dell'arrivo di una forma di monoteismo patriarcale.

Iginia prende la parola e osserva: “Quello che fa più paura a me più della religione, è il materialismo”. Naymar è d'accordo e fa notare che anche la scuola è colpevole di proporre una società che non sa guardare alla realtà spirituale delle persone.

Questa parentesi sul materialismo però è molto breve perché subito si torna a parlare di religioni e in particolari di Islam, ci si domanda: perché si uccide per religione?

È la paura che fa uccidere, non la religione” osserva Iginia,”, “
È per i soldi che si uccide” afferma un altro partecipante. “È la povertà e il disagio che fa uccidere” conclude Naymar.

Il tempo è agli sgoccioli, i partecipanti, cristiani, mussulmani e agnostici, ringraziano della possibilità che si è concessa loro di parlare di religione, nel rispetto per le posizioni altrui.

I saluti e le strette di mano concludono l'incontro.

* I nomi dei detenuti sono di fantasia


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